Furto di acqua ai danni del Comune di Nardodipace, cade l’aggravante e scatta la prescrizione in appello
La Corte accoglie le argomentazioni dell’avvocato Antonio Carè per due imputati della frazione Cassari
Non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Questa la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro nei confronti di Vincenzo Bruzzese, 48 anni, e Annunziata Franzè, 71 anni, entrambi di Cassari di Nardodipace. Furto aggravato di acqua ai danni del Comune di Nardodipace la contestazione mossa dalla pubblica accusa, rappresentata in primo grado dalla Procura di Vibo Valentia che aveva ottenuto dal locale Tribunale la condanna a 4 mesi e 200 euro di multa a testa. In particolare, gli imputati erano accusati di aver realizzato un allaccio abusivo alla rete idrica comunale, manomettendo la condotta. Difesi dall’avvocato Antonio Carè, la Corte d’Appello ha riformato la sentenza del Tribunale di Vibo dichiarando il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione del reato (risalente al 14 luglio 2015) che era aggravato dall’uso di un mezzo fraudolento per deviare l’acqua e dall’aver agito su cose destinate a pubblico servizio. Confermate le statuizioni civili (risarcimento alla parte civile di 3.420,00 euro deciso in primo grado). L’avvocato Antonio Carè è riuscito ad ottenere declaratoria di improcedibilità per prescrizione nei confronti degli imputati evidenziando dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro che il giudice di primo grado, nel pronunciare sentenza di condanna, aveva ritenuto a carico dei propri assistiti l’aggravante nel reato di furto dalla sola circostanza della violenza sulle cose, “per cui in punto di diritto, ai fini della determinazione del tempo necessario a prescrivere si ha riguardo alla pena stabilita dalla legge per il reato consumato o tentato senza tenere conto della diminuzione per le circostanze attenuanti e dell’aumento per le circostanze aggravanti, non essendoci concorso – ha sostenuto il legale – tra le circostanze speciali con quelle comuni che avrebbero innalzato di molto il tempo per la prescrizione, di fatto invece già maturata”. La Corte ha quindi accolto la tesi dell’avvocato Carè pronunciando sentenza di non doversi procedere nei confronti degli imputati.