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Operazione contro il clan Mancuso: nuovo processo d’appello a sei anni dal verdetto in Cassazione

I giudici di secondo grado hanno ordinato la citazione in giudizio di sette imputati coinvolti nell’inchiesta Black money scattata nel marzo del 2013

Operazione contro il clan Mancuso: nuovo processo d’appello a sei anni dal verdetto in Cassazione
Giovanni D’Aloi

A sei anni di distanza dall’annullamento con rinvio ad opera della Cassazione, la seconda sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro ha fissato il nuovo processo di secondo grado per sette imputati coinvolti nell’operazione antimafia denominata “Black money” contro il clan Mancuso scattata nel marzo del 2013. La Corte ha ordinato la citazione in giudizio per il 24 settembre prossimo dei seguenti imputati: Giovanni D’Aloi (cl ’66), di Nicotera, ma residente a San Calogero, che nel precedente giudizio di secondo grado era stato condannato in appello a 8 anni, 6 mesi e 20 giorni (per lui ha retto l’accusa di associazione mafiosa); Antonio Pantano (cl ‘57), nativo di San Calogero ma residente a Santa Maria di Ricadi, condannato in appello a 2 anni e 10 mesi per reati legati alle armi ma assolto dall’accusa di associazione mafiosa; Antonio Cuturello (cl ’90), di Nicotera, condannato in precedenza a 5 anni e 6 mesi (ha retto la responsabilità per reati legati alle armi, mentre è stato annullata con rinvio la contestazione di associazione mafiosa); Orazio Cicerone (cl ’73), di Limbadi, che in appello era stato condannato a 5 anni e 4 mesi (l’annullamento con rinvio riguarda la rideterminazione della pena); Ercole Palasciano (cl ’61), commercialista di Catanzaro (condannato in appello a un anno e 4 mesi); Francesco L’Abbate (cl ’76), avvocato di Reggio Calabria, che era stato condannato in appello a 6 mesi; Domenico Musarella (cl ’75) di Campo Calabro, che era stato condannato a 6 mesi in appello. Per gli ultimi tre l’annullamento con rinvio della Cassazione ha riguardato l’accusa di associazione a delinquere semplice.

Nutrito il collegio di difesa: Giovanni D’Aloi è difeso dagli avvocati Giangregorio De Pascalis e Francesco Muscia; Antonio Cuturello dall’avvocato Giuseppe Cosentino; Antonio Pantano dall’avvocato Francesco Muzzopappa; Orazio Cicerone dagli avvocati Michelangelo Miceli e Alfredo Gaito; Ercole Palasciano dagli avvocati Francesco Gambardella e Franco Coppi; Domenico Musarella dagli avvocati Francesco Gambardella e Franco Coppi; Francesco L’Abbate dagli avvocati Aldo L’abate e Massimo Krough.

Parti civili figurano i testimoni di giustizia di Briatico Giuseppe Grasso, Francesco Franzè, Maria Concetta Grasso, Domenico Grasso, tutti assistiti dall’avvocato Lia Staropoli, e Domenico Polito di Rombiolo assistito dall’avvocato Claudia Conidi. L’operazione “Black money” era scattata nel marzo del 2013 con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Nel troncone ordinario celebrato a Vibo Valentia non ha retto l’accusa di associazione mafiosa a carico dei vertici del clan Mancuso, mentre altre assoluzioni definitive (in quanto non appellate in Cassazione) si sono registrate anche in Appello nel troncone dell’abbreviato.

In particolare, il 22 giugno 2021 la Cassazione aveva reso definitive le seguenti condanne: 5 anni Antonio Mancuso per il solo reato di estorsione (a fronte di una richiesta di pena in primo grado avanzata dal pm Marisa Manzini pari a 27 anni di reclusione); 9 anni Giovanni Mancuso per il reato di usura (l’accusa in primo grado aveva chiesto per lui 29 anni di reclusione, così come in appello); 7 anni e 8 mesi per Agostino Papaianni (l’accusa in appello aveva chiesto per lui 23 anni e 8 mesi); 7 anni Gaetano Muscia (così come in primo grado), 5 anni e 6 mesi Antonio Prestia (così come in primo grado). In Black money è stato invece assolto in via definitiva Pantaleone Mancuso, alias Scarpuni” (laddove il pm in primo grado aveva chiesto 26 anni e 6 mesi di reclusione e 18 in appello).  Sia la Corte d’Appello (con sentenza del 12 novembre del 2019), sia in precedenza la sentenza di primo grado del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, avevano ribadito il totale vuoto probatorio dell’accusa in ordine al reato di associazione mafiosa.

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