Emergenza cinghiali, l’allarme del Movimento territorio e agricoltura: «Una piaga fuori controllo»
Il sodalizio sottolinea la necessità di un intervento risolutivo: «Finora le risposte da parte delle autorità competenti sono state insufficienti e in alcuni casi controproducenti»
La presenza degli ungulati e i danni causati alle coltivazioni anche nel comprensorio vibonese, al centro dell’intervento del Movimento territorio e agricoltura: «L’emergenza legata ai cinghiali – scrivono i componenti del sodalizio – coinvolge ormai tutte le aree del territorio regionale e nazionale. I problemi che questi animali arrecano alle attività agricole sono noti da tempo e continuano a peggiorare: il proliferare incontrollato degli ungulati mette sempre più a rischio le coltivazioni, provoca gravi danni alle aziende agricole e aumenta i pericoli per gli agricoltori che operano sui propri terreni».
«Risposte non sufficienti»
Un problema particolarmente sentito nella nostra provincia, soprattutto nell’area di Maierato: «Le buche scavate nei campi, i rischi sanitari legati a malattie come la peste suina e la tubercolosi, e i problemi di ordine pubblico, come gli incidenti stradali – evidenzia il Movimento – sono ormai sotto gli occhi di tutti. Persino i bambini che giocano nei parchi si trovano a confronto con questi animali, come testimoniano numerose foto e video. Da oltre un decennio, gli agricoltori, in prima linea, hanno lanciato segnali d’allarme attraverso raccolte firme, incontri con istituzioni e associazioni di categoria, manifestazioni e proteste. Tuttavia – rimarcano – le risposte da parte delle autorità competenti sono state insufficienti e, in alcuni casi, addirittura controproducenti. Un esempio lampante è stato il ripopolamento dei lupi, proposto come soluzione naturale per contrastare gli ungulati, ma che si è rivelato un ulteriore danno per gli allevamenti».
«Pronti al confronto con le istituzioni»
L’analisi prosegue: «Sono state proposte diverse soluzioni da comitati e associazioni nate in risposta a questa crisi: dall’apertura della caccia tutto l’anno nelle zone non vocate, all’installazione di gabbie per la cattura automatica, con campi-esca messi a disposizione. Nonostante ciò – si fa rilevar – l’inerzia istituzionale continua a rendere inefficace ogni tentativo di risoluzione. La filiera delle carni e l’attività di selezione sono ostacolate da costi insostenibili per gli operatori, aggravati dall’aumento del prezzo del gasolio, delle munizioni e delle spese per lo smaltimento delle carcasse. Se le autorità competenti vogliono smentire quanto affermiamo – aggiungono – siamo pronti a qualsiasi confronto pubblico, portando prove e testimonianze concrete».
Per il Movimento territorio e agricoltura «ad oggi possiamo purtroppo affermare che le soluzioni adottate per arginare questa piaga sono rimaste una mera illusione, non solo in Calabria, ma in tutta Italia. Durante le proteste degli agricoltori nei vari presidi di Pizzo, Sant’Onofrio e nelle Serre Vibonesi -concludono i membri del sodalizio – il problema è stato più volte sollevato, ma senza ottenere risposte adeguate».