‘Ndrangheta: ripreso a Vibo il processo “Black money” contro il clan Mancuso
Era stato sospeso in mattinata per delle scosse di terremoto avvertite nel carcere de L’Aquila dove stava seguendo il dibattimento l’imputato Pantaleone Mancuso
E’ ripreso alle ore 15,30, come programmato, il processo “Black money” contro il clan Mancuso in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, sospeso stamattina per via di alcune violente scosse di terremoto che hanno interessato pure il carcere de L’Aquila dove stava seguendo il dibattimento, collegato in video-conferenza, l’imputato Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”.
Ad essere interrotta è stata l’arringa difensiva dell’avvocato Giuseppe Di Renzo che assiste l’imputato Giovanni Mancuso (in foto a sinistra), nei confronti del quale il pm Marisa Manzini ha chiesto la condanna più alta: 29 anni di reclusione. Prima di essere interrotto, il legale nel corso della sua discussione aveva parlato di “follia giuridica da parte della pubblica accusa per aver contestato il reato di estorsione” a Giovanni Mancuso quale frutto di una praticata usura “senza però contestare il reato di usura”. Aspetti tecnici e giuridici sui quali si dovrà pronunciare il Collegio all’atto dell’emanazione della sentenza. L’intervento dell’avvocato Di Renzo si concluderà nella giornata di domani.
Nel pomeriggio, invece, si è registrata l’arringa difensiva dell’avvocato Gianfranco Giunta che difende Nicola Angelo Castagna, di Jonadi, nei cui confronti la pubblica accusa ha chiesto 3 anni di reclusione per il reato di intestazione fittizia di beni (nel caso di specie una società attiva nell’organizzazione di concerti ed eventi). Il legale ha sostenuto l’assenza di elementi di prova per ricondurre tale società al clan Mancuso e quindi ha concluso chiedendo l’assoluzione per il proprio assistito.
Ieri era stata invece la volta dei difensori di Pantaleone Mancuso (in foto a sinistra), alias “Scarpuni”, ovvero gli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Calabrese che hanno evidenziato tutte quelle che, a loro avviso, sono le carenze di un’indagine che per buona parte non ha retto al vaglio dei giudici di merito nel parallelo troncone celebrato con rito abbreviato.
Anche l’avvocato Patrizio Cuppari, difensore di Leonardo Cuppari (detenuto) ha dal canto suo ieri rimarcato alcune assoluzioni “eccellenti” registrate in appello nel processo “Black money” celebrato con rito abbreviato, come quella di Giuseppe Raguseo, originario di Rosarno (cl. ’78, genero del boss Cosmo Michele Mancuso), condannato a 5 anni e 6 mesi in primo grado (verdetto non appellato in Cassazione e quindi definitivo), che non potranno non pesare nel processo in corso con rito ordinario dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia.
Leonardo Cuppari (in foto a sinistra), infatti, risponde del reato di associazione mafiosa in concorso con diversi originari indagati che sono stati poi assolti in abbreviato, alcuni in primo grado e con sentenza non appellata dal pm Marisa Manzini e quindi divenuta definitiva (Antonio Mamone, Bruno Marano, Gabriele Bombai e Salvatore Accorinti nei cui confronti il pm aveva chiesto 5 anni di reclusione a testa), altri assolti in appello come Antonio Maccarone Nunzio Manuel Callà e Domenico De Lorenzo (già assolti pure in primo grado), e Mario De Rito, Antonio Campisi, Antonino Scrugli che in primo grado erano stati condannati.
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