domenica,Settembre 22 2024

Omicidio Franzoni a Portosalvo, definitive le condanne per i cugini Salvatore e Andrea Mantella

La sentenza della Cassazione dopo un precedente annullamento con rinvio. Il fatto di sangue è stato commesso il 21 agosto 2002 nella frazione di Vibo

Omicidio Franzoni a Portosalvo, definitive le condanne per i cugini Salvatore e Andrea Mantella
La Cassazione e nel riquadro a sinistra Andrea Mantella, a destra Salvatore Mantella

Condanne definitive per i cugini Salvatore e Andrea Mantella, rispettivamente di 50 e 52 anni, entrambi di Vibo Valentia, con il secondo divenuto collaboratore di giustizia nel maggio 2016. La vicenda processuale è quella relativa all’omicidio dell’allora 29enne Mario Franzoni, fatto di sangue aggravato dalle modalità mafiose e commesso il 21 agosto del 2002 a Portosalvo (frazione di Vibo) mentre la vittima si trovava a bordo della sua Fiat Punto dopo essere rientrato in paese per un periodo di vacanza proveniente da Mariano Comense. La quinta sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi degli imputati, con Salvatore Mantella che viene condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione, mentre per Andrea Mantella (che gode di uno sconto di pena in quanto collaboratore di giustizia) la condanna ammonta a 6 anni e 6 mesi. La sentenza arriva dopo un precedente annullamento con rinvio ad opera della stessa Cassazione del verdetto di secondo grado al termine del quale Salvatore Mantella era stato condannato a 16 anni di reclusione. In primo grado la condanna del gup distrettuale (al termine di un processo celebrato con rito abbreviato che è valso uno sconto di pena pari ad un terzo) nei confronti di Salvatore Mantella era stata invece pari ad anni 30.

Le ragioni della Cassazione

Per Andrea Mantella, la Suprema Corte ha escluso il vincolo della continuazione dei reati (condanna per associazione mafiosa – clan Lo Bianco – rimediata nel processo “Nuova Alba” e omicidio), ma anche perché lo stesso “aveva cercato di evitare l’omicidio di Mario Franzoni”. Per la Cassazione, Mantella non avrebbe mai potuto ideare e volere al momento della sua adesione al sodalizio il delitto di omicidio sia perché la vittima non era un possibile obiettivo rispetto all’azione criminale del gruppo Lo Bianco, sia poiché la decisione di eliminarla scaturiva da un evento del tutto occasionale”. Quanto a Salvatore Mantella, per i giudici della Suprema Corte la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro opera “correttamente l’aumento di pena per l’aggravante speciale prevista per il delitto di omicidio, più grave, e poi mantiene la riduzione per le circostanze attenuanti generiche” e da qui la pena finale di 15 anni e 4 mesi per concorso in omicidio in luogo dei 16 anni rimediati nel precedente giudizio d’appello e dei 30 anni del primo grado. Andrea Mantella era difeso dall’avvocato Manfredo Fiormonti, Salvatore Mantella dall’avvocato Diego Brancia.

L’inchiesta Outset

Andrea Mantella

L’operazione della Dda di Catanzaro sull’omicidio di Mario Franzoni è scattata il 14 luglio 2017 ed è stata denominata “Outset”.  Secondo l’accusa, Franco Barba e Andrea Mantella sarebbero stati i mandanti del fatto di sangue (oltre ai defunti Francesco Scrugli, ucciso nel 2012, e Carmelo Lo Bianco, alias “Piccinni”, il boss dell’omonimo clan di Vibo morto in carcere nel 2014), ma la posizione di Franco Barba è stata poi separata da quella degli altri imputati ed è stata definita con l’archiviazione per come richiesto dall’avvocato Diego Brancia.  Nazzareno Mantella – fratello di Andrea Mantella – secondo l’originaria accusa, avrebbe curato insieme a Salvatore Mantella (quest’ultimo accusato, oltre che dal cugino Andrea Mantella anche dal collaboratore Domenico Giampà, cioè da uno degli esecutori materiali dell’omicidio) la logistica dell’omicidio fornendo le armi e un motorino ai killer.  Nazzareno Mantella è stato però già assolto in appello e Cassazione “per non aver commesso il fatto” dopo aver rimediato 20 anni in primo grado (era difeso in appello dagli avvocati Antonio Porcelli e Salvatore Sorbilli). Domenico e Vincenzo Giampà di Lamezia Terme sarebbero stati invece gli esecutori materiali del fatto di sangue con il secondo che avrebbe guidato la moto con a bordo i due; erano contestati pure i reati di concorso in detenzione di armi illegali e ricettazione.

Giuseppe Giampà

Il collaboratore di giustizia Giuseppe Giampà aveva spiegato che l’omicidio era stato ordinato da Andrea Mantella e Francesco Scrugli per conto della cosca Lo Bianco.  L’autore materiale dell’omicidio, secondo il pentito, sarebbe stato Domenico Giampà che avrebbe utilizzato una pistola calibro 9 short a nove colpi monofilare.  Per portare a termine l’omicidio era stato utilizzato uno scooter guidato da Enzo Giampà, pure lui di Lamezia Terme.  Ad avviso di Giuseppe Giampà, il mandato omicidiario di uccidere Mario Franzoni sarebbe pervenuto pure dal defunto boss Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni”.  In cambio dell’omicidio il gruppo criminale di Mantella e Scrugli avrebbe dovuto ammazzare Pasquale Torcasio, detto “Carrà” o “Ciccio bello”, ed anche Francesco Zagami, entrambi ritenuti esponenti del clan Torcasio di Lamezia Terme, cosca avversaria dei Giampà. Tali ultimi omicidi ai danni dei lametini dovevano essere compiuti – secondo Giuseppe Giampà – da Francesco Scrugli e Salvatore Mantella. Andrea Mantella, a differenza degli altri collaboratori, aveva indicato anche le ragioni dell’omicidio da ricercare nel fatto che Mario Franzoni aveva picchiato e poi puntato la pistola e colpito in faccia i figli di Franco Barba, di nome Bruno ed Enzo.

La contropartita a Mantella e il confronto in aula

Andrea Mantella aveva poi precisato che Franco Barba (la cui posizione – ripetiamo – è stata archiviata), a fronte dell’incarico di morte, si era impegnato a costruirgli gratuitamente due villette in località “Cervo” di Vibo Valentia, una per lui e l’altra per Francesco Scrugli, villette che effettivamente furono costruite subito dopo l’omicidio. Mantella avrebbe quindi dato incarico a Francesco Scrugli di organizzare l’omicidio, chiedendo a Pasquale Giampà, detto “Mille Lire”, di mandargli “due ragazzi dei suoi a Vibo”. Nel processo di secondo grado a carico di Nazzareno Mantella si era proceduto ad un confronto fra il collaboratore di giustizia lametino Domenico Giampà e Vincenzo Giampà che erano rimasti però ognuno sulle proprie posizioni.
In particolare, Domenico Giampà per l’omicidio di Mario Franzoni aveva accusato Salvatore Mantella e Nazzareno Mantella, oltre a Francesco Scrugli e Andrea Mantella, mentre Vincenzo Giampà si era autoaccusato di aver aperto il fuoco contro Mario Franzoni chiamando in causa per il delitto Andrea Mantella e Francesco Scrugli, ma scagionando Salvatore Mantella e Nazzareno Mantella. Dal canto suo, Andrea Mantella aveva specificato il ruolo del fratello Nazzareno nell’omicidio di Mario Franzoni affermando che non era a conoscenza del fatto di sangue e neppure che l’auto sarebbe stata usata per il delitto.

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