Vibo, ora il torrente Sant’Anna sfocia anche in Procura: aperto un fascicolo sulla bomba ambientale di Bivona
Per il momento si procede contro ignoti e si punta su eventuali reati di inquinamento e sversamenti illeciti. Al lavoro la task force fortemente voluta dal procuratore di Vibo Camillo Falvo impegnata costantemente su questo fronte
Il torrente Sant’Anna alla fine è sfociato anche in Procura con tutto il suo carico di interrogativi. Il procuratore Camillo Falvo, infatti, ha aperto un fascicolo per fare luce sulle eventuali responsabilità dietro i continui sversamenti di liquami fognari nel mare di Bivona.
Il fascicolo aperto, per il momento contro ignoti, punta a individuare eventuali reati di inquinamento ambientale e sversamenti illeciti.
Al lavoro è la task force fortemente voluta già qualche anno addietro dai procuratori Camillò Falvo e Salvatore Curcio. È composta Calabria Verde, l’Arpacal, i carabinieri del Noe, la Guardia di Finanza, i Forestali, la Capitaneria di Porto, l’Anton Dorhn, la polizia municipale. Sono tutti attivi per tutta l’estate per monitorare la situazione dell’inquinamento del mare.
Una situazione che si protrae da mesi quella a Bivona e che sta compromettendo non soltanto la balneabilità nella frazione vibonese, ma anche il tessuto economico locale.
Il procuratore Falvo, particolarmente attento ai reati ambientali, aveva partecipato anche alla riunione in Prefettura del 9 agosto scorso, dalla quale era scaturito l’accordo tra Comune e Corap per il collettamento del depuratore Silica a quello più grande di Porto Salvo in caso di “troppo pieno”, cioè una particolare situazione di stress per l’impianto a monte che può determinare sversamenti dei liquami fognari in eccesso nel Sant’Anna. L’intesa prevedeva che per 4 ore al giorno, dalle 10 alle 14, il Silica avrebbe potuto indirizzare i liquami (entro il limite massimo di 400 mc/h) verso l’impianto a valle.
Accordo che è stato poi superato dall’ordinanza contingibile e urgente del sindaco Enzo Romeo del 14 agosto, che ha in pratica precettato il Corap (che gestisce Porto Salvo) affinché accolga i reflui del Silica senza limiti di tempo e quantità. Decisione scaturita dopo l’ennesimo scempio ambientale documentato da Il Vibonese.
Ora nella partita entra anche la Procura, che dovrà cercare di sbrogliare una matassa estremamente intricata a causa dei numerosi enti coinvolti.