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Tesori culturali tra mare e terra: il Club per l’Unesco di Tropea traccia le linee per una tutela e valorizzazione corale del territorio

Dai tipici casali realizzati in terra cruda alle meraviglie dei fondali. Per il presidente Giuseppe Romano «lo sviluppo sostenibile si concretizza in azioni congiunte tra comunità e istituzioni»

Tesori culturali tra mare e terra: il Club per l’Unesco di Tropea traccia le linee per una tutela e valorizzazione corale del territorio
Il tavolo dei relatori

Un patrimonio culturale inestimabile che se adeguatamente valorizzato può contribuire a incrementare ulteriormente l’attrattività di un territorio, quello di Tropea, che può già contare su straordinarie caratteristiche ambientali e paesaggistiche. È questo il nocciolo dell’evento che si è svolto domenica pomeriggio nell’ex monastero di Santa Chiara, dal titolo“Tropea: I ventiquattro casali tra mare e terra”, organizzato dal locale Club per l’Unesco presieduto da Giuseppe Romano in occasione delle Giornate europee del patrimonio 2024. Dopo aver aperto i lavori, Romano ha sottolineato l’importanza di «valorizzare il patrimonio culturale locale, non solo come testimonianza del passato, ma anche come risorsa per lo sviluppo sostenibile del territorio», incentrando il discorso sulle azioni che i Club, insieme alla comunità e alle istituzioni locali possono compiere congiuntamente in tal senso e nella diffusione anche dei valori stessi dell’Unesco.

Il gruppo dei relatori al completo

Dalle tipiche case in “bresta”, costruzioni realizzate in terra cruda, ancora perfettamente visibili nell’area di Monte Poro, al patrimonio subacqueo della Costa degli Dei, ricco di biodiversità, nel dibattito si sono avvicendati: Emilio Minasi, vicepresidente Club per l’Unesco di Tropea; Teresa Gualtieri, presidente nazionale della Federazione italiana Club per l’Unesco, che ha relazionato sul “Decennio del mare e il patrimonio culturale”; Giovanni Laganà, subacqueo e ambientalista che ha trattato il tema “Il Mediterraneo: dalla Sicilia a Capo Cozzo”, focus un sul patrimonio subacqueo della Costa degli Dei; Rosario Chimirri, dell’Università della Calabria, che ha parlato di “Poro vista mare: paesaggi in crudo e culture dell’abitare di ieri e oggi”; Antonio Varrà, dell’associazione Mare Vitae, che ha tracciato il percorso sull’importanza dell’associazionismo tra valorizzazione e tutela del patrimonio materiale e immateriale; l’avvocato Ottavio Scrugli, che ha portato quale esempio virtuoso il recupero del suo resort “Il Canto di Kokopelli”; Giuseppe Lonetti, docente di architettura all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che ha trattato poi il tema “Per un sistema territoriale integrato dal Parco Marino di Capo Cozzo all’Area protetta dei 24 Casali di Tropea”.

«Ragionando “tra terra e mare” – hanno fatto poi sapere dalla stessa Federazione italiana delle associazioni e Club Unesco -, si è riflettuto sul significato del patrimonio culturale e sull’importanza delle pratiche identitarie per lo sviluppo sostenibile dei luoghi. Il patrimonio del mare, visibile e sott’acqua, è stato illustrato attraverso splendide foto e video dall’ingegnere Giovanni Laganà, il quale ha compiuto un’immersione proprio in occasione della riunione». La presidente Teresa Gualtieri, ha ricordato «la rete delle Blue schools, l’alfabetizzazione oceanica e l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030». Ha poi illustrato «l’impegno dell’Unesco per la tutela dei patrimoni mondiali, anche in relazione alla terra cruda, con il Programma del patrimonio mondiale per la protezione dell’architettura della Terra».

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