“L’interdittiva antimafia”, l’Associazione forense vibonese fa il punto
Ad analizzare la questione, dal punto di vista burocratico e giuridico ma anche sotto il profilo economico e delle conseguenze per le imprese, un qualificato parterre composto da avvocati, magistrati e imprenditori
E’ previsto per il 15 dicembre al 501 Hotel di Vibo Valentia, a partire dalle ore 16, il convegno “L’interdittiva antimafia”. Un approfondimento messo in campo dall’Associazione forense vibonese diretta dall’avvocato Giovanni Marafioti, che consentirà ai partecipanti di accreditarsi presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Vibo Valentia per il rilascio dei crediti formativi.
Ad analizzare la questione, dal punto di vista burocratico e giuridico ma anche sotto il profilo economico e le conseguenze registrate per le imprese e per le società, un parterre qualificato composto da Nicola Durante, magistrato del Tar Catanzarese, II sezione; Andrea Cuzzocrea, presidente Confindustria Reggio Calabria; Armando Veneto, presidente del Consiglio dei Presidenti delle Camere Penali Italiane e Gaetano Macrì, presidente Confindustria Vibo Valentia. Nelle vesti di moderatore, invece, Giovanni Marafioti, presidente dell’Associazione forense vibonese.
Inchiesta “Ecosistema”, per l’Ased arriva l’interdittiva antimafia
L’iniziativa nasce dai tanti casi riscontrati nel quotidiano come l’allontanamento in corso d’opera di decine e decine di imprese dai cantieri di Expo a Milano; oppure le vicende legate a costruttori di origine calabrese in delegazione dal prefetto di Reggio Emilia per lamentare persecuzioni “etniche”. Esempi che si moltiplicano e che riguardano la Calabria, i calabresi e anche le altre regioni d’Italia.
L’interdittiva antimafia è un atto amministrativo, inflitto dalle prefetture, che permette all’amministrazione pubblica di interrompere qualsiasi rapporto contrattuale con imprese che presentano un pericolo di infiltrazioni mafiose. Tuttavia, saranno solo eventuali processi a sancire la colpevolezza definitiva di titolari o dirigenti. Per cadere “nella trappola”, basta poco: un’inchiesta in corso, una frequentazione sospetta, un socio opaco, una parentela pericolosa. Precise direttive sono state elargite dal Consiglio di Stato, il quale ha rimarcato che «l’informativa antimafia, presuppone “concreti elementi da cui risulti che l’attività d’impresa possa, anche in modo indiretto, agevolare le attività criminose o esserne in qualche modo condizionata”».
Pertanto risulta «estranea al sistema delle informative antimafia, non trattandosi di provvedimenti nemmeno latamente sanzionatori, qualsiasi logica penalistica di certezza probatoria raggiunta al di là del ragionevole dubbio poiché simile logica vanificherebbe la finalità anticipatoria dell’informativa, che è quella di prevenire un grave pericolo e non già quella di punire, nemmeno in modo indiretto, una condotta penalmente rilevante».
Viste le conseguenze sulle imprese, sulle famiglie e sulla società, l’Afv si è spesa per la creazione di un evento ad hoc, per discutere, insieme ad affermati professionisti, di tutti gli aspetti connessi all’interdittiva.