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Oltre 500 voti disgiunti azzoppano Cosentino, Romeo ringrazia. Le liste non sfondano, nessuna sopra i 2mila voti

Il candidato del centrodestra e in misura minore quello di centro Muzzopappa pagano un’emorragia di voti che premia il capolista progressista (+564 voti sulle liste). Cuore vibonese (Pitaro) prima lista ma nella coalizione perdente, quella del Pd seconda lista in città: sfiora il 10 per cento

Oltre 500 voti disgiunti azzoppano Cosentino, Romeo ringrazia. Le liste non sfondano, nessuna sopra i 2mila voti

«Il centrosinistra ha azzeccato il candidato». È questo il commento più ricorrente a bocce ferme. All’indomani della tornata elettorale comunale, a dati ormai acquisiti, a Vibo Valentia il dato appare lampante. A determinare la conquista del turno di ballottaggio da parte dell’area progressista è stata la figura del medico dentista Enzo Romeo. E lo si evince chiaramente dal raffronto dei voti ottenuti dai candidati sindaco e dalle rispettive liste a sostegno.

A pagarne maggiormente il prezzo è il frontman del centrodestra, Roberto Cosentino, al quale il voto disgiunto costa un saldo negativo di ben 539 voti: le liste a suo sostegno incassano infatti 7597 voti contro i 7058 voti sul sindaco. Più 539 voti, appunto, pari a oltre tre punti percentuali (3,46 per la precisione). Il risultato complessivo della coalizione lo pone comunque in testa con un buon margine, ma l’emorragia di voti sul suo nome crea un caso all’interno del centrodestra che ora si interroga sui franchi tiratori di quello che, per portata e circostanze, assume i contorni di un fattore non ostacolato se non addirittura di uno schema agevolato o studiato a tavolino. Anche se, per il centrodestra, il dato più eclatante è il crollo dei consensi rispetto alla tornata precedente quando Maria Limardo trionfò al primo turno con una percentuale vicina al 60 per cento contro il candidato del centrosinistra Stefano Luciano.

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In quel caso a supportare la sua corsa del sindaco eletto c’era anche la lista Città futura dell’ex consigliere regionale Vito Pitaro, oggi a sostegno di Muzzopappa, ma anche volendo escludere quel dato (2500 voti), il divario rispetto alla performance del 38,43 per cento di Cosentino resta importante. Forza Italia, giusto per fare un esempio, nel 2019 si affermò come prima lista con 3415 voti e il 18,22 per cento. Oggi si arena a 1700 voti, sotto il 10 per cento. Terza lista dietro a Cuore vibonese (la compagine di Pitaro) e il Partito democratico.

Minore l’impatto del voto disgiunto sul candidato di centro Muzzopappa il quale paga comunque un pegno di 170 voti rispetto alle sue liste. A beneficiare di questo strabismo elettorale è, come detto, proprio Enzo Romeo che rispetto alle sue liste guadagna ben 564 voti sul nome (pari al 4,53 per cento), che lo affermano quale candidato più convincente sulla piazza. I toni pacati, mai sopra le righe, la figura apparsa come esperta e rassicurante agli occhi dell’elettorato vibonese ne hanno evidentemente accresciuto la considerazione rispetto alle altre personalità in campo.

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La campagna giocata all’attacco dall’avvocato penalista Muzzopappa, cui va riconosciuto di aver dato fondo a tutte le sue risorse nel poco tempo avuto a disposizione, non ha fatto abbastanza breccia, anzi potrebbe aver irrigidito l’elettorato più moderato che ha visto in Romeo un candidato più affidabile anche rispetto a Cosentino, la cui fama di efficiente manager non ha, a quanto pare, convinto del tutto gli elettori. Soprattutto quelli di centrodestra. A frenarlo anche un approccio giudicato piuttosto timido sul fronte squisitamente politico, ma le ragioni vere, secondo molti, sono da ricercare proprio all’interno del perimetro della sua coalizione, dove non tutti avrebbero gradito quella che è apparsa una scelta imposta e non adeguatamente ponderata.

Fin qui l’incidenza del voto disgiunto. In attesa di capire chi tra i candidati di lista ha fatto la differenza, qualche considerazione la meritano proprio le performance delle stesse compagini in campo. Nessuna delle liste fa incetta di preferenze: nessuna supera infatti la soglia psicologica dei 2000 voti e il consenso appare dunque molto frastagliato, mentre le aspettative della vigilia sulle cosiddette corazzate escono fortemente ridimensionate dal dato reale.

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Prima lista è Cuore vibonese ispirata dall’ex consigliere regionale Vito Pitaro e zeppa dei suoi fedelissimi. Poco più di 1900 voti per questa compagine, pari al 10,71 per cento, ma nella coalizione perdente rimasta fuori dal ballottaggio. Quando, come ricordato in precedenza, nel 2019, Città futura di voti ne ottenne 2495 eleggendo cinque consiglieri a sostegno del sindaco Limardo. Cresce il Pd (secondo partito in città) che, rispetto al 2019 quando sosteneva Stefano Luciano, ottiene circa 200 voti in più per un totale di 1798 (9,91 per cento). Del crollo di Forza Italia si è già detto ma a cedere il passo è anche il Movimento 5 stelle che, nel 2019 correndo da solo portava al suo candidato sindaco Domenico Santoro 1125 voti, mentre Romeo si deve accontentare di 871 consensi pentastellati. Lo stesso Romeo può però sorridere per il risultato di Centro studi progetto Vibo (quarta lista in città) che ottiene 1.672 voti, trascinata dall’ex presidente del Consiglio comunale Marco Talarico. Sempre nella coalizione di centrosinistra si segnala la performance della lista dei Progressisti per Vibo, messa in piedi dal consigliere regionale Antonio Lo Schiavo con Alleanza Verdi Sinistra: 626 voti che, di fatto, rappresentano lo scarto utile a Romeo per accaparrarsi il ballottaggio. Nel centrodestra buoni consensi per Forza Vibo (1528 voti) e per la “lista del sindaco” Oltre (1344), mentre al di sopra delle aspettative si piazza Fratelli d’Italia che ottiene 1500 voti sul simbolo. Non sfonda Vibo Unica di Luciano transitato al centrodestra, che si ferma a 981 voti. Fa peggio Indipendenza con 506 voti.

Nella coalizione di centro, alle spalle di Cuore Vibonese si piazza il cartello Insieme al centro (Noi moderati, Udc e civica) con 1372 voti, seguita da Identità territoriale, la lista allestita direttamente da Muzzopappa in tandem con il consigliere comunale uscente Anthony Lo Bianco, con 1120 voti. Più indietro Azione del consigliere regionale Francesco De Nisi (561) e Vibo al centro (Italia viva e Idm) che, con 473 voti, registra la peggiore performance. Fuori concorso Rifondazione comunista con Marcella Murabito candidata a sindaco, che fissa la sua battaglia di testimonianza a 148 voti.          

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