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«San Gennaro nacque a Caroniti di Joppolo e non a Napoli»: ecco il perché spiegato nell’ultimo libro di Michele Furci

La diatriba sulle origini del patrono della città partenopea dura da anni. Ora lo storico vibonese tenta di mettere la parola fine e spiega: «Verità storica che non serve però a innalzare pennacchi o vessilli campanilistici»

«San Gennaro nacque a Caroniti di Joppolo e non a Napoli»: ecco il perché spiegato nell’ultimo libro di Michele Furci
La statua di San Gennaro a Caroniti

San Gennaro da Calafatoni terra di Caroniti di Joppolo”. È stato pubblicato in formato ebook da StreetLib l’ultimo libro dello scrittore e storico vibonese Michele Furci, che illumina con uno squarcio di nuova luce i primi secoli cristiani alle pendici del Poro e  racconta le umili origini calabresi del santo patrono di Napoli.

È lo stesso autore che, nella presentazione del suo ultimo lavoro, ripercorre le vicende storiche che portarono Gennaro ad essere venerato nella città partenopea: «È storicamente certo che comunità cristiane nei primi secoli si sono radicate sulla costa Tirrenica calabrese e alle pendici del Poro. Il territorio, giacché transito degli orientali che imboccavano la penisola italica, fu attraversata pure dagli apostoli diretti a Roma. Le archeologie a Taurianum di Palmi evidenziano insediamenti realizzati in forme comunitarie nel II e III secolo. Tra il 294 e il 336, addirittura, è accertata una comunità femminile che si richiamava a San Fantino 4. Significative rimangono infatti le santità di calabresi: San Fantino Taumaturgo di Taureana (294-336); Sant’Antero, 19° Vescovo di Roma, (III secolo); S. Dionisio o Dionigi (Papa nel 259); Santa Domenica da Tropea (III secolo), martire cristiana che smentisce i luoghi comuni secondo cui la diffusione della fede sarebbe avvenuta con i monaci Basiliani. Il tutto dà basi robuste all’esistenza di San Gennaro Presbitero Episcopo da Calafatoni di Caroniti di Joppolo, attuale provincia di Vibo Valentia.

Del Santo Patrono di Napoli per lungo tempo si era dato per scontato che fosse nativo della medesima città. Ora la narrazione, che la nascita e la vita spirituale del giovanissimo Gennaro possa essere stata a Calafatoni di Caroniti, trova riscontri storici che ne danno valore sul piano della scientificità. È provato che dalla terra di Calabria, talvolta identificata come Bruzia, i Santi martiri sono partiti alla volta di Roma seguendo l’antica via Popilia. La dimensione dei processi di radicamento socio-religiosi del secondo secolo d. C. sostanziano la tesi della nascita di San Gennaro nel borgo di Catalafoni, fortificandola rispetto ad altri assunti sui luoghi di Napoli o Benevento. L’evangelizzazione in quei primi secoli, come è ampiamente dimostrato, non parte da Roma o da altre regioni del centro, bensì si diffonde e si estende dal Medio Oriente seguendo gli itinerari che percorsero i grandi evangelizzatori come San Pietro e San Paolo. Un nuovo umanesimo, degli anni Venti del terzo millennio, ha bisogno di riscoprire la vera missione di un Episcopo Itinerante, quale fu il giovane Gennaro di Calafatoni, che in quel contesto storico ha immolato la vita per far trionfare il messaggio di Gesù e il sacrificio di salvezza dell’incarnazione. Senza tergiversare con assunti tecnocratici, il messaggio ci dice che alla violenza si risponde con la pace, all’umiliazione con la dignità, all’ingiustizia con l’amore verso il prossimo, al ritardo altrui con la cooperazione e la solidarietà. La venerazione dei santi rende visibile il significato della Resurrezione del Cristo come compimento di ciò che, sebbene appaia come fenomeno immateriale, in realtà concreta nel gesto del martirio umano la vittoria dell’amore trascendente sulla morte materiale. La verità storica sui luoghi dei protagonisti delle santità, nella dimensione del concetto di fraternità, non serve perciò per innalzare pennacchi o vessilli campanilistici, bensì per comprendere bene gli itinerari del disegno imperscrutabile dell’Altissimo».

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