Dalle macerie alla rinascita, la chiesa del Gesù di Tropea pronta a tornare ai fedeli – Foto
Terminati i lavori di ripristino della volta dopo il disastroso crollo avvenuto nel luglio 2023. L’apertura ufficiale è attesa a settembre. I dettagli degli interventi snocciolati dall’architetto Pata, direttore dei lavori
Dalle macerie alla rinascita. La chiesa del Gesù, nel cuore antico di Tropea, pronta a riscrivere un nuovo capitolo della propria storia. Dopo il cedimento di un frammento della calotta, parte della volta centrale, avvenuto nel giugno 2023, i lavori di restauro nell’edificio religioso sono giunti al termine. Per settembre si prevede l’ufficiale cerimonia di riapertura. Un momento importante per la comunità di fedeli ma anche per la Congregazione dei padri redentoristi che gestisce e amministra la chiesa (alla loro storia è stata dedicata una puntata di LaC storie a cura di Saverio Caracciolo). Un bene prezioso da tutelare poiché, oltre ai preziosi reperti d’arte sacra che custodisce, la sua presenza testimonia una delle fasi storiche più significative, ovvero l’arrivo dei gesuiti in terra calabra. In occasione dell’inaugurazione verrà anche presentato un libro contente le varie fasi d’intervento realizzate per il recupero della volta.
Il crollo
Il crollo della porzione di cupola si verificò il 30 luglio 2023, a poche ore dal termine di una celebrazione eucaristica. Fortunatamente in quel momento l’edificio non ospitava alcuna funzione e il frammento precipitò sui banchi vuoti. Dopo lo smarrimento iniziale, i padri redentoristi, decisero di rimboccarsi le maniche. A sostenere la ricostruzione della volta, padre Francesco La Ruffa, supportato dalla Congregazione del Santissimo Redentore.
Così, dopo aver interpellato la Soprintendenza delle Belle Arti, padre Francesco si rivolse al direttore dell’Ufficio tecnico per i beni culturali ecclesiastici e la nuova edilizia di culto della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, don Nicola Scordamaglia, a capo di una struttura riorganizzata e potenziata dal vescovo Attilio Nostro, per richiedere supporto tecnico, e, ad ogni modo, interessando l’architetto qualificato Enrico Pata, specialista in Restauro dei beni architettonici e dei monumenti formatosi al Politecnico di Milano. Non solo. Si confrontò anche coi padri superiori a Pagani, in provincia di Salerno. La disponibilità è stata immediata e subito è partito l’iter per il recupero delle risorse finanziarie utili all’intervento. Fondamentale, in questo, sono state le figure di padre Vincenzo Loiodice, economo e procuratore provinciale, e dei provinciali superiori, p. Serafino Fiore e p. Gennaro Sorrentino. L’approvazione loro e quella del Consiglio è stata decisiva.
L’intervento
«L’elemento su cui è concentrata l’attenzione – spiega l’architetto Pata in veste di progettista architettonico-strutturale e direttore dei lavori – è stata la “falsa volta in camorcanna”, realizzata secondo una tecnica antica, con canne intonacate». L’uso delle canne per strutture leggere era già in uso al tempo dei romani come attestato dal trattato di Vitruvio.
Nonostante i pregi, la modalità di costruzione patisce possibili infiltrazioni d’acqua. Nel caso di Tropea, la situazione si è presentata agli operatori ancor più drammatica visto l’accumularsi nel tempo «del guano dei piccioni, sotto il quale si creano condizioni più favorevoli ai fenomeni di marcescenza». L’architetto Pata racconta: «I ponteggi per salire in alto sono stati montati il 28 febbraio 2024. Raggiunta la Volta, è stato possibile constatare che si presentava in uno stato di precarietà allarmante. Le lesioni, i cosiddetti quadri fessurativi la attraversavano in ogni direzione, così che la calotta risultava interamente fratturata».
La versione perfezionata del progetto è stata presentata alla Soprintendenza il 10 marzo ed è stata approvata qualche giorno dopo». La ricostruzione non si sarebbe dovuta discostare dall’originale: «Così il 29 marzo 2024 sono iniziati i lavori di puntellamento dell’intera calotta a causa delle condizioni precarie. Alle ore 9:00 la tranquilla giornata dei Padri Redentoristi è stata destata dai rumori e dalle polveri. Il cantiere aveva inizio».
Il progetto ha previsto «la demolizione controllata della calotta della volta in camorcanna e la perfetta ricostruzione in analogia, dov’era e com’era». Fondamentale, l’introduzione di nuove tecnologie e nuovi materiali. Dopo il ripristino dello scheletro ligneo, è stata avviata la ricostruzione della calotta grazie alla professionalità dell’impresa esecutrice (Cooper. Po. Ro. Edile di Rombiolo): «Così – chiosa l’architetto Pata- dopo 73 giorni l’opera è stata completata l’11 luglio e qualche giorno dopo i ponteggi hanno lasciato la chiesa». Un risultato che inorgoglisce, reso possibile grazie al lavoro degli operatori e all’aiuto delle persone che con le offerte devolute a padre Francesco hanno reso possibile la ricostruzione.
La chiesa verrà aperta eccezionalmente per la celebrazione della messa in occasione della giornata di S. Alfonso Maria de Liguori il primo agosto alle ore 18:30. Ritornerà ufficialmente ai fedeli da settembre con una cerimonia in cui saranno presenti alte cariche ecclesiastiche.
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