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Maxiprocesso Maestrale-Olimpo-Imperium a Vibo, Cassazione conferma la ricusazione del giudice Macrì

La Suprema Corte respinge il ricorso di tre imputati e ritiene corretta la decisione in ordine all’incompatibilità del magistrato in quanto già giudice per le indagini preliminari nei medesimi procedimenti

Maxiprocesso Maestrale-Olimpo-Imperium a Vibo, Cassazione conferma la ricusazione del giudice Macrì
Il nuovo Tribunale di Vibo e nel riquadro il giudice Tiziana Macrì
Fortunato Tavella

Resta confermata la ricusazione del giudice del Tribunale di Vibo Valentia, Tiziana Macrì, decisa il 13 maggio scorso dalla Corte d’Appello di Catanzaro in accoglimento di una richiesta avanzata dalla Dda. E’ quanto deciso dalla sesta sezione penale della Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da tre imputati del maxiprocesso Maestrale-Carthago che ritenevano invece il giudice Tiziana Macrì non incompatibile nel giudicarli. I tre imputati che avevano presentato ricorso contro la decisione della Corte d’Appello relativa all’accoglimento della ricusazione sono: Alessandro La Rosa, 30 anni, di Tropea; Fortunato Tavella, 67 anni, di San Giovanni di Mileto; Giuseppe Prossomariti, 37 anni, di Vibo Valentia. A presentare istanza di ricusazione unitamente alla Dda di Catanzaro era stato invece anche il boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, anche lui imputato nel maxiprocesso Maestrale-Carthago, che lamentava (al contrario degli altri tre imputati) una situazione di incompatibilità della presidente del Collegio, Tiziana Macrì, nel giudicarlo in quanto si era occupata dell’autorizzazione di alcune intercettazioni riguardanti lo stesso Mancuso nelle precedenti vesti di gip distrettuale. Ed in effetti, la Cassazione – nel respingere il ricorso di La Rosa, Prossomariti e Tavella – ricorda che nel processo Maestrale-Carthago (prima della ricusazione presieduto proprio dal giudice Tiziana Macrì), erano confluiti anche i procedimenti Olimpo e Imperium in cui lo stesso magistrato, “in qualità di Giudice per le indagini preliminari, aveva autorizzato le intercettazioni, attività che comporta valutazioni di merito delle questioni oggetto del giudizio, quali la permanenza degli indizi di reato e dei presupposti normativi legittimanti l’attività captativa”.

Le ragioni alla base dell’incompatibilità

La Cassazione evidenzia quindi come la Corte d’Appello ha sottolineato che i provvedimenti emessi in qualità di giudice per le indagini preliminari dalla dott.ssa Tiziana Macrì nell’ambito di tre dei quattro procedimenti riuniti al momento della richiesta di rinvio a giudizio erano connotati da valutazioni di merito convergenti o, comunque, direttamente collegate all’oggetto delle attuali imputazioni sottoposte al vaglio della medesima dott.ssa Macrì quale presidente del Collegio giudicante del Tribunale di Vibo, assumendo pertanto significato pregiudicante in rapporto non soltanto a specifiche contestazioni ma essenzialmente alla contestazione associativa di tipo mafioso”. Ne consegue che il provvedimento della Corte d’Appello di Catanzaro con cui è stata accolta l’istanza di ricusazione della dott.ssa Tiziana Macrì presentata dalla Dda, ad avviso della Cassazione è “privo di vizi”. Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, dinanzi al quale si sta celebrando il maxiprocesso nato dalle operazioni antimafia Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium (185 gli imputati), resta quindi composto (dopo la ricusazione del giudice Macrì) dalla presidente Giulia Conti e dai giudici a latere Rosa Maria Pisano e Luca Brunetti.

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