A Gerocarne gli studenti portano sul palco le voci delle donne che si sono ribellate alla ‘ndrangheta
Partendo dal libro del magistrato Manzini, “Fai silenzio ‘ca parrasti assai”, gli allievi dell’Istituto comprensivo Acquaro-Soriano hanno rappresentato in chiave di monologo o di intervista la storia di molte ribelli
La palestra comunale di Gerocarne ha ospitato nei giorni scorsi l’evento dal titolo “Fai silenzio ‘ca parrasti assai”. Si è trattato di un coinvolgente spettacolo con protagonisti gli allievi della scuola secondaria frequentati i plessi di Gerocarne, Sorianello e Soriano afferenti all’Istituto comprensivo Acquaro-Soriano guidato dal dirigente Francesco Vinci. L’incontro, come spiegato dalla docente coordinatrice del progetto Angela Varì ha rappresentato un tassello significativo nel percorso di formazione dei ragazzi. Il ruolo della scuola, che punta a promuovere la parità e contrastare ogni forma di violenza, è stato fondamentale.
Il progetto
«In occasione della celebrazione della giornata internazionale dedicata alla lotta contro la violenza di genere – spiega la docente Varì – l’Istituto, da tre anni ormai, realizza un ambizioso progetto di informazione, di sensibilizzazione e di ricerca, finalizzato all’approfondimento degli aspetti riguardanti l’impatto psico-sociale della violenza come fenomeno culturale da contrastare. Tutti gli alunni delle classi interessate sono stati coinvolti in un piano di lavoro unitario e interdisciplinare che ha loro permesso di interpretare e interiorizzare i concetti di diseguaglianza e di violenza di genere, maturando atteggiamenti più responsabili e giudiziosi». Così, «partendo dalle radici culturali e storico-letterarie del fenomeno, hanno potuto meglio comprendere le radici della violenza attraverso una rilettura del presente. Per quest’ultimo appuntamento ormai consueto, ci si è soffermati sulla condizione della donna nella società della mentalità e della subcultura mafiosa».
Il titolo dell’appuntamento realizzato nel piccolo centro del vibonese è ispirato al libro di Marisa Manzino, pubblico ministero nel processo a un boss della ‘Ndrangheta calabrese. «I nostri studenti – riferisce la professoressa – testimoniano il loro impegno nel contribuire alla trasformazione di una cultura che nega la libertà di autodeterminarsi. Il percorso intrapreso, infatti, ha stimolato molti interrogativi la cui unica soluzione è parsa, ai nostri giovani, un cambiamento concreto della mentalità di tutti: uomini e donne adulti. Noi docenti – scandisce – rimarchiamo con forza l’importanza di un’educazione ai sentimenti e all’affettività dei piccoli che consenta una destrutturazione dei modelli di uomini violenti e fragilissimi, che percepiscono la volontà di emancipazione della donna come un attentato alle radici profonde della loro identità di maschi forti e potenti».
Il lavoro di prevenzione della scuola assume grande rilevanza per sciogliere convinzioni, e una “normalità” pericolosa e mortifera: «Le nostre studentesse e i nostri studenti hanno rappresentato in chiave di monologo o di intervista a più voci la storia di molte donne che considerano delle eroine, delle ribelli capaci di contestare e contrastare la mentalità schiavista dei mafiosi. Delle martiri d’amore, delle sovversive, delle donne coraggiose che hanno scelto di stare dalla parte del bene: quella dello Stato», sottolinea la coordinatrice Varì.
Gli ospiti
Oltre ai rappresentanti delle tre amministrazioni comunali di Gerocarne, Sorianello e Soriano, intervenuti a conclusione della manifestazione per esprimere gratitudine al lavoro di prevenzione svolto dai docenti, ospite Maria Joel Conocchiella presente in rappresentanza dell’associazione Libera Vibo Valentia che ha elogiato i ragazzi «invitando sul palco i piccoli protagonisti ed esortando i docenti a “portare lo spettacolo nelle piazze”». Presenti anche rappresentanti della Polizia di Stato e Arma dei carabinieri.
Partecipazione entusiasta quella delle due collaboratrici del dirigente Vinci, la maestra Assunta Durante e professoressa Maria Stella Caliò. «Certamente- conclude la docente Varì – tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, palare è considerata ancora la più sovversiva. È col silenzio e nel silenzio che la donna scompare. Una donna che parla è un gran problema. Ma resta viva, nella carne e nella memoria di chi dà un senso alla sua vita, al suo sacrificio».