Cosentino lasciato solo ha perso (anche) per questo. Ora da Romeo sindaco vogliamo tutto e presto, abbiamo già aspettato troppo
La sensazione che il candidato del centrosinistra avrebbe prevalso si è fatta sempre più netta negli ultimi giorni, mentre era evidente che il suo competitor veniva inesorabilmente abbandonato al suo destino scritto da altri
Il “bravo ragazzo” non ce l’ha fatta. Roberto Cosentino lanciato nella mischia da Forza Italia appena due mesi prima dell’appuntamento elettorale, ha perso il ballottaggio con Enzo Romeo, nuovo sindaco di Vibo Valentia con il 53,60% dei voti dopo circa 15 anni di dominio incontrastato del centrodestra.
Due settimane fa, in occasione del primo turno, quando qualcuno chiedeva un pronostico al povero cronista di turno, la risposta era sempre evasiva: mah, non si sa come va a finire. L’incognita Muzzopappa era troppo insondabile, troppo gravosa sull’esito di una competizione elettorale in cui destra e sinistra, governo e opposizione, si mischiavano al centro in un amalgama non definibile con i canoni di un rinnovato bipolarismo che sarebbe uscito, in quella stessa tornata elettorale, dalle urne delle Europee. Poi, in vista del ballottaggio, la situazione è cambiata.
La sensazione che Romeo avrebbe prevalso si è fatta poco a poco sempre più netta, e non solo perché quattro giorni prima del voto Muzzopappa ha sciolto le riserve schierando i suoi elettori con lui. Ma soprattutto perché la solitudine di Cosentino è diventata ogni giorno più evidente. Il “bravo ragazzo” sempre in maglietta e scarpe da ginnastica, il «miglior dirigente della Regione», come l’ha definito Occhiuto l’ultima volta che si è visto da queste parti, quasi 20 giorni fa ormai, è stato lasciato solo ad affrontare un destino scritto da altri.
Ieri pomeriggio, nella sua segreteria elettorale, ad attendere l’esito dello spoglio, non c’era quasi nessuno di quelli che “contano”. Alle 15.30, a mezz’ora di distanza dalla chiusura dei seggi e ad appena 200 voti di vantaggio di Romeo, già erano spariti tutti, a parte i familiari e i militanti più accaniti.
Mangialavori ha raggiunto gli studi di LaC per la maratona elettorale e ha messo la faccia su una sconfitta che, paradossalmente, è meno sua che di altri. Lui che avrebbe voluto la ricandidatura di Maria Limardo e l’ha sempre ribadito anche quando i giochi erano fatti, si è assunto la responsabilità di una débâcle che ha altri padri. Strano. Quasi troppo strano, visto che dalla sconfitta di Cosentino è quello che politicamente, all’interno di Forza Italia, ci guadagna di più, vedendo ridimensionata la leadership degli occhiutani.
Invece, non è stato lasciato solo Romeo, che negli ultimi comizi ha potuto contare anche sulla spinta della sinistra movimentista rappresentata da Mimmo Lucano, sulla caratura regionale del sindaco (al primo turno) di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, e sul populismo “buono” di Pasquale Tridico e Roberto Fico. E questo mentre Cosentino popolava le sue pagine social di selfie e video promozionali in cui appariva, immancabilmente, solo.
«Va bene così, i vibonesi hanno deciso, è la democrazia. Buon lavoro a Enzo Romeo», è stata questa la sua reazione a caldo, senza l’ombra di una recriminazione, nella prima intervista concessa al nostro network, quasi a conferma di quanto aliena sia stata la sua candidatura in un contesto, la politica, che, come diceva Rino Formica, «è sangue e merda».
Come se non bastasse, nelle ultime due settimane il vento che ancora gonfia le vele del centrodestra nazionale ha smesso di soffiare forte a causa del varo dell’autonomia differenziata targata Lega, che al Sud preoccupa anche chi milita da quella parte del campo. Certo, il voto d’opinione è estremamente marginale nelle elezioni comunali, ma di quei 911 consensi in più che hanno decretato la vittoria di Romeo non si può dire quanti derivino anche dal calo di gradimento per la compagine che guida il Paese. D’altronde, il centrosinistra ha trionfato in tutte le maggiori città al voto – Firenze, Bari, Campobasso, Perugia, Potenza e Cagliari – e qualcosa questo vorrà pur dire.
E allora buon lavoro a Enzo Romeo, che ora dovrà dimostrare con i fatti che il cambiamento promesso non è solo uno slogan. Dovrà dimostrare di saper fare meglio di quel centrodestra vibonese che non ha messo a frutto l’egemonia nazionale e regionale. Dovrà aprire in fretta il teatro, riportare l’acqua dove già manca tutti giorni, liberare le frazioni dall’isolamento, far girare di nuovo l’economia di Vibo Marina, liberare in fretta la città dalla morsa polverosa dei cantieri aperti, contribuire (come promesso) a migliorare i servizi sanitari, bonificare i fossi che avvelenano il mare dei vibonesi e rianimare il commercio nel centro storico, ormai sull’orlo del tracollo definitivo. Vogliamo tutto e lo vogliamo presto, non tra 5 anni. Abbiamo già aspettato troppo.