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Vibo, il Comune contesta gli errori al direttore dei lavori e acquisisce la variante progettuale per piazza Santa Maria: si riparte con due gradini in più

L’elaborato grafico trasmesso dall'architetto Luca Calselli (che aveva negato la necessità di una rimodulazione) prevede l’eliminazione del dislivello «senza aggravio di spesa per l’Ente»

Vibo, il Comune contesta gli errori al direttore dei lavori e acquisisce la variante progettuale per piazza Santa Maria: si riparte con due gradini in più
Luca Calselli e il cantiere a piazza Santa Maria

Chissà se Le Corbusier sarebbe stato costretto a districarsi tra Pec e delibere di giunta. Di certo lo deve fare il direttore dei lavori dell’intervento di riqualificazione di piazza Razza (o Santa Maria), l’architetto Luca Calselli, che a Le Corbusier si è implicitamente paragonato, lamentando che anche il geniale urbanista franco-svizzero fu costretto a subire critiche. Forse non c’era bisogno di scomodarlo Le Corbusier, visto che nel suo caso si tratta di qualcosa più terra terra, letteralmente: due gradini per eliminare un dislivello di pochi centimetri, abbastanza però da pregiudicare, secondo il Comune di Vibo Valentia, la funzionalità della nuova piazza in costruzione.

La giunta Romeo, dunque, adotta una delibera che, nero su bianco, smentisce quanto Calselli ha dichiarato in un’intervista a Il Vibonese e a LaC News24. In particolare, ai nostri microfoni, il direttore dei lavori ha sostenuto «che non c’è alcun errore a cui rimediare» e ha negato che gli sia mai stata chiesta ufficialmente dall’Ente una variante progettuale.

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Nell’atto approvato dall’esecutivo comunale, invece, si ripercorrono gli ultimi 15 giorni di questa storia e si sostiene l’esatto contrario, cioè che la variante è stata insistentemente chiesta al professionista, che «solo con pec dell’1.10.2024 ha trasmesso l’elaborato denominato “E02-V – Tavola grafica di progetto in variante” contenente una proposta graficoprogettuale per la soluzione delle criticità di che trattasi».

Criticità specificate nelle premesse: «In fase di esecuzione dei lavori è stato rilevato da questa Amministrazione, che le lavorazioni relative alla realizzazione di alcuni marciapiedi lato Chiesa e paralleli al Corso Vittorio Emanuele III, eseguite secondo le indicazioni impartite unilateralmente dal Direttore dei Lavori, non trovano rispondenza negli elaborati progettuali e presentano dislivelli/gradini/cambi di quota che non consentono la loro percorrenza in sicurezza, oltre a non coordinarsi armoniosamente con il complesso dello spazio urbano oggetto di riqualificazione». Lavorazioni «in difformità alle regole dell’arte» che il Comune avrebbe tempestivamente segnalato «sia al direttore dei Lavori che all’appaltatore, dapprima in occasione dei sopralluoghi congiunti e poi anche con comunicazioni formali a firma del Rup, rappresentando agli stessi l’urgente necessità di porvi rimedio, al fine di non compromettere la buona riuscita dell’opera e vanificando così le attività che questo Ente ha posto in essere in qualità di beneficiario dei fondi appositamente concessi».

Per questi motivi, si legge sempre nella delibera di giunta, l’Amministrazione Romeo «ha richiesto più volte al direttore dei Lavori di trasmettere con l’urgenza del caso la necessaria documentazione progettuale di dettaglio dalla quale potesse evincersi la soluzione tecnica idonea al superamento delle criticità realizzative rilevate». Insomma, la famosa “variante”, che invece, secondo Calselli, non gli è mai stata chiesta con un atto ufficiale. Eppure, il 1° ottobre scorso, ha presentato la “Tavola grafica di progetto in variante”, che poi il Comune ha trasmesso alla Sovrintendenza archeologica e delle belle arti in data 3 ottobre per l’opportuna valutazione.

Il giorno successivo, però, Palazzo Luigi Razza ha evidenziato – si legge sempre nella delibera di giunta – «il permanere della prosecuzione non regolare dei lavori», chiedendo invano «un sopralluogo congiunto». Il 7 ottobre, poi, Calselli ha fermato tutto con una sospensione dei lavori che è stata ritenuta «illegittima» dal Comune, «in quanto – oltre ai danni già cagionati dalla condotta fin qui adottata dallo stesso tecnicoè causa di ulteriori ritardi nell’esecuzione e completamento». Dunque, il giorno successivo, cioè l’8 ottobre, Palazzo Luigi Razza «ha intimato» al direttore di riprendere i lavori, «rinnovando altresì l’indifferibile necessità di effettuare un sopralluogo congiunto con l’urgenza del caso».

Si arriva così all’11 ottobre, quando, «confermando l’ordine alla prosecuzione immediata dei lavori, il Rup ha comunicato la propria presenza in cantiere» il successivo 14 ottobre, «ai fini della verifica dell’avvenuta ripresa delle lavorazioni nelle aree non interessate dal parere della Soprintendenza», avvertendo l’architetto che, in quell’occasione, «avrebbe dovuto essere consegnata tutta la documentazione richiesta, riservandosi eventualmente l’adozione dei consequenziali provvedimenti». In pratica, un ultimatum, al quale il professionista ha risposto «con la ripresa parziale dei lavori».

Nel frattempo la Sovrintendenza ha detto la sua, dando il via libera alla variante e specificando che «le alternative e/o soluzioni progettuali si concretizzano nella realizzazione di due gradini per superare il dislivello tra il piano della piazza e il piano di calpestio prospiciente i locali commerciali».

Si giunge, infine, alla parte dispositiva della delibera adottata dalla giunta Romeo, che prende atto della variante progettuale e del parere favorevole della Soprintendenza, incaricando «il dirigente del Settore 5 di adottare i conseguenti adempimenti, finalizzati all’attuazione di tale soluzione e al completamento dei lavori, senza alcuna spesa aggiuntiva in capo questo Ente, che è indiscutibilmente parte danneggiata».

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