Strage di Ariola, resta in carcere Francesco Capomolla
Ritenuto elemento di spicco del clan Maiolo di Acquaro, si sarebbe anche fatto consegnare in carcere santini e cd con canzoni inneggianti alla ‘ndrangheta
Resta in carcere Francesco Capomolla, 41 anni, di Gerocarne, coinvolto nell’operazione antimafia denominata Habanero. È quanto deciso dalla prima sezione penale della Cassazione che ha così confermato la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro del 17 luglio scorso confermativa dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere decisa dal gip distrettuale. Era stato lo stesso Capomolla a proporre personalmente il ricorso alla Suprema Corte e da qui l’inammissibilità dello stesso, attesa la mancata sottoscrizione da parte di un difensore. Francesco Capomolla – cugino di Angelo Maiolo e dei due omonimi Francesco Maiolo, tutti ritenuti al vertice dell’omonimo clan di Acquaro – è accusato di aver preso parte alla strage di Ariola che il 25 ottobre del 2003 è costata la vita ai cugini Francesco e Giovanni Gallace ed a Stefano Barilaro. Dopo l’eliminazione nel 2002 ad opera del clan Emanuele dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo, Francesco Gallace – stando alle risultanze dell’inchiesta Habanero – si sarebbe posto a capo di un clan contrapposto agli stessi Maiolo che nel frattempo si erano alleati agli Emanuele. Francesco Gallace era inoltre ritenuto dai Maiolo coinvolto nelle “lupare bianche” ai danni di Rocco Maiolo (padre di Angelo e Francesco Maiolo cl ‘79) e Antonio Maiolo (padre di Francesco Maiolo cl ’83) e da qui la decisione di ucciderlo.
Già condannato per l’operazione antimafia “Luce nei boschi” del 2011, dall’inchiesta Habanero emerge inoltre l’ossessione di Francesco Capomolla per i Cd con canzoni dedicate all’esaltazione della ‘ndrangheta, ed anche per i santini religiosi che avrebbe richiesto anche in carcere.