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«A Vibo l’acqua che arriva nelle case fa schifo», i cittadini chiedono che il Consiglio comunale certifichi il disastro

Lanciata una petizione online per la convocazione di un’Assemblea aperta agli interventi del pubblico: «Bisogna riconoscere ufficialmente il problema, solo così si potrà arrivare a una soluzione». I dubbi sulle analisi: «Non ci fidiamo, dai rubinetti spesso esce marrone o puzzolente»

«A Vibo l’acqua che arriva nelle case fa schifo», i cittadini chiedono che il Consiglio comunale certifichi il disastro
L'acqua marrone in alcune case di Vibo (foto di ottobre)

Acqua che talvolta arriva nelle case di colore marrone o che puzza di disinfettante; c’è persino chi lamenta prurito e irritazioni dopo essersi fatto una doccia, di conseguenza aleggia la paura di utilizzare ciò che sgorga dai rubinetti per l’igiene personale o per lavare alimenti e cucinare. Accade a Vibo Valentia e le segnalazioni, sui social e tramite i giornali, non accennano a fermarsi. Un problema annoso, riguardo al quale nel corso del tempo sono state invocate da più parti soluzioni definitive. Un ulteriore passo, ora, ha deciso di farlo un gruppo di residenti della città capoluogo che ha lanciato una petizione online per chiedere un Consiglio comunale aperto in cui si parli appunto dell’acqua pubblica.

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«A Vibo Valentia l’acqua che arriva nelle case non è potabile. È stato detto tante volte, anche da esponenti delle passate amministrazioni, ma non è mai stato messo nero su bianco. Noi chiediamo questo. La voce del popolo non basta, bisogna riconoscere il problema ufficialmente e da lì poi si potrà cominciare a pensare a degli interventi che possano realmente cambiare le cose», ci spiega Luciano Gagliardi, in prima linea in questa battaglia nonché colui che ha lanciato la petizione sulla nota piattaforma Change.org. Nei giorni scorsi l’incontro con il sindaco Enzo Romeo e gli assessori Salvatore Monteleone (Servizio idrico) e Marco Miceli (Ambiente): «Negli anni passati – continua Gagliardi – abbiamo registrato una gestione catastrofica della questione e anche dell’ostilità nei confronti di noi cittadini che andavamo in Comune semplicemente per reclamare un nostro diritto. In questa amministrazione abbiamo notato un’attenzione diversa e predisposizione al dialogo». Ma è ancora tutto da vedere, aggiunge. Intanto la raccolta delle firme è partita, al momento sono una quarantina ma la quantità non sembra interessare più di tanto all’ideatore della petizione: «Anche fossero dieci o venti hanno lo stesso molta importanza, parliamo di un bene fondamentale per tutti e di una richiesta legittima da parte di cittadini».

Gagliardi si fa portavoce dei timori di molti: «Le analisi sulla qualità dell’acqua? Noi non ci fidiamo. Come facciamo a fidarci quando di tanto in tanto capita il giorno in cui ci ritroviamo l’acqua che puzza o con un colore che va sul marrone? Non è normale, non ci lascia tranquilli». Ad inquietare la popolazione, riferisce, sono poi «le inchieste riguardanti la depurazione non propriamente a regola d’arte, l’inquinamento dei fossi e di conseguenza anche del mare». Anche quest’ultimo tema chiedono sia al centro del Consiglio comunale aperto. Una seduta che dovrà prevedere – si legge nel testo della petizione – «diritto di parola oltre che per i consiglieri, anche per i cittadini, previa autorizzazione del Presidente del Consiglio comunale, al fine di discutere rilevanti questioni di interesse pubblico».

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C’è infine la questione bollette: «In molti, vivendo grossi disagi, decidono di non pagare. Ad oggi – prosegue Gagliardi – si tratta di cifre alte a fronte di un servizio affatto soddisfacente. Eppure è previsto che quando l’acqua non è potabile ci sia una riduzione della tariffa». Riduzione che, spiega l’Unione del consumatori, può arrivare fino al 50%.

«Noi – conclude Gagliardi – chiediamo solo alle istituzioni di fare il proprio dovere. Da cittadini rispettiamo le regole, ma lo Stato da parte sua deve garantirci un diritto fondamentale».

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