Campagna olearia 2024-2025: nel Vibonese poco ma buono. Cresce però la produzione al Nord ed è allarme per le importazioni dalla Tunisia
Mentre il Settentrione vola a più 74% di produzione il Sud perde il 32% per la siccità. Intanto la Regione approva il Piano olivicolo da 50 milioni di euro
Tra il 9 e il 16 gennaio di quest’anno, la Camera di commercio di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, a seguito della riunione della Commissione prezzi dell’olio di oliva, ha pubblicato i dati relativi ai prezzi di produzione monitorati nelle tre province di competenza. In particolare, il territorio Vibonese ha mostrato una dinamica interessante dei prezzi all’ingrosso. Durante questo periodo, sono infatti oscillati tra i 5,50 euro e i 6,20 euro per litro, con una media di 5,85 euro per litro. Prezzi giustificati dalla siccità eccessiva dell’estate precedente in cui alte temperature e scarsità di piogge hanno portato gli ulivi ad essere meno carichi di frutti.
Un calo di produttività effettivo che ha inciso significativamente sulla produzione ma non per tutto il comparto italiano. Il nostro Paese, infatti, risulta diviso in due: mentre il Nord Italia viaggia verso un incremento significativo della produzione, attestandosi attorno al 74%, al Sud il calo si attesta a -32% rispetto alla campagna olearia precedente, sebbene la domanda sia in costante aumento. Il rapporto dell’Ente camerale interprovinciale evidenzia come i prezzi siano rimasti tutto sommato stabili per tutte le tipologie di olio, dall’extravergine biologico all’olio di sansa. «L’olio extravergine con acidità ≤ 0,4% si attesta tra i 9.000 e i 9.400 euro per tonnellata – si legge nel documento della Camera di commercio di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia -, mentre quello con acidità fino a 0,8% tra 8.300 e 8.900 euro per tonnellata».
Questi prezzi riflettono l’alta qualità del prodotto vibonese, apprezzato per il suo gusto e le sue proprietà benefiche. «L’olio extravergine biologico e l’olio di Calabria Igp – prodotti di punta del territorio vibonese -, registrano prezzi tra i 9.500 e i 9.700 euro per tonnellata». Anche le categorie standard mostrano prezzi stabili. «L’olio vergine di oliva (acidità ≤ 2%) si attesta tra 7.700 e 8.000 euro per tonnellata».
Il Piano olivicolo regionale da 50 milioni euro
La battaglia per la salvaguardia del settore olivicolo è appena iniziata. Almeno secondo quanto sostiene Coldiretti che appoggia il Piano olivicolo regionale da 50 milioni di euro, recentemente approvato alla Cittadella. Per la Confederazione nazionale dei coltivatori diretti, la decisione della Regione verte a «migliorare la produzione e a valorizzare una filiera che si distingue» per la qualità del prodotto, «concentrando gli sforzi su potatura, meccanizzazione, raccolta e risparmio idrico». In Calabria, ricorda Coldiretti «c’è un patrimonio di biodiversità importante con oltre 100 varietà di olive coltivate dal Pollino allo Stretto, per un totale di 25 milioni di piante, che insistono sul 24% della superficie agricola utilizzata e circa 70mila aziende, comprese quelle per autoconsumo (dati Istat), ed oltre 160mila ettari di cui 13mila dichiarati Igp. Una vera e propria ricchezza dalla quale si produce olio extravergine (3 Dop e 1 Igp), oltre a decine di produzioni a km zero legate ai territori, con una risorsa di profumi e sapori che compete e vuole farlo sempre di più autorevolmente sul mercato».
Ma non è tutto olio nostrano quello che luccica sul mercato
«In questo momento – denunciano Coldiretti e Unaprol -, c’è un’invasione di olio tunisino a prezzi stracciati alimenta il rischio di speculazioni ai danni dei produttori e si rende necessario alzare la guardia contro il pericolo frodi», in riferimento al fatto che l’Italia è diventato il principale importatore di prodotto dalla Tunisia, «con ben 1/3 del totale giunto nel nostro Paese nei primi due mesi di campagna olivicola, proprio in concomitanza con l’arrivo dell’olio nuovo nazionale». L’olio tunisino, spiegano Coldiretti e Unaprol, «viene venduto oggi sotto i 5 euro al litro, con una pressione al ribasso sulle quotazioni di quello italiano che punta a costringere gli olivicoltori nazionali a svendere il proprio al di sotto dei costi di produzione». Una concorrenza sleale per «l’alta qualità del prodotto Made in Italy», sostengono, e per il fatto che nel Paese africano «non vigono le stesse regole in materia di utilizzo di pesticidi e di rispetto delle norme sul lavoro come nell’Unione europea. «Favorire le importazioni dalla Tunisia – hanno poi aggiunto – è anche l’accordo stipulato dall’Ue che prevede l’importazione annuale, nel periodo 1° gennaio-31 dicembre, di 56.700 tonnellate di oli vergini d’oliva, nella cui categoria merceologica sono compresi olio extravergine d’oliva, olio vergine d’oliva e olio lampante, senza applicazione di dazi doganali».
Come tutelare il mercato secondo Coldiretti
Per tutelare gli olivicoltori, secondo l’organizzazione agricola italiana, «occorre almeno rivedere il periodo di applicazione dell’accordo tra Ue e Tunisia, restringendolo al periodo 1° aprile-30 settembre, ed evitando così che l’olio magrebino arrivi proprio in concomitanza di quello nuovo nazionale». L’olio straniero low cost «alimenta peraltro anche il rischio frodi – hanno aggiunto poi Coldiretti e Unaprol -, con il prodotto estero spacciato per italiano». Da qui la richiesta della «istituzione di un sistema telematico di registrazione e tracciabilità unico a livello europeo per proteggere l’olio extravergine d’oliva e garantire trasparenza lungo tutta la filiera produttiva». Su questo Coldiretti ha già sollecitato formalmente il ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare.