Tentato omicidio Scrugli a Vibo, la Cassazione ordina di rivedere la sorveglianza speciale per Callà
Per la Suprema Corte, i giudici di merito non hanno dato conto dell’attualità della pericolosità sociale del 38enne di Nicotera che in carcere ha intrapreso un percorso di studi e ha ottenuto lo scorso anno la liberazione anticipata
Dovrà essere rivista la richiesta di revoca della misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di quattro anni inflitta a Nunzio Manuel Callà, 38 anni, di Nicotera. È quanto deciso dalla sesta sezione penale della Cassazione che ha annullato il decreto impugnato e rinviato alla Corte d’Appello di Catanzaro per un nuovo giudizio per l’esame dell’attualità della pericolosità sociale di Callà. In particolare, la Cassazione spiega che la Corte d’Appello di Catanzaro nel nuovo giudizio “dovrà fornire giustificazione adeguata del perché ritenga che nella situazione concreta la pericolosità sociale, che connotava il Callà prima del suo ingresso in carcere, sia ancora immutata, nonostante il percorso posto in essere durante lo stato detentivo e il mutamento delle condizioni di vita e le scelte compiute dopo la liberazione”.
La Corte d’Appello ha valorizzato a carico di Nunzio Manuel Callà che questi, condannato per il reato di tentato omicidio continuato in concorso e reati in materia di armi aggravati dalle finalità mafiose, abbia “sì subito un lungo periodo di detenzione (anni nove, dopo una lunga latitanza) fruendo dei benefici quali la liberazione anticipata che ne ha comportato la scarcerazione nel mese di novembre 2023 e permessi premio intraprendendo altresì un percorso di riabilitazione e risocializzazione. Ha dato atto che Callà si è iscritto all’Università di Urbino; ha ottenuto una borsa di studio ed ha tenuto un percorso carcerario positivo; si è iscritto al Centro per l’Impiego” e ha cambiato città dio residenza. Nondimeno, la Corte d’Appello “ha ritenuto perdurante il giudizio di pericolosità sociale tenuto conto, rispetto alla gravità della sua condotta, i collegamenti con le cosche Mancuso e Patania, oltre alla “brevità” del periodo di remissione in libertà, osservando che la valutazione del suo comportamento conforme alle regole è limitata al periodo di permanenza carceraria”. Una motivazione, quella dei giudici d’Appello di Catanzaro, che dovrà ora essere rivista alla luce delle indicazioni fornite dalla Cassazione.
La condanna per il tentato omicidio di Scrugli
Nunzio Manuel Callà è stato condannato alla pena definitiva di anni 11 e mesi 4 di reclusione per i delitti di concorso nel reato di tentato omicidio commesso il giorno 11 febbraio 2012 in danno di Francesco Scrugli avvenuto nel febbraio del 2012 a Vibo Valentia nel quartiere Sant’Aloe a pochi metri dalla Questura. Callà è stato anche condannato per il porto abusivo dell’arma da guerra (una carabina Winchester) che sarebbe stata usata da alcuni sicari stranieri (Vasvi Beluli ed Arben Ibrahimi, poi passati fra le fila dei collaboratori di giustizia), assoldati dal clan Patania di Stefanaconi per attentare alla vita di Francesco Scrugli, ritenuto elemento di spicco del clan dei “Piscopisani” dopo il distacco dal clan Lo Bianco di cui avrebbe originariamente fatto parte unitamente al cognato Andrea Mantella. Francesco Scrugli è stato poi ucciso il emse successivo nel quartiere Pennello di Vibo Marina nel corso di un agguato in cui sono rimasti feriti Rosario Battaglia e Raffaele Moscato.
Le contestazioni nei confronti di Nunzio Manuel Callà, considerato dagli investigatori soggetto particolarmente vicino al boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni” (alleato dei Patania nella “guerra” contro i “Piscopisani”), erano aggravate dalle finalità mafiose. Intercettazioni, agganci delle celle telefoniche e convergenti dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia (da Vasvi Beluli a Arben Ibrahimi, da Loredana Patania a Daniele Bono sino a Raffaele Moscato e Giuseppe Giampà) hanno consentito agli inquirenti di ricostruire il ruolo di Callà nel trasporto della carabina – usata per il tentato omicidio di Scrugli – da un terreno di Nicotera Marina, confiscato ai Mancuso ma a loro ugualmente in uso, sino allo svincolo autostradale delle Serre e da qui alla volta di Stefanaconi e poi a Vibo in un appartamento delle case popolari del quartiere Sant’Aloe da dove – dalla finestra del bagno – è stato aperto il fuoco contro Scrugli rimasto nell’occasione ferito al collo.
Il movente per l’eliminazione di Scrugli
La volontà di uccidere Scrugli – poi eliminato a Vibo Marina nel marzo 2012 – nasce da un lato dal desiderio dei figli di Fortunato Patania di vendicare la morte del padre, per la quale ritenevano (erroneamente) responsabile Francesco Scrugli, dall’altro lato dalla volontà del boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, di eliminare da Vibo un personaggio “scomodo” che, unitamente al cognato Andrea Mantella, non aveva avuto alcun timore di sfidare apertamente i Mancuso stringendo alleanze con tutte le cosche ostili al clan di Limbadi: dai Piscopisani ai Tripodi di Portosalvo, dai Bonavota di Sant’Onofrio agli Emanuele di Gerocarne.