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Le verità di Pippo Caffo sulla stagione della Vibonese, i debiti da saldare e le cordate disposte a entrare in società

In conferenza stampa il patron rossoblù snocciola cifre e costi, ma getta anche ombre sull’operato degli ormai ex direttori Gagliardi e Ramondino

Le verità di Pippo Caffo sulla stagione della Vibonese, i debiti da saldare e le cordate disposte a entrare in società

Ha detto tanto, in alcuni casi ha svicolato, in altri è stato dettagliato, con tanto di fogli alla mano, ma non sono mancate le ombre gettate su alcuni ex suoi collaboratori. Tanta “carne al fuoco” nella conferenza stampa allargata ai tifosi da parte di Pippo Caffo, dopo gli attacchi subiti sui social e dopo l’esposizione di uno striscione, allo stadio, con il quale si è andati eccessivamente sul personale con un’offesa sicuramente da censurare.

Fuori budget

L’argomento più rilevante è stato questo. In sostanza Caffo ha accusato alcuni suoi collaboratori di essere andati bel al di là del bilancio programmato. Nello specifico ha fatto riferimento a due contratti onerosi, fatti sottoscrivere a due calciatori (non nominati dal presidente, ma chiaro il riferimento a Favetta e Terranova) ingaggiati in corso d’opera. «Il budget è stato sforato una prima volta quando ho detto di sì all’ingaggio di Ciotti – così Caffo – ma poi è stata fatta un’operazione, a mia insaputa, per un giocatore a una cifra assurda. Un calciatore per il quale la Vibonese ha preso un impegno anche per la prossima stagione per una somma pari a 106mila euro. Una cifra del genere a Vibo non è mai esistita. E non solo: nel contratto sono state inserite delle clausole assurde. Di tutto ciò io non ne ho saputo nulla: vi pare normale una cosa del genere? E su questo nessuno mi può smentire».

In effetti stando così le cose, non è una vicenda normale, ma viene da chiedersi chi aveva il potere di firma in casa rossoblù e come mai il presidente non si è accorto subito di questa situazione? Certo è che il ds Ramondino non ne esce bene e quindi si attendono repliche in tal senso e lo stesso vale per Gagliardi, ex direttore generale, anche lui dimessosi dall’incarico.

Ma Caffo è andato oltre: «Il Trapani solo per il parco giocatori ha speso tre milioni di euro. Noi non potevamo competere con queste cifre. Che senso ha avuto fare un acquisto del genere? In quel preciso momento avrei voluto mandare via il ds, anzi doveva andare via lui, per una mancanza di rispetto nei miei confronti. Per quieto vivere ho soprasseduto e in parte qualcosa abbiamo recuperato dalla cessione necessaria di Convitto, anche per l’entità dell’offerta fatta a noi e al calciatore».

E non finisce qua: anche per l’affare Favetta il presidente dice di non aver saputo nulla in merito a un ingaggio «che al lordo ci costa 200 mila euro per due anni, compresa la prossima stagione». Ed ancora: «Perché non è stato fatto un biennale a Del Bello?». Insomma nuovi interrogativi e stoccate da parte di Caffo ai direttori ormai ex della Vibonese. Però viene anche in questo caso da chiedersi: perché questi interrogativi non sono stati fatti prima? Perché Caffo era all’oscuro di tante cose pur essendo il presidente e pur essendo notoriamente uno che tiene in conto le più svariate situazioni?

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Costi extra large

Nella sua lettera di dimissioni, il dg Gagliardi ha scritto, fra le altre cose, di aver dovuto «ingoiare troppi rospi» e in merito Caffo ha affermato di non sapere «a chi si riferisse. Con lui avevamo lavorato bene insieme, ma anche a lui avevo perfettamente indicato qual era il budget. Le sue dimissioni e quelle del ds sono avvenute dopo aver fatto i danni». E poi aggiunge: «Solo di stipendi quest’anno siamo arrivati a spendere 800mila euro. Una cifra esorbitante per una realtà come la nostra». E su Gagliardi ha quindi aggiunto: «Aveva messo in campo un programma di azionariato popolare, ma a conti fatti abbiamo avuto solo due adesioni». Altra stoccata da parte del presidente in merito agli abbonamenti: «Grande impegno da parte sua, ma alla fine sono state sottoscritte solo 120 tessere». Con questi numeri «si può mantenere una squadra ad alti livelli?», si è quindi chiesto il presidente. In questi anni «ho investito davvero tanto per la squadra, togliendolo alla mia famiglia». Quindi ha sottolineato come «da novembre si sia andati alla deriva (ma perché non fermarla subito, allora, ndr) e siccome Gagliardi si è dimesso, io devo dare la mia versione dei fatti».

I debiti

«Quello che ho investito anche quest’anno nella Vibonese è una cifra rilevante»: così il presidente, il quale ha aggiunto di dover ancora saldare gli stipendi di maggio e di giugno per un totale di 160mila euro. E se non saldo il mese di maggio non potrò iscrivere la squadra. Ma posso rassicurare tutti che lo farò». E poi altra stoccata ai suoi ormai ex collaboratori: «Da novembre si è rotto tutto: sono stati presi altri quattro calciatori che hanno portato dei costi aggiuntivi».

Quindi Caffo ha evidenziato le numerose spese sostenute in questi anni per il campo (rinnovando l’atavico problema di una struttura che è di proprietà del Comune), affermando di aver pagato 572 mila euro per lavori fatti allo stadio. Spese anche per la struttura di Vibo Marina dove far allenare le giovanili e altro ancora. Ad oggi, a detta del presidente, la Vibonese deve saldare debiti per 200mila euro in totale. E poi ci sono le contestazioni: «Mi fanno leggere cosa si scrive sui social. Mi hanno dato del “pezzente” esponendo lo striscione allo stadio. Non mi sento tale. La polizia mi ha chiesto se volevo denunciarli, ma io preferisco andare oltre».

Il futuro e le cordate

Caffo ha rinnovato l’invito a entrare in società a chiunque fosse interessato. Ha spiegato di essere in contatto con l’ex dg del Catania Lomonaco e con una cordata di imprenditori del nord «con cui vi è stato un colloquio e che mi hanno chiesto informazioni in particolare sulla struttura e sui campi di allenamento. Ci siamo già incontrati e ci incontreremo ancora, ma finché non c’è nulla di concreto è inutile parlarne. In questo momento devo pensare soprattutto a iscrivere la squadra». E poi c’è anche «un imprenditore siciliano che ha manifestato un certo interesse per la Vibonese». Il patron ha ribadito di essere disposto a farsi da parte «ma non lascerò la squadra in mano ad avventurieri».

Certo è che a Vibo manca un progetto a lungo termine. Ogni anno si cambiano tecnico e direttore sportivo, ma per Caffo «il progetto lo si fa in base a quelli che sono gli investimenti. La squadra ha dei costi e io posso arrivare a una certa cifra». E di questo passo, pur essendo di fronte a tanti soldi spesi per la squadra, la tifoseria senza un progetto solido e duraturo, inevitabilmente continuerà a farsi delle domande. Intanto si attendono le risposte di Ramondino e Gagliardi, pesantemente tirati in causa dal presidente.

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