L’articolo delle lucciole di Pasolini rivive a Limbadi a 50 anni dalla sua pubblicazione
Appuntamento sabato 1 febbraio nella sala convegni del Comune. Tra gli interventi quelli dello scrittore Santo Gioffrè e di Antonio Pugliese e Nicola Rombolà che sul tema hanno prodotto un saggio pubblicato nel 2016
A cinquant’anni dalla pubblicazione de “L’articolo delle lucciole” di Pier Paolo Pasolini, in cui denunciava la mutazione antropologica e il genocidio culturale a cui stava andando incontro la società italiana, sabato 1 febbraio, nella sala convegni del Municipio di Limbadi, alle ore 17.30, si terrà l’incontro dal titolo “C’erano una volta le lucciole. La profezia di Pasolini”. Saranno presenti gli autori dell’omonimo saggio pubblicato nel 2016, Antonio Pugliese e Nicola Rombolà, e tra gli altri interverrà lo scrittore Santo Gioffrè.
L’evento rievocherà la ricorrenza dei cinquant’anni della pubblicazione de L’articolo delle lucciole sul Corriere della Sera (il titolo originale recitava “Il vuoto del potere in Italia”), scritto da Pier Paolo Pasolini. Il titolo è quello che Pasolini ha scelto nel volume “Gli scritti corsari” (raccolta degli articoli pubblicati nella testata milanese tra il 1973 e il 1975 ma anche su altre riviste) dove lo scrittore, poeta e regista denuncia la mutazione antropologica che in quegli anni stava attraversando la società italiana con l’entrata in scena della televisione e dell’ideologia dei consumi. Più di otto anni fa, ad agosto del 2016, veniva pubblicato il libro “C’erano una volta le lucciole. La profezia di Pasolini”, scritto a quattro mani. Gli autori, Antonio Pugliese (ordinario di Clinica Medica Veterinaria all’Università di Messina) e Nicola Rombolà (docente di Materie Letterarie negli istituti superiori), ispirati proprio dall’immagine delle lucciole, hanno redatto un saggio in cui si coniugano le conoscenze di carattere scientifico con quelle storico-letterarie. Il testo corredato da una introduzione di Paola Colace Radici (ordinario di Filologia Classica all’Università di Messina) e da una post-fazione del prof Gaetano Bonetta (Direttore dipartimento Scienze filosofiche e Pedagogiche dell’Università degli Studi di Chieti) viene riproposto il giorno in cui ricorre l’anniversario dei cinquant’anni della pubblicazione dell’Articolo delle lucciole, 1 febbraio 1975, anno che segna anche l’anniversario della sua tragica morte (1-2 novembre 1975).
L’incontro è stato organizzato dall’associazione culturale “Mimmo Tripaldi” in collaborazione con le associazioni “Alighistos” e “Le Tarme”. Oltre agli autori Pugliese e Rombolà, si prevedono gli interventi del sindaco di Limbadi Pantaleone Mercuri, della presidente dell’associazione “Mimmo Tripaldi” Aurora Corso. L’incontro, moderato da Vincenzo Varone (giornalista e scrittore), sarà introdotto da Stefano D’Apa (direttore della Biblioteca comunale di Limbadi). A seguire l’intervento dello scrittore Santo Gioffrè con letture e intermezzi curati da Anna Maria Pugliese (presidente dell’associazione culturale “Le Tarme”) e di Antony Greco (compositore e musicista).
«L’analisi sociale e antropologica di Pasolini (che si può leggere non solo ne Gli scritti corsari ma anche in Lettere luterane, postumo), rappresenta uno specchio profetico in cui si identificano i connotati dell’attuale società italiana: inquinamento ambientale, sociale, politico e culturale – spiegano i promotori dell’iniziativa -. Le lucciole di Pasolini si portano dentro una profezia e ci danno la chiave per leggere in profondità il dramma dell’attuale società con la perdita di identità antropologica, umana, culturale di un Paese ormai preda dei nuovi fascismi che sono ancora più subdoli, perché sono entrati nell’anima della gente senza che ne siano consapevoli attraverso la rincorsa al consumismo sfrenato che maschera un totalitarismo pluto-tecnocratico che domina globalmente e di cui l’Italia non è altro che una colonia in vendita, asservita a gruppi di potere finanziario spietati che ne decretano e impongono le scelte di carattere politico, economico e culturale. Pasolini analizzando la società che si andava profilando in quel frangente storico a cavallo tra gli anni Sessanta e i primi del Settanta, aveva compreso il potere che si stava scatenando con l’arrivo della televisione e che avrebbe cambiato volto e anima al popolo italiano, facendolo diventare una massa anonima che poteva essere plasmata a immagine e somiglianza dei nuovi imperi coloniali che si nascondevano dietro il volto e il linguaggio dei politici del tempo, definiti dallo scrittore “maschere funebri”».
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