domenica,Dicembre 1 2024

Servizi sociali nel Vibonese, all’appello mancano milioni di euro

Politici e istituzioni si danno appuntamento per elaborare un documento unitario da indirizzare al governo. Secondo un calcolo a Vibo Valentia mancherebbero oltre 4 milioni

L’associazione “Calabria sociale” chiama a raccolta enti e istituzioni per venerdì 8 novembre alle 16, al palazzo della Provincia, per una riunione con all’ordine del giorno un tema fondamentale in materia politiche sociali. Si tratta di chiedere al governo e al parlamento l’introduzione dei Livelli essenziali di prestazione nella prossima legge di bilancio e l’introduzione di trasferimenti statali adeguati ad erogarli. All’appuntamento – organizzato col presidente della Provincia Salvatore Solano – sono invitati anche il deputato Riccardo Tucci e il senatore Giuseppe Mangialavori. Con l’entrata in vigore, nel 2011, della riforma costituzionale del 2001 sull’autonomia finanziaria di Regioni e Comuni, sono diminuiti i trasferimenti statali ma non è corrisposto un Fondo di solidarietà comunale e regionale adeguato per assicurare integralmente i fabbisogni, come imposto dalla Costituzione. Infatti, il fondo comunale è solo “orizzontale” e attinge solo dalla fiscalità di base dei comuni, che ammonta in totale a 25 miliardi annuali, mentre per il ministero il fabbisogno totale dei comuni ammonta a 33 miliardi. A questo si aggiunge il fatto che si decise di riservare il 55% del fondo di solidarietà pagato dai comuni tramite le entrate Imu e finalizzato alla perequazione dei suddetti fabbisogni, alla spesa storica, ovviamente più larga al nord. Quel restante 45% realmente perequativo si è ulteriormente dimezzato essendo riservato per il 50%, ancora, ad un’allocazione secondo la spesa storica. Inoltre, il calcolo stesso dei fabbisogni «è falsato» – sostengono da Calabria sociale – perché i servizi attualmente erogati dai comuni sono considerati coincidenti con i loro fabbisogni (se non possiedi un asilo nido, per esempio, non ne hai diritto, se non per una copertura minima che può arrivare anche al solo 7% dei bambini).

«Tutto questo è incostituzionale perché la Costituzione impone di legiferare i Livelli essenziali delle prestazioni da assicurare universalmente, calcolando la differenza fra il costo di questi fabbisogni e la capacità fiscale del comune. Facendo questo calcolo, solo nel 2018 Tropea ha avuto un ammanco di 1 milione e 397mila euro, Ricadi 1 milione e 298mila, Drapia 318.319, Parghelia di 318.941, mentre Vibo Valentia più di 4 milioni e Reggio Calabria addirittura di 31 milioni».

Attualmente il Tar del Lazio, considerando il ricorso di decine di Comuni meridionali, ha deciso con un’ordinanza emessa il 2 ottobre che «le esigenze dei ricorrenti sono ragionevolmente fondate», rinviando il giudizio di merito ad una futura udienza. Ma la sola vera soluzione è politica: gli amministratori locali e l’opinione pubblica cercheranno di parlare con una sola voce per spingere l’esecutivo ad applicare la Costituzione e legiferare finalmente i Livelli Essenziali di Prestazione da assicurare inderogabilmente.

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