sabato,Settembre 21 2024

Mezzi di cantiere rubati e venduti all’estero, due vibonesi finiti agli arresti domiciliari

A piede libero invece altri due indagati – di Ricadi e Mileto – nell’ambito di un’inchiesta della polizia coordinata dalla Procura di Reggio Calabria

Mezzi di cantiere rubati e venduti all’estero, due vibonesi finiti agli arresti domiciliari
Nel riquadro Paolo Ripepi
Paolo Ripepi

Ci sono anche due vibonesi tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione condotta dalla polizia e denominata “Sagittario” che vede complessivamente indagate 51 persone. L’organizzazione smantellata è stata ritenuta responsabile di almeno 80 furti, tra tentati e consumati, di veicoli, macchine industriali e attrezzature di cantiere, per un valore complessivo stimato in oltre un milione e 700mila euro. L’associazione avrebbe rubato macchinari e attrezzature da cantiere rivendute poi nei Paesi dell’Europa dell’Est e in Nord Africa. Accompagnato dal suo legale – l’avvocato Francesco Schimio – si è consegnato alla polizia Domenico Ruffa, 31 anni, di Pernocari (frazione di Rombiolo), irreperibile dalla giornata di giovedì. E’ accusato dei reati di associazione a delinquere e ricettazione e in particolare di aver fatto da anello di congiunzione tra Paolo Ripepi di Ricadi e Marcello Guerino di Gioia Tauro nella commissione di furti di macchine agricole. Va segnalata – evidenzia il gip – la professionalità del suo operato e la piena compenetrazione nelle dinamiche criminali del sodalizio”. Per lui la misura cautelare è quella degli arresti domiciliari così come per Paolo Ripepi, 59 anni, di Ricadi, attualmente sotto processo anche per l’operazione Olimpo della Dda di Catanzaro per la quale si trova in carcere.
Paolo Ripepi nella nuova ordinanza del gip reggino è accusato di essere il promotore di un’associazione a delinquere che avrebbe commissionato i furti dei mezzi da cantiere agli esecutori materiali e, dopo averli ricevuti, avrebbe proceduto – previa alterazione dei dati identificativi – a rivenderli a terzi soggetti di nazionalità estera (residenti a Malta e nei Paesi dell’Est) anche in accordo con Domenico Ruffa. A quest’ultimo viene contestato pure il reato di ricettazione in quanto avrebbe ricevuto da Gianluca e Silvio Guerino di Gioia Tauro (anche loro indagati) attrezzature e materiale agricolo rubato il 9 maggio 2019 a Rombiolo alla ditta Agrimar. In altra occasione (12 luglio 2019) Domenico Ruffa è accusato di aver commissionato un furto al circolo del Tennis Marines di Gioia Tauro (un televisore 40 pollici, racchette e un registratore di un sistema di videosorveglianza). Fondamentali per ricostruire gli affari illeciti si sono rivelate le intercettazioni che hanno visto protagonisti Ripepi e Ruffa. Paolo Ripepi ha precedenti per plurime condotte di furto e per associazione mafiosa (clan Mancuso), mentre Domenico Ruffa è il cognato di Giuseppe Mancuso (cl ’90), di Limbadi, quest’ultimo condannato in primo grado a 16 anni e 8 mesi nel maxiprocesso Rinascita Scott nonché figlio di Giovanni Mancuso (cl. ’41).
Indagato poi a piede libero Umberto Pugliese, 39 anni, di Ricadi, titolare della Ital Service srl. Avrebbe occultato nella sede della sua azienda – secondo l’accusa – un Caterpillar gommato e un escavatore idraulico proventi del delitto di furto aggravato commissionato da Paolo Ripepi in concorso con altri tre indagati di Gioia Tauro. A Umberto Pugliese viene contestato anche il reato associativo. Antonino Mangone, 71 anni, di Mileto, è invece indagato a piede libero per il reato di appropriazione indebita di un mini escavatore.

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