Tradizioni, riti e pietà popolare al centro della presentazione del libro di Giuseppina Prostamo a Mileto
L’appuntamento si è tenuto nella Casa della cultura gestita dall’Accademia Milesia. Il relatore Muzzopappa: «È un’espressione privilegiata di fede»
Pomeriggio di cultura a Mileto in occasione della presentazione del libro “La pietà popolare. Risorsa per una nuova evangelizzazione” di Giuseppina Prostamo. Il volume, edito Marzia Carocci, è stato illustrato nell’ambito di una iniziativa letteraria nella Casa della cultura di Mileto gestita dall’Accademia Milesia. A relazionare sul libro della scrittrice originaria di Briatico, il docente e giornalista Sergio Muzzopappa. Il pomeriggio si è aperto con i saluti del sindaco di Mileto Fortunato Salvatore Giordano mentre a moderare è stato il giornalista Vincenzo Varone. L’evento è stato realizzato anche in sinergia con la Pro loco».
La pietà popolare
«Il testo – ha dichiarato nel suo intervento il relatore – si divide essenzialmente in due parti: una prima sezione sulla pietà popolare così come riconosciuta dal Magistero della Chiesa ed espressa nei documenti degli ultimi Pontefici da Paolo VI a Papa Francesco, la seconda parte introspettiva piena di sentimenti ed emozioni». Sergio Muzzopappa, dopo aver esposto, anche grazie ai suoi lavori storici, il ruolo e il ‘percorso’ della pietà popolare nelle nostre comunità e la rilevanza che riveste come strumento privilegiato per l’evangelizzazione delle nuove generazioni, alla luce delle disposizioni ecclesiastiche, si è soffermato sugli studi proposti nel testo da mons. Gianfranco Ravasi e mons. Ignazio Schinella.
«La pietà popolare costituisce – ha affermato Muzzopappa citando Ignazio Schinella – quella “teologia del contesto” di cui oggi tanto si parla». Rappresenta «un vero e proprio testo di teologia ecclesiologica che non bisognerebbe trascurare, ma studiare come si studiano i manuali teologici di una certa epoca». Pertanto, secondo il docente, «ogni espressione della Pietà popolare è frutto della peculiarità di quella determinata comunità non chiusa in sé stessa ma dinamica perché la fede, i riti, la pietà, si trasferiscono alle nuove generazioni come popolo in uscita. Pietà popolare, dunque, come espressione privilegiata di fede».
L’autrice Giuseppina Prostamo, sollecitata attraverso domande dal relatore, ha parlato dell’origine del suo lavoro soffermandosi in particolare sulla seconda parte del testo, quella introspettiva spiegando agli intervenuti all’evento, attenti e interessati, il perché di questa impostazione del libro. Servendosi di episodi personali, la scrittrice ha voluto condividere questa scelta dettata dal coraggio di scrivere aspetti intimi della propria vita, letti e interpretati alla luce della propria esperienza di fede.
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