domenica,Settembre 22 2024

Narcotraffico dall’Ecuador al Vibonese, condanna definitiva per 51enne di Sant’Onofrio

Sentenza della Cassazione per l’operazione “Incas” condotta dalla Squadra mobile di Vibo, dalla Direzione centrale per i servizi antidroga e dalla Guardia civile spagnola

Narcotraffico dall’Ecuador al Vibonese, condanna definitiva per 51enne di Sant’Onofrio

Diventa definitiva la condanna a 7 anni di reclusione e trentamila euro di multa inflitta a Giuseppe Serratore, 51 anni, di Sant’Onofrio, coinvolto nell’operazione denominata “Incas” che ha fatto luce su un traffico di cocaina dall’Ecuador gestito dal clan Bonavota. La quarta sezione penale della Cassazione ha infatti respinto il suo ricorso dichiarandolo inammissibile, confermando la sentenza emessa il 28 settembre dello scorso anno dalla Corte d’Appello di Roma. In primo grado Serratore era stato condannato ad una pena più alta (9 anni e 4 mesi) dal Tribunale di Civitavecchia, con gli atti del procedimento qui trasmessi per competenza territoriale dal gup del Tribunale di Vibo nell’ottobre 2013.

Il 51enne è stato così ritenuto responsabile di aver concorso nell’illecita importazione, nel trasporto e nella detenzione di quattro chili e mezzo di cocaina da cui sarebbe stato possibile ricavare oltre ventimila singole dosi. L’operazione ha preso le mosse l’1 luglio 2011, quando il Servizio centrale operativo della polizia italiana e la direzione centrale per i servizi antidroga comunicavano alla Squadra Mobile di Vibo Valentia che la Guardia civile spagnola aveva individuato all’aereoporto di Barajas (Madrid) un “pacco” al cui interno era celata della cocaina proveniente da Quito, in Ecuador, con destinazione finale l’aeroporto romano di Fiumicino. Individuato il destinatario dei “colli” di cocaina in Giuseppe Serratore, veniva organizzata una “consegna controllata” dei pacchi che pervenivano il giorno 26 luglio 2011 all’aereoporto di Fiumicino e che successivamente venivano presi in consegna dalla Squadra Mobile della Questura di Vibo Valentia. Nei “colli” venivano trovati articoli etnici di vario tipo e, celati all’interno di vasi, degli involucri contenenti la cocaina.

La consegna del pacco

Effettuati i controlli e gli accertamenti, previa sostituzione dello stupefacente con del mannitolo da parte della polizia, i “colli” venivano reimmessi nel circuito mediante affidamento ad un corriere. La merce veniva quindi ricevuta in data 9 agosto 2011 da Giuseppe Serratore il quale provvedeva a firmare il relativo documento di trasporto e, con l’aiuto di una donna, introduceva alcuni colli nella propria abitazione lasciando gli altri sul balcone che poco dopo copriva con un lenzuolo bianco. Successivamente, ricevuta una telefonata da altra utenza intestata al cognato Vito Bonavota, Serratore si allontanava dall’abitazione per poi tornarvi insieme a questi caricando tre pacchi su una vettura Lancia Libra che raggiungeva la masseria di Antonio Bonavota, padre del cognato, ubicata in contrada Valenti”.

Per la Cassazione è rimasto accertato che “gli apparati di intercettazione collocati dalla polizia nei colli hanno captato la voce di tre soggetti maschili presenti in loco”, identificati in Francesco Cortese, 55 anni, di San Gregorio d’Ippona e Vito Bonavota, 51 anni, di Sant’Onofrio, anche loro rimasti coinvolti nell’operazione “Incas” ma che hanno seguito altro troncone processuale.
Giuseppe Serratore, sotto osservazione da parte della polizia, portava quindi nella masseria gli altri due colli rimasti a casa sua, mentre gli agenti, postisi sul retro del casolare, notavano due persone uscire e abbandonare nel terreno limitrofo le piattaforme di polistirolo e compensato contenute nei pacchi. I due venivano quindi fermati e identificati in Serratore e Cortese; successivamente veniva identificato anche Bonavita. Per i giudici la responsabilità di Serratore nel reato contestato è indiscussa “essendo stato lui a ricevere i pacchi e poi a trasportarli presso la masseria nonché a provvedere alla loro apertura”. Da qui l’inammissibilità del suo ricorso e la conferma della condanna.

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