lunedì,Gennaio 20 2025

«Ho rotto i salvadanai delle mie bambine per curarmi, ma a Vibo è impossibile»: l’appello di una malata di cancro a Occhiuto

La lettera aperta al presidente della Regione rilanciata dall’osservatorio civico Città attiva: «Va sempre peggio, il governatore riporti Battistini qui con una task force che possa supportare chi oggi guida l’Asp»

«Ho rotto i salvadanai delle mie bambine per curarmi, ma a Vibo è impossibile»: l’appello di una malata di cancro a Occhiuto
Una paziente in terapia (foto di repertorio)

Katia C. è una donna coraggiosa che da tre anni combatte contro un tumore. Attraverso l’osservatorio civico Città attiva, ha lanciato un appello accorato al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, denunciando le gravi carenze del sistema sanitario a Vibo Valentia. La sua storia, purtroppo, è solo una delle tante storie di ordinaria disperazione che si vivono quotidianamente nella provincia, dove la salute dei cittadini sembra avere un valore inferiore rispetto ad altre zone. «Caro signor Roberto Occhiuto – scrive la donna nella sua lettera -, le auguro il meglio e spero che l’esperienza che ha avuto la porti a cercare di migliorare la sanità intorno a tutti, soprattutto a Vibo Valentia. Qui si fanno ogni giorno i viaggi della speranza. Per fare radioterapia mi devo sorbire due ore di viaggio all’andata e altrettante al ritorno, un vero e proprio stress in tutti i sensi da anni ormai. Le posso assicurare che anch’io ho temuto di morire. Ho visto l’orrore: in tre anni e più ho sentito dolore fisico e psicologico, ho gridato di dolore prima di arrivare in alcuni dei Pronto soccorsi più organizzati; sono arrivata alla terapia del dolore per andarmene piano piano e soffrire il meno possibile, ma si vede che Dio per il momento non l’ha permesso e sempre Dio mi sta dando la forza di continuare a farmi km per controllarmi e curarmi altrimenti, per l’ospedale di Vibo Valentia in carenza di tutto, sarei già morta».

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«Lei non immagina i sacrifici anche a livello economico che ho fatto e che sto facendo – prosegue la lettera della donna – per poter andare avanti con i controlli e le cure, dovendomi spostare sempre da Vibo. Quando ho scoperto il cancro, sono arrivata a rompere i salvadanai delle mie bambine per potermi permettere i viaggi. Di sicuro non le interesserà questa mia lamentela, anzi credo sia abituato alle lamentele, ma lei ora sa bene dopo l’intervento che ha avuto cosa significa aver paura di morire sapendo di lasciare la famiglia e, nel mio caso, due bambine. La prego faccia qualcosa su Vibo Valentia, dove poche volte ho effettuato piccoli e normali controlli per non andare fuori e mi è stato detto che “non c’era il tempo” per “carenza di personale”, con tanto di prenotazione al Cup, questa è una vergogna. Ora sto facendo terapia per non rischiare il peggio, solo perché sono andata a fare un controllo a pagamento. Ma si può rimandare a casa una persona che ha avuto problemi oncologici e costringerla a pagare? Eppure solo così mi sono accorta in tempo di quest’altro intoppo. Continuo a confidare in lei e mi auguro con tutto il cuore che stia sempre bene. Io sto chiedendo col cuore aiuto per me e per tutti i malati su Vibo Valentia. Per favore, chi può, faccia arrivare questo messaggio».

L’appello di Katia è stato rilanciato da Città attiva, che da due anni ormai, ogni ultimo sabato del mese si riunisce davanti l’ospedale Jazzolino per chiedere una Sanità degna di un Paese civile. L’Osservatorio, tramite i coordinatori, gli avvocati Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo, ha sollecitato un intervento immediato per «supportare la Commissione straordinaria e salvare la sanità vibonese», con l’istituzione di «una task force che veda al suo interno il commissario Battistini, perché possa proseguire il lavoro che aveva intrapreso e la dottoressa Jennifer Chimenti Piscanec, affinché, ascoltando le preghiere di Katia e di tutti coloro che stanno affrontando questa difficilissima battaglia, possa compiere anche qui il miracolo a cui abbiamo assistito a San Marco Argentano con la creazione del percorso oncologico, sostenuto da una nuova radiologia, importante e determinante per i pazienti in generale ed appunto per quelli oncologici». Il richiamo a Antonio Battistini – il generale al vertice dell’Asp di Catanzaro, che guidava anche quella di Vibo prima dell’arrivo della triade commissariale in seguito allo scioglimento per mafia dell’Azienda sanitaria – non è casuale. Già in altre occasioni l’osservatorio civico ha denunciato quelli che definisce quelli attuali come passi indietro rispetto alla sua gestione: «Il percorso che era stato intrapreso è stato bruscamente interrotto e si cominciano a vedere i primi devastanti effetti – ribadiscono da Città attiva – Da qualche mese risultano sospese le prenotazioni per gli screening mammografici; sono attualmente fermi gli avvisi che erano in itinere per contrattualizzare endoscopisti vista la grave carenza di queste figure specialistiche; il reparto di psichiatria è ormai ridotto al pari di un ambulatorio, senza più posti letto, ed invece di essere potenziato, nel piano annuale delle attività 2025 si mantiene il day hospital; per mancanza di personale la medicina d’urgenza e l’obi continuano a rimanere chiusi, e paradossalmente, non si stanno rinnovando i contratti agli oss e al personale infermieristico assunto durante il periodo del Covid, adducendo un “esubero di personale” che si sta rivelando inesistente, del resto era evidente che tutti i reparti, a cominciare dal Pronto Soccorso, fossero in forte sofferenza: è la cronaca di un disastro annunciato, che interessa tutte le strutture sanitarie della Provincia di Vibo Valentia».

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