Il vescovo Attilio Nostro racconta il suo viaggio in Terra Santa: «La guerra la fanno gli stupidi ma se gli intellettuali non parlano restano solo loro»
Il presule della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea ospite di una puntata speciale di Dentro la Notizia, con il direttore di LaC News24 Franco Laratta: «Si investe sempre più in armi e questa è una follia»
Puntata speciale di Dentro la notizia (guarda qui) con una testimonianza esclusiva dalla Terra Santa: oggi il direttore di LaC News24 Franco Laratta ha intervistato Attilio Nostro, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, di ritorno da un viaggio nei luoghi in cui è nato e ha predicato Gesù Cristo.
Un viaggio affrontato in un momento difficile, vissuto tra emozioni intense: «È stato innanzitutto un grande privilegio, mi sono reso conto di essere una persona molto fortunata. Mi è stata data una possibilità preclusa a tanti pellegrini in questo anno (e più) di conflitto. Sentivo come immeritata la mia presenza lì, tra l’altro richiesta dal Ministero del Turismo di Israele. Posso dire che è stata un’esperienza arricchente, in cui ho anche riscoperto il valore dell’ascolto: gli interlocutori erano di alto livello e sarebbe stato ingiusto sprecare quel tempo parlando al posto loro».
Significativo, durante il pellegrinaggio, l’incontro con il cardinale e patriarca Pierbattista Pizzaballa: «Le sue labbra tremavano mentre parlava, tremavano a causa della sofferenza. Lui è a metà tra incudine e martello, in quanto è chiamato ad amare tutti e a farsi carico del dolore dei cristiani di Terra Santa. Questa guerra sta coinvolgendo tutta quella popolazione inerte, che con lo scontro tra stati o gruppi non c’entra niente. Betlemme, ad esempio, si sta spopolando di tutte quelle risorse che ne rendevano viva la chiesa a causa della guerra».
La guerra, dunque, qualcosa di doloroso e distruttivo, ma anche assurdamente ricercato: «I paesi investono sempre più in armamenti e questa è una follia. È un qualcosa che va oltre il dialogo e il conflitto sano di idee, azzera qualsiasi possibilità di confronto. In Terra Santa ci sono decine di migliaia di piccoli orfani senza un accompagnatore: quest’assenza di ricongiungimento creerà un vuoto e una ferita che mai nessuno potrà colmare».
L’appello, dunque, va agli intellettuali e il consiglio è di tenere viva la fede: «Se non si siederanno a parlare gli intellettuali, saremo noi stupidi a parlare e noi stupidi facciamo la guerra. Voglio dire, allora, che dobbiamo far nascere una complicità positiva tra persone che pensano, progettano, sognano e pregano. Ogni pellegrinaggio, in tal senso, rappresenta una ricerca: ricerca di Dio, te stesso e l’altro. Dio rappresenta quella forza invisibile, ma sempre presente: ce dobbiamo servire per cantare anche in mezzo alle macerie e poi ricostruire».