Vibo, il sindaco incontra gli oss e infermieri “licenziati”: «La nostra sanità ha bisogno di serietà, la politica agisca senza divisioni»
Romeo accoglie a Palazzo Luigi Razza i precari dell'Asp che non si sono visti rinnovare i contratti a causa di un esubero di personale che in realtà non esiste: «Siamo al loro fianco in questa battaglia»
Il sindaco di Vibo Valentia, Enzo Romeo, ha accolto questa mattina in Municipio i precari dell’Azienda sanitaria provinciale che stanno conducendo una determinata vertenza per vedersi riconosciuti i loro diritti. Da parte del primo cittadino, a nome dell’intero esecutivo e della maggioranza di Palazzo Luigi Razza, è stata espressa solidarietà e vicinanza ai lavoratori. Si tratta in particolare di poco meno di trenta tra infermieri e oss che, in servizio dal periodo della pandemia, il 31 dicembre scorso non si sono visti prorogare i contratti, rimanendo così a casa. Un mancato rinnovo dovuto a presunti esuberi che però non esistono, come hanno verificato la stessa Asp di Vibo e Regione Calabria nel corso di tavolo tecnico tenutosi ieri in Cittadella a Catanzaro.
«Ho voluto fare presente a tutti loro – è il commento del primo cittadino – che in questa battaglia avranno il Comune di Vibo Valentia dalla loro parte. In qualità di sindaco mi sento di parlare a nome di tutta la cittadinanza quando dico che questo territorio ha bisogno di impegno e serietà, politica e istituzionale, per migliorare la situazione difficilissima del comparto sanitario. Purtroppo non posso non evidenziare come, in alcune occasioni, si scambi una battaglia che deve essere unitaria per un terreno di confronto-scontro e di contrapposizioni politiche. Noi respingiamo questo approccio, e siamo invece determinati, insieme a tutte le rappresentanze istituzionali del territorio che vorranno farne parte, a far valere le ragioni del buon senso e della buona politica, che possano portare a riconoscere il grande apporto che questi operatori hanno dato alla causa della sanità vibonese fino ad oggi, per far sì che il loro diritto a lavorare non venga calpestato».