Uccise la fidanzata, sarà la Corte d’Assise d’appello di Reggio a decidere se il vibonese De Pace era «stressato dal Covid»
La concessione delle attenuanti generiche consentirebbe all’infermiere di Dasà di evitare l'ergastolo per l’omicidio della compagna Lorena Quaranta
A Messina c’è una sola sezione di Corte d’assise d’appello. È questo il motivo per il quale la Corte di Cassazione, dopo avere disposto l’annullamento con rinvio della sentenza emessa dai giudici di secondo grado della città peloritana, ha disposto che il nuovo processo per l’omicidio di Lorena Quaranta, uccisa nel 2020 a Furci Siculo (Messina) dal compagno, l’infermiere Antonio De Pace, venga celebrato davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria.
L’annullamento della sentenza d’appello disposto dalla Suprema Corte non riguarda, comunque, la responsabilità penale dell’imputato, dichiarata «irrevocabile» dalla Cassazione, ma la mancata concessione delle attenuanti «per stress da Covid». La Corte d’assise d’appello di Messina, inoltre, secondo la Corte di Cassazione, non ha verificato se «la contingente difficoltà di porre rimedio» allo stato d’angoscia dell’imputato a causa del Covid, «costituisca un fattore incidente sulla misura della responsabilità penale». La concessione delle attenuanti generiche consentirebbe a De Pace di evitare l’ergastolo, con una riduzione della condanna che gli é stata inflitta a 30 anni di reclusione.