Stop agli screening mammografici, l’Osservatorio civico Vibo scrive all’Asp: «S’intervenga. Salute a rischio»
Gli avvocati Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo nella loro missiva denunciano la violazione dei Livelli essenziali di assistenza e assicurano: «Pronti ad agire per le vie legali»
L’Osservatorio civico Città attiva di Vibo, rappresentato dagli avvocati Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo, ha inviato una lettera ai commissari dell’Asp in cui denuncia «l’interruzione del servizio di screening mammografico» che «viola i Livelli essenziali di assistenza (Lea) e mette a rischio la salute pubblica». Quanto evidenziano i tre avvocati vibonesi, è stato inoltrato anche al direttore sanitario aziendale Salvatore Braghò, al responsabile organizzativo del Centro di screening oncologici Antonino Morabito Loprete e, per conoscenza, anche al primario della Struttura complessa di Radiologia, Francesco Loria. Le «referenti dell’Osservatorio – si legge nel documento – intendono farsi portavoce del grave disagio provocato agli utenti a causa dell’interruzione del servizio di prenotazione dello screening mammografico».
Primerano, Guzzo e Grillo chiedono «che l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, in persona della commissione straordinaria, si attivi immediatamente e comunque entro e non oltre 15 giorni dal ricevimento della presente, al fine di risolvere la grave problematica evidenziata, riattivando il programma di screening mammografico. In mancanza di sollecito riscontro – proseguono i tre avvocati nella loro nota -, ci vedremo costrette, nostro malgrado, a segnalare la grave situazione all’assessorato regionale, al garante regionale della Salute, al presidente della Regione Calabria, al ministro degli Interni e al ministro della Salute, nonché alla Prefettura, alla Questura e alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, al fine di individuare eventuali responsabilità nella gestione del servizio, ai sensi dell’art. 331 del Codice penale».
Nella missiva, gli avvocati sottolineano inoltre come «i Lea prevedono il programma di screening mammografico per la prevenzione dei tumori della mammella. Pertanto, (con delibera n. 268/CS del 20 febbraio 2024) l’Asp di Vibo prevedeva l’esecuzione di 30 mammografie a settimana. Diversi cittadini – hanno evidenziato nel documento – ci hanno segnalato di essersi rivolti di recente all’Ufficio screening oncologici e di non aver potuto effettuare la prenotazione dello screening mammografico. Dopo le varie segnalazioni ervenute, ci siamo recati personalmente per verificare la veridicità di quanto ci veniva riferito e, in data 21 novembre ci recavamo una prima volta presso l’Ufficio screening, dove, effettivamente ci veniva confermato che non era possibile effettuare la prenotazione di uno screening mammografico, perché non avevano ancora a disposizione i calendari 2025, sollecitandoci a tornare i primi giorni del mese di dicembre. Il 5 dicembre – hanno aggiunto -, andavamo a verificare se effettivamente il servizio era stato ripristinato e ci veniva riferita la stessa situazione, invitandoci a ripassare dopo il 16/20 dicembre».
Primerano, Guzzo e Grillo poi nella loro missiva, riportano ancora: «Con delibera (n. 1847/CS) del 25 ottobre 2023, (in ottemperanza a quanto prescritto nel Dca 217/2023) veniva redatto dall’Asp di Vibo Valentia il Piano di sviluppo dei servizi sanitari, nel quale, nella parte relativa agli indicatori core per area di assistenza, relativamente all’area prevenzione, veniva chiaramente evidenziato il mancato raggiungimento dell’indicatore P15C: Proporzione di persone che hanno effettuato test di screening di primo livello, in un programma organizzato, per mammella, per cervice uterina e per colon retto. Si rendeva quindi urgente e necessario implementare i servizi, difatti si legge testualmente: “I bisogni assistenziali e socioassistenziali dell’Asp di Vibo impongono la ricerca di una risposta in termini di maggior offerta ed innovazione strategica di tipo preventivo”. A tal fine veniva previsto un budget di 300mila euro per l’anno 2023, di 200mila euro per il 2024 e stessa cifra per il 2025».
Inoltre, «nel Piano annuale delle attività anno 2025, pubblicato di recente, viene richiamato il Programma screening oncologici 2024/2026: basato per lo screening mammografico su una popolazione target di 10.917 abitanti per l’anno 2025, per lo screening colon retto su una popolazione target di 21.068 abitanti e per lo screening citologico su una popolazione target di 13.465 abitanti. I programmi di screening – hanno sottolineato i tre avvocati – si sono dimostrati efficaci nel cambiare la storia naturale dei tumori della mammella, della cervice uterina e del colon retto. In alcuni casi, lo screening riesce a evitare l’insorgenza del tumore, in altri può salvare la vita. Appare del tutto evidente – hanno poi concluso – che l’interruzione del programma di screening mammografico che, come detto, rientra nei Lea, sia da considerare di una gravità inaudita, e quindi non può essere in alcun modo tollerata, né giustificata, anche in considerazione del fatto che le condotte, in tale situazione, possono configurare gli estremi del reato di interruzione di un servizio pubblico o di pubblica necessità».