Prima di tutto un uomo, Rombiolo omaggia lo scrittore calabrese Saverio Strati con la presentazione del romanzo di Palma Comandé
L'iniziativa organizzata dalla Pro Loco nell'ambito della rassegna Autunno letterario" si terrà domani pomeriggio alle ore 17 nell'Auditorium comunale
Il romanzo “Prima di tutto un uomo” (Rubbettino editore), scritto da Palma Comandé, nipote di Saverio Strati, uno dei più importanti narratori calabresi e vincitore del Premio Campiello nel 1977 con il romanzo “Il selvaggio di Santa Venere”, verrà presentato domani alle ore 17 all’Auditorium comunale di Rombiolo. Un evento significativo per la comunità, questo volume, che racconta la storia familiare e umana di Strati nel centenario della sua nascita (16 agosto 1924). «L’iniziativa – hanno fatto sapere gli organizzatori in un comunicato stampa -, rientra nell’ambito della rassegna “Autunno letterario” voluta dalla Pro Loco in collaborazione con l’amministrazione comunale di Rombiolo e la libreria “Cuori di inchiostro”». Alla presentazione del libro interverranno il sindaco di Rombiolo, Caterina Contartese; Laura Papaianni, assessore alla Cultura e Alessia Gerace, presidente Pro Loco. Introdurrà Annunciato Larosa, vicepresidente della Pro Loco e dialogherà con l’autrice Nicola Rombolà, docente e giornalista. La rassegna è giunta al secondo appuntamento, dopo la presentazione de “L’atomo inquieto” di Mimmo Gangemi (18 ottobre) e proseguirà il 23 novembre con il romanzo di Vincenzo Reale dal titolo “La fortuna del greco” e, infine, il 28 novembre, si concluderà con Michele Petullà con “Racconti poetici di Natale”.
Comandé, si sottolinea nel comunicato stampa, «è l’erede spirituale di Strati, come si evince dal romanzo, la cui prima edizione (Pellegrini editore) è stata pubblicata nel 2017. Autrice della “Padrina” (2021) e nel 2004 di “Per coraggio e per paura”, in questo suo ultimo libro la scrittrice ricostruisce l’ambiente in cui cresce socialmente e culturalmente Strati. L’opera rappresenta uno spaccato sociale e antropologico di una località, Sant’Agata del Bianco, dai primi del Novecento fino agli anni ‘50. Da una parte si può definire come una sorta di “lessico familiare”, per citare il libro di Natalia Ginzburg (edito nel 1963), dall’altro, una puntuale ricostruzione di un ambiente, secondo i canoni estetici che possiamo accostare alla corrente letteraria del Naturalismo francese, che rappresenta anche il recupero di una condizione storica o di un tempo perduto».
«Con abilità narrativa e stilistica – prosegue la nota -, oltre a far emergere l’ambiente antropologico e sociale dell’epoca, Comandé interroga anche la coscienza storica non solo di una località e di uno scrittore, ma di una terra, la Calabria, recuperando le tematiche neorealistiche della testimonianza e della memoria. Nel romanzo affiorano, come una sorgente luminosa e dissetante, sentimenti, emozioni, attese, sogni, desideri che muovono i personaggi, e la scrittrice dimostra di penetrali attraverso una profondità psicologica e antropologica con quel respiro epico che ci riporta nell’atmosfera dei grandi narratori dell’Ottocento. “Un romanzo su Saverio Strati”, come recita il sottotitolo, rievocando il travaglio che ha fatto emergere la personalità dell’uomo ma, soprattutto, la straordinaria figura materna, Agata, il cui sacrificio esprime da un lato la forza titanica delle donne calabresi e dall’altro, una figura eroica e tragica che sembra essere sopravvissuta come archetipo della tradizione greca».
Palma Comandé ha quindi «voluto restituire memoria a questa donna, senza la cui determinazione, il coraggio e lo spirito di sacrificio, il figlio non avrebbe compiuto quel riscatto umano, sociale e culturale a cui aspirava lei come donna, in un ambiente improntato al patriarcato. Emerge una visione del mondo diversa da quella pessimista di Giovanni Verga. Anche se Comandé descrive un mondo segnato dalla povertà e dalla lotta per la sopravvivenza, i personaggi non sono degli sconfitti da un destino infausto, ma dentro sentono una forza umana e spirituale tale da elevarli a simboli e quindi la loro condizione si proietta oltre la contingenza sociale e storica».
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