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Operazione Black money contro il clan Mancuso: quattro condanne in appello e tre prescrizioni

I giudici di secondo grado si sono pronunciati nei confronti di sette imputati dopo un precedente annullamento con rinvio ad opera della Cassazione. Il blitz era scattato nel marzo del 2013

Operazione Black money contro il clan Mancuso: quattro condanne in appello e tre prescrizioni
Giovanni D’Aloi

Sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro per sette imputati coinvolti nell’operazione antimafia denominata “Black money” contro il clan Mancuso scattata nel marzo del 2013. Il verdetto arriva dopo un precedente annullamento con rinvio ad opera della Cassazione della precedente sentenza di secondo grado. La Corte d’Appello di Catanzaro ha quindi così rideterminato le pene: 8 anni e 6 mesi di reclusione per Giovanni D’Aloi (cl ’66), di Nicotera, ma residente a San Calogero, che nel precedente giudizio di secondo grado era stato condannato in appello a 8 anni, 6 mesi e 20 giorni (per lui ha retto l’accusa di associazione mafiosa); 2 anni e 10 mesi per Antonio Pantano (cl ‘57), nativo di San Calogero ma residente a Santa Maria di Ricadi, condannato per reati legati alle armi ma assolto dall’accusa di associazione mafiosa; 2 anni e duemila euro di multa per Antonio Cuturello (cl ’90), di Nicotera, condannato in precedenza a 5 anni e 6 mesi (ha retto la responsabilità per reati legati alle armi, mentre è stato assolto dal reato di associazione mafiosa); 4 anni per Orazio Cicerone (cl ’73), di Limbadi, che nel precedente giudizio d’appello era stato condannato a 5 anni e 4 mesi. Infine, la Corte d’Appello ha dichiarato il non doversi procedere in quanto la contestazione (associazione a delinquere semplice) è stata dichiarata estinta per intervenuta prescrizione nei confronti dei seguenti imputati: Ercole Palasciano (cl ’61), commercialista di Catanzaro (condannato in appello a un anno e 4 mesi); Francesco L’Abbate (cl ’76), avvocato di Reggio Calabria, che era stato condannato nel precedente giudizio d’appello a 6 mesi; Domenico Musarella (cl ’75) di Campo Calabro, che era stato condannato a 6 mesi nel precedente secondo grado di giudizio poi annullato dalla Cassazione.

Le parti civili

La Corte d’Appello di Catanzaro (presidente Alessandro Bravin, giudici Assunta Maiore e Elvezia Cordasco) ha poi condannato l’imputato Orazio Cicerone alla rifusione delle spese sostenute nel secondo grado di giudizio dalle parti civili rappresentate dall’avvocato Lia Staropoli, vale a dire i testimoni di giustizia di Briatico Maria Concetta Grasso, Domenico Grasso e i coniugi Giuseppe Grasso e Francesca Franzè, nonché dall’avvocato Claudia Conidi per Domenico Polito di Rombiolo.

I difensori e l’operazione

Nutrito il collegio di difesa: Giovanni D’Aloi era difeso dagli avvocati Giangregorio De Pascalis e Francesco Muscia; Antonio Cuturello dall’avvocato Giuseppe Cosentino; Antonio Pantano dall’avvocato Francesco Muzzopappa; Orazio Cicerone dagli avvocati Michelangelo Miceli e Alfredo Gaito; Ercole Palasciano dagli avvocati Francesco Gambardella e Franco Coppi; Domenico Musarella dagli avvocati Francesco Gambardella e Franco Coppi; Francesco L’Abbate dagli avvocati Aldo L’abate e Massimo Krough.
L’operazione “Black money” era scattata nel marzo del 2013 con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Nel troncone ordinario celebrato a Vibo Valentia non aveva retto l’accusa di associazione mafiosa a carico dei vertici del clan Mancuso, mentre altre assoluzioni definitive (in quanto non appellate in Cassazione) si erano registrate anche in Appello nel troncone dell’abbreviato.

In particolare, il 22 giugno 2021 la Cassazione aveva reso definitive le seguenti condanne: 5 anni Antonio Mancuso per il solo reato di estorsione (a fronte di una richiesta di pena in primo grado avanzata dal pm Marisa Manzini pari a 27 anni di reclusione); 9 anni Giovanni Mancuso per il reato di usura (l’accusa in primo grado aveva chiesto per lui 29 anni di reclusione, così come in appello); 7 anni e 8 mesi per Agostino Papaianni (l’accusa in appello aveva chiesto per lui 23 anni e 8 mesi); 7 anni Gaetano Muscia (così come in primo grado), 5 anni e 6 mesi Antonio Prestia (così come in primo grado). In Black money è stato invece assolto in via definitiva Pantaleone Mancuso, alias Scarpuni” (laddove il pm in primo grado aveva chiesto 26 anni e 6 mesi di reclusione e 18 in appello). Sia la Corte d’Appello (con sentenza del 12 novembre del 2019), sia in precedenza la sentenza di primo grado del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, avevano ribadito il totale vuoto probatorio dell’accusa in ordine al reato di associazione mafiosa.

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