Moria di pesci lungo la costa tirrenica calabrese, l’allarme degli esperti: «Un nuovo virus che si diffonde velocemente per via del mare caldo»
Preoccupazioni espresse dall'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno: «Elevato il rischio di contaminazione negli allevamenti»
«Un’ondata di mortalità anomala sta preoccupando gli esperti lungo le coste del Mar Tirreno, in particolare quelle calabresi. Negli ultimi giorni, specie ittiche come la cernia bianca, la cernia canina, il pesce civetta e il pesce balestra sono state trovate morte in gran numero, suscitando allarme tra i pescatori e gli scienziati». È quanto riferito dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno.
Il virus
Più nel dettaglio, le indagini dell’Izms «hanno rivelato la presenza del betanodavirus, agente patogeno responsabile della Encefalopatia e Retinopatia Virale (ver), nei pesci esaminati. Il virus ha causato danni significativi agli organi bersaglio, con effetti che confermano la gravità dell’epidemia.
Tradizionalmente, la malattia ha colpito soprattutto le cernie, ma questa volta anche altre specie, come il pesce civetta e il pesce balestra – finora non ritenute sensibili al virus – sono state coinvolte».
Il mare caldo
«Questo solleva il sospetto di un possibile salto di specie, fenomeno che potrebbe complicare ulteriormente la gestione del focolaio» avverte il dott. Fabio Di Nocera, responsabile dell’Unità Operativa di Ittiopatologia dell’Izsm.
Un ulteriore fattore di rischio è rappresentato dall’aumento delle temperature marine, che, secondo gli esperti, potrebbe aggravare la situazione. «Lo stress termico legato al riscaldamento delle acque facilita l’insorgenza della malattia, e ciò è particolarmente allarmante visto che anche pesci adulti, generalmente più resistenti, ne sono stati colpiti», sottolinea Di Nocera.
La dott.ssa Esterina De Carlo, direttore sanitario dell’Izsm, ricorda che la malattia è già stata registrata in Italia e in altri paesi del Mediterraneo, e che oltre 50 specie ittiche potrebbero essere suscettibili al virus. «Il consumo di pesci infetti non rappresenta un rischio per l’uomo, ma è essenziale segnalare tempestivamente le mortalità», aggiunge. Tuttavia, il rischio per gli allevamenti ittici rimane elevato, con possibili gravi ripercussioni economiche.
L’Istituto Zooprofilattico, in collaborazione con le aziende sanitarie provinciali calabresi, sta conducendo analisi approfondite per comprendere meglio il virus e limitare i danni all’ecosistema marino.