Camere di commercio, secco “no” all’accorpamento: «Danneggia le imprese» – Video
La posizione dei tre presidenti degli Enti camerali di Catanzaro, Crotone e Vibo sostenuta dal mondo politico sindacale. La Cgil: «Fare quadrato per una nuova stagione di cooperazione istituzionale»
di Rossella Galati
I presidenti delle Camere di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia – rispettivamente Daniele Rossi, Alfio Pugliese, Sebastiano Caffo – si mobilitano per richiamare l’attenzione sulle conseguenze della riforma camerale introdotta dal D.lgs 219/2016 e dai successivi decreti di razionalizzazione e accorpamento e sugli effetti che il processo di accorpamento avrà sull’autonomia funzionale delle Camere di commercio interessate. All’incontro, che ha avuto luogo a Catanzaro, nella sala consiliare della Provincia, hanno preso parte anche esponenti del mondo politico-sindacale – con i prima linea i presidenti di Provincia -, delle professioni e delle associazioni di categoria, tutti concordi nel segnalare i rischi per il sistema camerale conseguenti al decreto. «Tutte le Camere di commercio, grandi o piccole che siano, hanno pari dignità e quindi il diritto/dovere di esistere in autonomia» hanno dichiarato congiuntamente i presidenti Rossi, Pugliese e Caffo, aggiungendo «l’accorpamento prospettato, lungi dal determinare riduzione di costi e maggiore efficienza, rischia di vanificare quanto di buono il sistema camerale restituisce, in termini di servizi e assistenza, a ciascun territorio, ancora oggi condizionato da una difficile logistica e da un livello di digitalizzazione delle imprese assolutamente insufficiente. Appare più logico – hanno concluso – attivare forme di collaborazione per la realizzazione di servizi congiunti in convenzione e valorizzare il ruolo di coordinamento dell’Unione regionale soprattutto per le azioni strategiche di più ampio respiro». In sostanza, le Camere di Commercio calabresi interessate dalla riforma di accorpamento chiedono che sia posta attenzione sulle conseguenze dannose che tale processo riverserebbe sui territori e sul loro tessuto economico – produttivo, nonché sulle ripercussioni negative nei confronti delle imprese, delle associazioni di categoria e di tutte le istituzioni legate al sistema camerale al fine di salvaguardare lo stesso sistema, definito un modello di efficienza della pubblica amministrazione.
Contraria alle prospettive di accorpamento si è detta anche la Cgil, attraverso un commento del segretario Area vasta Raffaele Mammoliti. «L’incontro di Catanzaro – ha riferito a margine della riunione – ha ricoperto una grande importanza, dal valore strategico in questo preciso momento storico di depressione del sistema economico calabrese. Ho sollecitato i presidenti delle Province interessate a convocare apposite riunioni allo scopo di innescare e attivare un inedito lavoro comune per difendere, compatti, gli interessi dei rispettivi territori senza chiusura campanilistiche, ma semplicemente provando a cogliere le tante opportunità che l’area centrale della Calabria possiede secondo una linea di sistema. Siamo di fronte a una scelta assolutamente sbagliata del precedente governo, che potrebbe avere effetti deleteri soprattutto per i territori di Crotone e Vibo Valentia. Ma abbiamo, al tempo stesso, anche una grande opportunità: fare quadrato con Catanzaro e dare avvio a una nuova stagione di cooperazione territoriale, in uno scenario nuovo caratterizzato da una vera cultura della cooperazione fra i tre Enti dell’area centrale della Calabria». Quindi la proposta: «tutte le forze politiche che a breve si contenderanno il governo della Regione, accompagnino l’opzione strategica appena proposta assumendo l’impegno di delegare dalla Regione agli Enti locali e intermedi la gestione di materie strategiche in chiave economica e di sviluppo, visto che gli enti locali rivestono un carattere di prossimità con i cittadini, i lavoratori e le stesse imprese. In questa direzione, si potrebbe cominciare proprio con il rafforzare il ruolo delle Camere di commercio secondo una idea innovativa nello scenario economico territoriale».