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Autonomia differenziata, l’opposizione regionale serra le file a Vibo: «Occhiuto dica da che parte sta, sostenga l’abrogazione» – VIDEO

I capigruppo di minoranza Bevacqua, Lo Schiavo e Tavernise chiedono alla maggioranza di schierarsi in maniera netta contro la legge Calderoli e di sostenere la proposta di referendum

Autonomia differenziata, l’opposizione regionale serra le file a Vibo: «Occhiuto dica da che parte sta, sostenga l’abrogazione» – VIDEO
Da sinistra, Tavernise, Lo Schiavo, Tripepi (il giornalista che moderava l'incontro), Bevacqua e Mammoliti

Il cavallo di battaglia del centrosinistra – il No all’Autonomia differenziata – stenta a partire al galoppo. Per ora va al trotto cercando di raggiungere la prima curva del tracciato che porta al referendum abrogativo. A spronarlo ci sta provando la minoranza in Consiglio regionale, che in vista della riunione dei capigruppo che si terrà domani a Reggio, ha serrato le file con una conferenza stampa nella sala consiliare del Comune di Vibo Valentia, «un luogo simbolico», è stato definito, per unire il fronte calabrese che si oppone alla riforma ormai legge. Ad incontrare i giornalisti c’erano i capigruppo Mimmo Bevacqua (Pd), Antonio Lo Schiavo (misto) e Davide Tavernise (M5s). Presente anche il consigliere regionale dem di Vibo Valentia, Raffaele Mammoliti. Un campo largo già sperimentato con successo proprio nel capoluogo vibonese in occasione dell’elezione a sindaco di Enzo Romeo, che oggi ha accolto i consiglieri regionali, sottoscrivendo idealmente la battaglia, per poi lasciare l’aula consiliare.

Come è noto, l’Autonomia differenziata è il riconoscimento di autonomia legislativa esclusiva alle regioni a statuto ordinario in materie di competenza concorrente e, in alcuni casi, di competenza esclusiva dello Stato, consentendo ai territori di trattenere il gettito fiscale.

Contro questa prospettiva, ormai già normata dal Ddl Calderoli, alcune regioni, guidate dall’Emilia Romagna, stanno procedendo a impugnare la legge dinanzi alla corte Costituzionale (ce ne vogliono almeno 5 per il ricorso): Toscana, Puglia, Campania e Sardegna. Manca all’appello ancora la Calabria, lacerata da una contraddizione politica: il governo regionale è di centrodestra, come la stessa maggioranza parlamentare che ha condotto in porto l’Autonomia differenziata. Ed è proprio su questo che la minoranza sta facendo leva con l’intenzione di «stanare il presidente Occhiuto», ha sottolineato Bevacqua.

«Il governatore deve venire in aula a dire da che parte sta – ha rimarcato Lo Schiavo -. È finito il tempo della melina, ora bisogna schierarsi e dire chiaramente ai calabresi se si è a favore o contro l’Autonomia differenziata. Chiederemo questo al presidente Occhiuto, e la sua risposta deve essere data nella massima assise istituzionale, non sui social o nei comunicati stampa. La Calabria è la regione che verrà più penalizzata da questa legge, che cristallizzerà le differenze infrastrutturali con le regioni più ricche. Se non è la Calabria a chiedere l’abrogazione dell’Autonomia differenziata, chi altro dovrebbe farlo?».

A essere continuamente evocato dalla minoranza non è solo il governatore, ma anche il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso. Ed è Tavernise a ricordare che Mancuso si è già espresso pubblicamente contro l’Autonomia differenziata, chiedendogli ora di essere coerente con quanto ha affermato. «Mancuso è un iscritto alla Lega – ha sottolineato il capogruppo dei Cinquestelle – e ha dichiarato pubblicamente di essere contrario a questa legge, che ha definito un “pasticciaccio”. Adesso, come presidente del Consiglio regionale, ha la possibilità di tutelare i calabresi ma anche difendere nove consiglieri regionali di opposizione che hanno chiesto, appunto, di mettere all’ordine del giorno del prossimo Consiglio la richiesta del referendum abrogativo. È il momento di passare dalle parole ai fatti, e il presidente Mancuso, insieme ai capigruppo di maggioranza, deve dimostrare di essere davvero dalla parte dei calabresi e non limitarsi a eseguire ordini di scuderia».

Nonostante le critiche mosse alla riforma da Occhiuto – che spesso ha ripetuto come un mantra lo slogan «no money, no party», a sottolineare che senza il finanziamento dei Lep, i Livelli essenziali di prestazione, si sarebbe messo di traverso – è difficile immaginare che il Consiglio regionale della Calabria esprima sulla questione una posizione unitaria. Ne è consapevole Bevacqua, che si porta avanti col lavoro: «Se non dovesse essere accolta la nostra richiesta, chiederemo una mobilitazione straordinaria da parte dei sindaci, della società civile, della Chiesa e delle associazioni su un tema che riteniamo vitale per il futuro della Calabria». A dire il vero, Chiesa, sindaci e società civile sono stati i primi a scendere in campo per contrastare il Ddl Calderoli. Era ora che anche la politica cominciasse a fare sul serio.

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