Asp Vibo, lo scioglimento non stupisce politici e sindacati: «Ora i 18 mesi di commissariamento siano una svolta»
Le reazioni all'indomani della decisione del Consiglio dei ministri. Lo Schiavo: «Da Occhiuto ci aspettavamo azione più incisiva sulla sanità vibonese». Scalise (Cgil): «Serve risanamento radicale»
Continua a far discutere lo scioglimento dell’Asp di Vibo Valentia per infiltrazioni mafiose, ratificato ieri dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Interno Piantedosi. Il Pd, unitamente al consigliere regionale dem vibonese Raffaele Mammoliti, ha posto l’accento sulle responsabilità istituzionali politiche del governo nazionale e di quello regionale rappresentato da Roberto Occhiuto che è anche commissario alla sanità calabrese. L’altro consigliere regionale d’opposizione vibonese Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti si dice per nulla sorpreso dalla decisione del Cdm: «Le evidenze emerse in alcune importanti inchieste antimafia e i tanti fatti di cronaca che negli anni hanno mostrato tutta la fragilità del sistema e la sua permeabilità ad interessi opachi, lasciavano facilmente presagire un simile esito all’indomani dell’insediamento della Commissione di accesso agli atti disposto dalla Prefettura il 22 novembre scorso», scrive in una nota.
«D’altra parte – aggiunge Lo Schiavo – il frutto di un sistema corroso dalle radici non poteva che essere viziato da difformità e storture e quelle, non da oggi, sono sotto gli occhi di tutti coloro che quotidianamente fanno i conti con un’offerta sanitaria che si mostra inadatta ad assolvere pienamente ai bisogni della collettività. È questa la conseguenza più evidente e dolorosa di quelle “scorie radioattive”, come le ha definite il presidente Occhiuto, che hanno contaminato per anni il sistema. Ma questo non può e non deve diventare un alibi. Altra cosa, infatti, è il livello politico-decisionale, e ciò che ci saremmo aspettati dal presidente della Giunta in questi ormai tre anni di commissariamento della sanità calabrese, sarebbe stata proprio un’azione più incisiva sulla sanità vibonese. Mentre oggi Occhiuto si affretta a specificare che i fatti presi in esame riguardano gli anni precedenti alla sua gestione, avrebbe anche potuto esporre quali risultati il nuovo corso abbia effettivamente conseguito. Andando oltre la semplice enunciazione di quei provvedimenti assunti su questioni (ricordo solo la Farmacia territoriale e la Neuropsichiatria infantile) che sono state affrontate anche a seguito di nostre sollecitazioni. Avremmo voluto sapere, ad esempio, quali reali passi in avanti sono stati compiuti nel rafforzamento del sistema sanitario nel suo complesso, nella realizzazione delle Case della salute e di comunità, nella riqualificazione delle strutture esistenti, nel potenziamento dei reparti e nell’assunzione di nuovi medici e specializzandi, nella rete dell’emergenza urgenza e della medicina territoriale e, non per ultimo, nella realizzazione del nuovo ospedale atteso dalla città da un ventennio. Ora l’augurio che, oltre alla necessaria e indifferibile opera di bonifica, si possa iniziare da qui per scrivere una nuova pagina di storia per la sanità vibonese, improntata alla legalità, alla trasparenza e all’efficienza. Per avviare un’opera di ricostruzione dalle quelle macerie che anni di malgoverno del sistema, di ingerenze indebite, di gestione politico-clientelare, hanno lasciato sul terreno. È quello che tutti i cittadini si aspettano al di là delle frasi di circostanza», conclude Lo Schiavo.
Antoniozzi (Fdl): «Scioglimento per fatti vecchi»
Sulla stessa linea di Occhiuto, è il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e componente della commissione antimafia, Alfredo Antoniozzi: «È opportuno come dice giustamente il presidente Occhiuto che l’opinione pubblica sappia che lo scioglimento dell’Asp di Vibo per infiltrazione mafiosa è relativo a fatti vecchi e non alle nuove gestioni. È normale che un provvedimento del genere susciti sconcerto ma è doveroso che tutti insieme, senza distinzioni, si lavori, ognuno per le proprie competenze, per ripristinare la legalità. Su questo tema – aggiunge – sarebbe sbagliato dividersi. La giunta regionale e il presidente Occhiuto sono una garanzia di legalità e di contrasto alle mafie, così come lo sono i rappresentanti istituzionali di tutti gli schieramenti politici».
Scalese (Area vasta Cgil): «Ora serve un risanamento radicale»
Sullo scioglimento dell’Asp vibonese interviene anche Enzo Scalese, segretario generale della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo. «La decisione del Consiglio dei ministri sciogliere l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia per infiltrazioni mafiose evidenzia, in modo incontrovertibile, come nonostante il susseguirsi negli anni di commissari straordinari, l’opera di bonifica da illegalità e cattiva amministrazione non sia stata tale da imprimere quella necessaria riforma profonda nel sistema di gestione della sanità pubblica in questo territorio difficile. È evidente che il sistema sanitario vibonese continua a vivere in uno stato di precarietà e inefficienza su cui è arrivato il momento che lo Stato intervenga senza ulteriore differimento».
«L’Azienda sanitaria vibonese – aggiunge il sindacato – in cinque anni ha visto l’alternarsi di ben cinque commissari, di cui due part-time. Questa situazione di precarietà ha favorito il graduale smantellamento del sistema sanitario pubblico, a causa di una governance debole e incapace di adottare le misure urgenti e straordinarie richieste dal contesto critico vibonese – ha detto ancora Scalese – e soprattutto diventato permeabile a collusioni mafiose e malagestione politica con ricadute sul diritto alla salute dei cittadini e della professionalità dei medici. Auspichiamo che la commissione straordinaria, con il sostegno delle forze politiche, sociali e istituzionali, possa ristabilire il necessario governo della sanità pubblica, imprimendo un risanamento profondo e arginando ogni condizionamento da parte di organizzazioni criminali o centri di potere che perseguono interessi privati».
«Non è più accettabile giustificare lo stato attuale con il passato. La sanità calabrese è un sistema che non funziona e questo è il risultato dell’inerzia di chi, negli ultimi anni, non ha adottato misure adeguate a mettere in sicurezza il settore. Ci auguriamo – conclude il segretario generale della Cgil Area Vasta – che i 18 mesi di commissariamento non si traducano in un altro vuoto di potere, ma portino a un intervento radicale per ristabilire la legalità e l’efficienza della sanità pubblica».