Regionali, gli oliveriani vibonesi convergono su un candidato
Nel centrosinistra grandi manovre in cerca di una poltrona. L’accordo nazionale Pd-M5S non scoraggia il governatore uscente. Ed a Vibo, tra i dem, nessuno intende mollare
La cena tra Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio ha gettato le basi per l’accordo, anche in Calabria, tra Pd e Movimento 5 Stelle in vista delle elezioni regionali. Ma non tutti i nodi sono stati sciolti. Sul tavolo resta aperta la questione più importante, la scelta del candidato alla presidenza, con la bilancia che pende un giorno dal lato di Giuseppe Gualtieri, un altro da quella di Pippo Callipo ed un altro ancora da quella di Ferdinando Laghi, con l’ex prefetto di Vibo Valentia che sembrerebbe in vantaggio. In campo resta sempre – per il momento – il governatore uscente Mario Oliverio. Ed è proprio attorno ai suoi fedelissimi che sta prendendo forma lo scacchiere delle candidature. Nelle ultime ore è dato come netto favorito per un posto in «una delle almeno sei liste» (come sbandierato a più riprese) l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, che troverebbe il sostegno – è qui la novità – di molti dei fuoriusciti dal Pd o comunque da diversi esponenti che navigano attorno alla barca democratica, come Michele Soriano, e che su di lui convergerebbero in maniera compatta. Giamborino, quindi, godrebbe dell’appoggio anche di alcuni amministratori delle Preserre, tra i quali i sindaci di Dasà, Raffaele Scaturchio, e di Acquaro, Giuseppe Barilaro, che è un altro dei luogotenenti oliveriani in provincia e che era tra i papabili per una candidatura.
Nel centrosinistra restano in piedi – in quota Pd – le candidature di Bruno Censore e Michele Mirabello. L’ex parlamentare non intende mollare la presa, e dopo avere preso le distanze da Oliverio (con lui anche la federazione provinciale guidata da Enzo Insardà) starebbe continuando a lavorare per aggregare il consenso partendo dal suo feudo, Serra San Bruno, ed allargandosi ad altri lidi della provincia. Le manovre censoriane finiscono inevitabilmente per restringere il campo d’azione di Mirabello, che parte dalla base elettorale di Ricadi per cercare sponda in altri centri come Rombiolo e Tropea. Il capoluogo, invece, ad oggi sembra terra di tutti e di nessuno e non è in grado di esprimere un proprio nome. D’altronde, al di là di qualche innesto legato al gruppo di Stefano Luciano, il Pd di Vibo è un po’ come il Pil nazionale: a crescita zero; anzi, ha subito una grossa involuzione sul piano elettorale nell’ultimo anno. Uno spazio a sinistra potrebbe sfruttarlo Antonio Lo Schiavo, ma più sulla sua persona che in orbita Leu, altro partito che, nello scacchiere provinciale, è pressoché inesistente.