mercoledì,Febbraio 5 2025

‘Ndrangheta: la Cassazione lascia in carcere il presunto armiere del clan Maiolo di Acquaro

Rigettato il ricorso del 44enne di Dasà ritenuto dalla Dda l’azionista di massima fiducia della ‘ndrina

‘Ndrangheta: la Cassazione lascia in carcere il presunto armiere del clan Maiolo di Acquaro

Resta in carcere Domenico Fusca, 44 anni, di Dasà, arrestato nel giugno dello scorso anno nell’ambito dell’operazione antimafia denominata Habanero. La quinta sezione penale della Cassazione ha infatti rigettato il suo ricorso (è difeso dall’avvocato Vincenzo Pasqua) confermando la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro che aveva annullato la misura del gip solo per i reati di rapina e porto in luogo pubblico di una pistola. Domenico Fusca resta quindi in carcere per i reati di associazione mafiosa, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da guerra e armi comuni da sparo aggravate dal metodo mafioso. Secondo la Dda di Catanzaro, il 46enne di Dasà farebbe parte del clan Maiolo di Acquaro con il ruolo di armiere della cosca e “azionista di massima fiducia della ‘ndrina”.  Sul suo conto vi sono le dichiarazioni – collimanti per la Cassazione – di diversi collaboratori di giustizia, ad iniziare da Walter Loielo (dell’omonimo clan di Ariola di Gerocarne), che ha riconosciuto Fusca in foto, e Raffaele Moscato (già ai vertici del clan dei Piscopisani), oltre ad un’attività di intercettazione.  

Il profilo di Fusca

Angelo Maiolo

Per la Cassazione, Domenico Fusca va ritenuto “uomo di fiducia del capo del clan, Angelo Maiolo, con il quale ha rapporti diretti, dialoga in ordine alle attività criminali poste in essere dalla cosca e viene incluso dal Maiolo all’interno della sua cerchia più ristretta, assolvendo ai compiti più disparati, oltre al preciso ruolo, individuato dal capo, di detentore e custode delle armi dell’associazione, occultate e modificate dal gruppo”. Domenico Fusca avrebbe quindi messo a disposizione il proprio terreno, per l’approvvigionamento di numerose armi e munizioni (anche da guerra) che, previa rimozione degli imballaggi, venivano controllate, smontate e pulite al fine di essere poi chiuse in alcuni tubi in plastica da interrare ed occultare al fine di agevolare gli interessi della consorteria”. Fusca si sarebbe infine rapportato anche con Giuseppe Taverniti (cugino dei Maiolo) e con Vincenzo Pisano (altro presunto componente del clan), coadiuvando Angelo Maiolo “nello svolgimento di attività imprenditoriali, risultate schermo di attività illecite, prodigandosi ogni qualvolta ritenuto necessario al fine di rafforzare il potere della ‘ndrina, mettendosi a disposizione del Maiolo per i suoi propositi illeciti”.  

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