domenica,Ottobre 6 2024

Sparatoria a Sorianello, i tre arrestati fanno scena muta dinanzi al gip di Vibo

Comparsi dinanzi al giudice per l’interrogatorio di garanzia si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e sono stati riportati in carcere. Ad attenderli fuori dal Tribunale oltre trenta tra familiari e amici

Sparatoria a Sorianello, i tre arrestati fanno scena muta dinanzi al gip di Vibo
Michele Idà

Hanno fatto scena muta, avvalendosi della facoltà di non rispondere, le tre persone arrestate venerdì scorso dai carabinieri nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura di Vibo che mira a far luce sulla sparatoria messa in atto a Sorianello, dopo una lite in un bar, ai danni dell’argentino Jeremias Lovrovich, raggiunto a casa da un colpo d’arma da fuoco al polpaccio, la sera del Natale scorso. Dinanzi al gip del Tribunale di Vibo che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, Rossella Maiorana, sono comparsi: Giuliano Nardo, 20 anni, di Sorianello (difeso dagli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Cicino); Michele Idà, 27 anni, di Gerocarne (difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo) e Nazzareno Salvatore Emanuele, 19 anni, anche lui di Gerocarne (assistito dall’avvocato Giuseppe Di Renzo). 

Invitati dal giudice a fornire una loro versione dei fatti rispetto alle accuse che gli vengono contestate, i tre hanno preferito fare scena muta. Devono rispondere, in concorso tra loro, dei reati di lesioni personali aggravate, porto ed esplosione di colpi d’arma da fuoco, violazione di domicilio e danneggiamento. All’esito dell’interrogatorio di garanzia, i difensori dei tre arrestati si sono riservati di ricorrere al Tribunale del Riesame, senza per ora chiedere al gip alcuna gradazione della misura cautelare. Terminati gli interrogatori di garanzia, i tre arrestati sono stati quindi di nuovo tradotti nel carcere di Vibo Valentia. Ad attenderli su corso Umberto, fuori dal Tribunale, oltre trenta persone – tra familiari e amici – provenienti dalla Preserre vibonesi (Gerocarne, Soriano e Sorianello).

Alla “missione punitiva” – secondo la ricostruzione del gip, della Procura e dei carabinieri – avrebbe preso parte anche una quarta persona ancora da identificare in quanto incappucciata e con volto coperto al momento dei fatti. Giuliano Nardo è figlio di Michele Nardo, quest’ultimo con precedenti di polizia “per tentato omicidio, ricettazione, riciclaggio, detenzione abusiva di armi” e, annota il gip, sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Michele Idà è invece figlio del 59enne Franco (“Nuccio”) Idà, cognato del boss ergastolano Bruno Emanuele. Franco Idà è tornato totalmente libero senza alcuna misura nel luglio 2022 dopo aver scontato la condanna per associazione mafiosa e narcotraffico (11 anni e 6 mesi) nell’operazione “Luce nei boschi”. Nazzareno Salvatore Emanuele è infine figlio di Gaetano Emanuele (fratello di Bruno Emanuele), attualmente latitante per l’operazione antimafia che il 21 giugno scorso ha fatto luce sulla “Strage di Ariola” avvenuta il 25 ottobre 2003 con tre morti ed un ferito. 

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