venerdì,Novembre 15 2024

Un consulente di Ricadi nell’inchiesta di Catania su una maxi frode fiscale

Il 55enne è accusato di essere stato il referente di alcune strutture ricettive operanti in Calabria che sarebbero ricorse alla somministrazione fraudolenta di manodopera

Un consulente di Ricadi nell’inchiesta di Catania su una maxi frode fiscale

È accusato di associazione per delinquere il consulente di Ricadi Giuseppe Paparatto, 55 anni, finito nella maglie dell’inchiesta della Procura di Catania denominata “Dentro o fuori”. Paparatto, posto agli arresti domiciliari, avrebbe fatto parte di un gruppo dedito a illeciti tributari.
Secondo quanto ricostruito dai finanzieri, gli indagati avrebbero commesso più reati di emissione di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti, nascondendo una somministrazione fraudolenta di manodopera. 

I clienti in Sicilia Calabria e Lazio

Secondo le indagini, era stato creato un sistema che «ha iniziato a operare, acquisendo clienti, dal 2018 al 2023 in almeno tre regioni – Sicilia, Calabria e Lazio-; i suoi ideatori sono stati identificati in Antonio Paladino (di Monza), Sanfilippo Gaetano (di Gela), Mariangela Granvillano (di Nicosia), Sergio Riitano (di Cosenza), Giuseppe Paparatto (di Ricadi) e Simonetta Massimi (di Roma).
Tutti gli altri, «i legali rappresentanti delle società facenti parte del sistema – consorzi, consorziate e cartiere-, aldilà del ruolo formalmente ricoperto, devono ritenersi delle vere e proprie teste di legno».

Il ruolo di Paparatto nell’associazione

In questo contesto, scrive il gip, Giuseppe Paparatto «è il referente di alcune strutture ricettizie operanti nella regione Calabria, nelle plurime vesti di imprenditore, professionista consulente e depositario delle scritture contabili di società clienti dei consorzi Logatrans e In&Out. È un procacciatore di clienti per il Consorzio Logatrans ed il Consorzio In&Out e, quindi, di società a cui proporre i servizi offerti dal gruppo Paladino/Sanfilippo, ossia l’assunzione di personale delle stesse società da parte di una delle varie consorziate, consentendo ai clienti di ottenere i molteplici vantaggi fiscali e di gestione del rapporto di lavoro più volte descritti. Giuseppe Paparatto ha ricoperto diversi ruoli all’interno di società clienti, condizione che dimostra la sua consapevolezza che tra i consorzi e i clienti finali non vi è alcun appalto di servizi, ma solo somministrazione illecita di personale dipendente».
Per tutta una serie di società Paparatto risulta avere curato «la gestione giuslavoristica dei dipendenti, che transitano da un datore di lavoro all’altro».

Le indagini hanno consentito di accertare, scrive il gip di Catania, «l’esistenza di società emittenti fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti, gestite dal Paladino (Antonio Paladino, originario di Monza, ndr) e dai suoi collaboratori, che si caricano di importanti debiti Iva, con l’intenzione di non onorarli, per consentire a decine di società utilizzatrici di manodopera di evitare i costi del lavoro subordinato e di conseguire un ingente risparmio fiscale…». Un sistema – molto diffuso tra le imprese operanti nel settore turistico alberghiero – che aveva il suo centro nevralgico a Catania ma che era esteso in tutta Italia, Calabria compresa.

Il sistema

Il sistema illecito ricorreva, scrive il giudice, ad un protocollo collaudato: «presenza di entità giuridiche, solitamente costituite in forma di consorzi e società consorziate, prive di consistenza patrimoniale, aventi un ciclo di vita molto breve durante il quale esse accumulano ingenti crediti Iva fittizi. Tali entità sono legalmente rappresentate da meri prestanome, spesso nullatenenti e privi di capacità professionali adeguate al ruolo apparentemente rivestito». Ciò che contraddistingue le citate società consorziate «è il numero elevatissimo di dipendenti formalmente assunti, in guisa da configurarsi quali serbatoi di manodopera, in realtà impiegata alle dipendenze dell’impresa di riferimento».

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