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Per i diabetici a Vibo non ci sono soldi, l’Asp taglia i misuratori di glicemia. Parla il “paziente zero” della protesta: «Sono presidi salvavita, e ora?»

Nonostante nel Vibonese questa patologia cronica sia tra le più diffuse, è stata annunciata una stretta anche sui microinfusori di insulina. Nanni Naselli fronteggia questa malattia dal 2014: «Inammissibile quello che sta accadendo, far rumore è un dovere»

Per i diabetici a Vibo non ci sono soldi, l’Asp taglia i misuratori di glicemia. Parla il “paziente zero” della protesta: «Sono presidi salvavita, e ora?»

Quando le percentuali della statistica si traducono in numeri reali e questi, a loro volta, in persone fisiche, con storie, disagi, denunce, ecco che la complessità della situazione si svela anche a un bambino. È questo il caso dei pazienti affetti da diabete. In Calabria, regione che detiene il triste primato nazionale con l’8,5% della popolazione colpita dalla malattia cronica del sangue, la provincia di Vibo Valentia è la prima della classifica nera. Dati che, tradotti, significano oltre 162mila persone coinvolte. Un numero preoccupante e un fenomeno dilagante, specie tra i giovani, che nel giro di un anno ha visto incrementarsi di circa 32mila nuovi pazienti. Scoprire di esserne affetti, per chi lo vive sulla propria pelle, «è una condanna quotidiana» alla quale si aggiunge, notizia di questi giorni, la decisione maturata dall’Asp e comunicata ai medici diabetologi di «limitare le prestazioni sanitarie» e di «ridurre allo stretto necessario le prescrizioni» data la crisi finanziaria gravissima in cui versa l’Azienda sciolta per infiltrazioni mafiose. Questo il testo integrale della comunicazione:

«Vista l’elevata percentuale di prescrizioni inerenti i dispositivi di monitoraggio continuo del glucosio e i microinfusori d’insulina, si è verificato un esponenziale incremento della suddetta spesa per cui, almeno per l’anno in corso, non è possibile assicurare l’evasione delle prescrizioni dei nuovi pz e si sono verificate anche difficoltà per i rinnovi in scadenza che subiranno ritardi. Si invita pertanto ad una collaborazione fattiva, riducendo le prescrizioni allo stretto necessario e supportando e seguendo i pz, così come previsto dalla vigente normativa». E chi ne fa le spese? Ne abbiamo discusso con Nanni Naselli, paziente diabetico dal 2014, che per primo ha fatto accendere i riflettori dell’opinione pubblica e tirato la giacca alla politica sulla faccenda affinché si faccia «presto e bene».

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Cosa significa per lei questo documento ufficiale dell’Asp?
«È come un pugno nello stomaco, perché si tratta di tagliare, e pesantemente, su dispositivi salvavita. Evidentemente non si tiene conto di diversi fattori concatenanti: il numero di persone che scoprono di essere affette da diabete, che è in costante aumento, specie tra i giovani; il fatto che la malattia sia cronica, quindi ce la si trascina a vita. Ciò significa che ognuno di noi, in media, si deve controllare la glicemia almeno tre volte a giorno e non è un divertimento doversi bucare più volte il dito. Inoltre, se così stanno le cose, significa che chi terminerà la fornitura di strisce reattive e aghi e non avrà più il supporto della Farmacia territoriale per ricevere gratuitamente questi dispositivi, ripeto salvavita, dovrà necessariamente procurarseli da solo».

In termini di spesa pro-capite di che cifre stiamo parlando?
«Finora la Farmacia territoriale di Vibo ha sempre dato il massimo a ciascun paziente affetto da diabete che presenta il piano terapeutico annuale, fornendo gratuitamente 400 strisce ed altrettanti aghi. Una copertura valida per tre mesi, con richiesta rinnovabile allo scadere tramite il medico di famiglia e presentabile a Moderata Durant. Se tale servizio dovesse lasciare scoperti i pazienti, cosa non auspicabile ma plausibile visto il documento redatto dalla stessa Azienda, ciò significa che strisce e aghi dovremmo acquistarli in autonomia. Una scatola di strisce ne contiene 25 e costa 30 euro, mentre gli aghi sono in confezione da 100. Con una media di tre controlli al giorno cui ci dobbiamo sottoporre, il costo che dovremmo iniziare a sostenere è presto fatto: oltre 100 euro al mese. Ciò significa andare ad incidere pesantemente sul bilancio familiare. Basti pensare a nuclei composti da più diabetici e in una delle province italiane con il più basso reddito pro-capite non è sostenibile uno scenario di questo tipo».

Parte da qui, dunque, la sua segnalazione che è poi divenuta un campanello d’allarme per la politica, come il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo che ha interrogato il presidente Occhiuto?
«Si, perché ritengo sia giusto fare rumore soprattutto ai piani alti quando si toccano dei tasti delicati come, appunto, centellinare dei dispositivi salvavita forniti gratuitamente dal sistema sanitario. Accendere un faro era un dovere proprio per smuovere il prima possibile le acque e, di fatto, la politica pare abbia iniziato a muoversi. Mi fa piacere che così tanto rumore sia giunto in Regione, perché siamo in tanti ad aver bisogno di questi dispositivi per poter vivere senza gravare ulteriormente sui nostri familiari, già in apprensione per i nostro stato di salute precario, e senza dover intaccare bilanci familiari già risicati anche per contesto sociale».

Come pensa si definirà la questione?
«Il fatto che la notizia abbia avuto eco sui media e sia giunta fino ai vertici regionali mi incoraggia e mi porta a essere ottimista. Confido che, dopo aver alzato la voce e dato la sveglia sul problema, la Regione non abbandonerà i pazienti diabetici al loro destino e che i fondi per continuare a coprire, senza pezze temporanee, si troveranno nel giro di poco. Se ciò non fosse, ma non credo, la soluzione noi singoli in qualche modo la troviamo per continuare a curarci, ma la politica se ne assumerà la responsabilità di averci voltato le spalle».

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