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«In queste due ore dimentico di essere in carcere», LaC Storie “libera” i detenuti con la bellezza della Calabria

Il fotoreporter vibonese Saverio Caracciolo sta trasmettendo e illustrando i suoi premiati docufilm nei penitenziari attraverso un progetto che raccoglie sempre più consensi. L'editore Maduli: «Questa è la forza del nostro network»

«In queste due ore dimentico di essere in carcere», LaC Storie “libera” i detenuti con la bellezza della Calabria
Saverio Caracciolo (in piedi) con i detenuti impegnati a visionare i suoi docufilm sulla Calabria

Portare un po’ di Calabria, la magia dei luoghi più belli della nostra terra sul piccolo schermo. Ma anche raccontare piccoli grandi personaggi che, quotidianamente, con il loro lavoro e le loro passioni, lasciano un segno nelle comunità d’appartenenza. Il progetto del videoreporter vibonese di LaC Tv, Saverio Caracciolo, è nato proprio con l’obiettivo di stravolgere una narrazione della Calabria a senso unico. Non solo ‘ndrangheta, non solo malaffare. La piccola creatura “LaC Storie” ha avuto il pregio, in questi anni di onorato servizio, di entrare nelle case dei telespettatori. Ogni puntata, un messaggio di speranza, un racconto originale di una Calabria inedita, generosa, genuina (clicca qui per rivedere tutte le puntate su LaC Play).

LaC Storie, oltre le sbarre

Saverio Caracciolo

Piccole perle che hanno raggiunto anche luoghi impensabili, contesti di sofferenza e luoghi di “attesa”. Infatti, i racconti di LaC Storie hanno oltrepassato il muro del penitenziario di Palmi, raggiungendo e conquistando il cuore dei detenuti. A entrare nel dettaglio del progetto, il suo creatore Caracciolo: «Circa due anni fa – spiega – ho proposto al direttore del carcere di Palmi, Mario Antonio Galati il mio progetto che consisteva nel proiettare settimanalmente ai detenuti i documentari realizzati con LaC Storie. L’idea è stata accolta positivamente».

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Uno dei messaggi dei detenuti al videoreporter Caracciolo

Giornata dopo giornata, le puntate hanno quindi raccolto consensi: «È stato davvero un grande successo. Il progetto è stato apprezzato non solo dai numerosi detenuti ma anche dall’area trattamento guidata dal dottor Domenico Ciccone». Un messaggio raccolto in pieno, dunque: «Con queste iniziative – scandisce il videoreporter – desideravo far conoscere la bella Calabria con le sue innumerevoli sfaccettature, dal folklore al cibo, dai vecchi mestieri in via di estinzione, alle varie tradizioni religiose. Alla fine del progetto i detenuti mi hanno scritto vari pensieri di gratitudine e di stima. Tra questi, uno mi ha colpito in particolare: “Pensa che dimentico di essere in carcere nelle 2 ore che trascorro con te”».

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Il coinvolgimento dei minori detenuti

Partendo dai riscontri incoraggianti, si lavora verso altre direzioni: «Da pochi giorni ho iniziato un nuovo progetto rivolto ai ragazzi dell’Istituto penitenziario minorile di Catanzaro, accettato con grande slancio dal direttore Francesco Pellegrino», sottolinea Caracciolo.

Così ogni lunedì, i ragazzi dai 16 ai 24 anni partecipano «alla proiezione di vari miei documentari con lo scopo di far conoscere la Calabria e al contempo sensibilizzarli ad appassionarsi al cinema per guidarli nella realizzazione di un mini docufilm». Il prossimo step sarà raccontare una loro storia e renderli protagonisti: «Saranno registi, attori, operatori di ripresa, fonici, scenografi e sceneggiatori, direttori di fotografia». L’entusiasmo è alle stelle: «Sono convinto che bisogna dare una possibilità a questi ragazzi. Mi auguro che attraverso la mia professione possano mettersi in gioco e migliorare la propria vita. Tutto questo si è potuto e si sta realizzando anche per il sostegno del gruppo Diemmecom. Il presidente Domenico Maduli è sempre stato sostenitore dei miei progetti rivolti ai più fragili», fa presente il videoreporter.

Parole d’orgoglio espresse dal presidente Maduli: «Il lavoro del network LaC e del nostro Saverio Caracciolo rappresenta una pietra miliare del nostro impegno. Attraverso questi progetti – chiosa – miriamo a formare e ri formare i mestieri coinvolgendo proprio tutti. Questa è la vera forza del nostro immane lavoro».

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