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Vibo, il voto disgiunto taglia le gambe a Cosentino ma il centrosinistra farebbe bene (per ora) a non festeggiare

Enzo Romeo va al ballottaggio con l’avversario diretto di centrodestra. Un esito che ha galvanizzato la coalizione dell’ex presidente della Provincia come una quasi vittoria. Ma in mezzo c’è un secondo turno dove a fare l’ago della bilancia sarà Muzzupappa

Vibo, il voto disgiunto taglia le gambe a Cosentino ma il centrosinistra farebbe bene (per ora) a non festeggiare
Da sinistra, Roberto Cosentino ed Enzo Romeo

Comunque vada a finire, sarà un successo. Qualcuno nel centrosinistra di Vibo potrebbe aggrapparsi a questo luogo comune per commentare il ballottaggio che il 23 e il 24 giugno vedrà contro i due candidati che hanno vinto le “semifinali” della tornata elettorale che si è consumata tra sabato e domenica: Enzo Romeo (centrosinistra) e Roberto Cosentino, il campione del centrodestra che aspira a prendere il posto del sindaco uscente Maria Limardo, anche lei della stessa parrocchia.

Il responso delle urne certifica la sfida a due, con Francesco Muzzopappa (coalizione di centro) e Marcella Murabito (Rifondazione comunista) fuori dai giochi. In verità Murabito in gioco non c’è mai stata, visto che i suoi voti non sono arrivati neppure all’1% del totale. Ma le va concesso l’onore delle armi, per una battaglia chiaramente impossibile sin dall’inizio che ha comunque incrementato il valore democratico della competizione.

In campo restano Romeo e Cosentino. Nel quartier generale del primo ieri si respirava aria di (quasi) trionfo. Perché, in effetti, è una mezza vittoria essere riusciti a scongiurare l’affermazione al primo turno del “candidato gentile”, quel Roberto Cosentino, detto “Bobo”, che in campagna elettorale non ha mai alzato i toni, non ha mai attaccato frontalmente gli avversari, preoccupandosi soprattutto di snocciolare inconfutabili obiettivi di sviluppo socio-economico ed esaltare il suo ex datore di lavoro (Occhiuto) per il quale ha lavorato finché non ha lasciato il suo posto di direttore generale alla Regione per calarsi nella contesa elettorale vibonese. «Il miglior dirigente che abbia mai avuto», ha azzardato il governatore nell’ultimo comizio a Vibo. Non è bastato a convincere gli elettori a spingerlo verso Palazzo Luigi Razza al primo tentativo. A tutto vantaggio di Enzo Romeo, reduce da una campagna elettorale quasi altrettanto piatta, dove non è mai stata oltrepassata la linea rossa dell’attacco personale.

Ci ha provato Muzzopappa a “parlare alla pancia”, come si dice, e ci è pure riuscito, soprattutto in periferia, dove i suoi comizi erano sempre affollati. Lui sì che ha menato forte su Cosentino, non perdendo occasione per definirlo una sorta di prestanome del governatore. Ma forse erano troppe le contraddizioni che covava in una coalizione di lotta e di governo, che si è riscoperta all’opposizione soltanto nell’ultimo miglio della consiliatura Limardo. Paradossi che lui stesso, candidato della Lega alle ultime regionali, faticava a dissimulare. Contraddizioni tanto evidenti che se Filippo Mancuso, presidente del Consiglio regionale, avesse per miracolo conquistato un seggio in Europa, Muzzopappa sarebbe stato il primo dei non eletti ad andare a Reggio per entrare a Palazzo Campanella grazie ai 3.692 voti che conquistò quando si candidò con il Carroccio nel 2021, non certo un secolo fa.

Ma a impedire l’exploit di Cosentino, consentendo così al centrosinistra di tentare ora la sortita al ballottaggio, è stato lo stesso popolo del centrodestra, che non ha lesinato il voto disgiunto. Almeno mille, secondo le prime indiscrezioni, le schede sulle quali gli elettori hanno scelto un candidato presente nelle liste a suo sostegno, ma hanno messo una croce su Romeo. Voto disgiunto, appunto. Consentito e legittimo, ma molto insidioso come in effetti si è rivelato.

Mangialavori promette d’indagare. «Ci aspettavamo di più, dobbiamo vedere cosa è successo e chi ha tirato per Romeo», dice quasi per allontanare da sé i sospetti. Lui che la candidatura di Cosentino, al di là delle dichiarazioni di circostanza, non l’ha mai digerita troppo, consapevole che la sua vittoria comporterebbe per sé un ridimensionamento politico a favore di Tonino Daffinà, altro big vibonese di Forza Italia, fedelissimo di Occhiuto.

Ma ormai la frittata è fatta e al quartier generale del candidato del centrosinistra, ieri sera, quasi festeggiavano come se avessero vinto le elezioni. In effetti non è così. Il fronte progressista è riuscito ad aprire una crepa nel centrodestra che da 15 anni governa Vibo. Ma da qui a demolire il muro e diventare sindaci ce ne passa. In mezzo c’è un turno di ballottaggio dove a fare l’ago della bilancia ci sarà un ex leghista a capo di una coalizione ispirata da ex amministratori che hanno governato con la destra. Forse è un po’ presto per stappare lo champagne.

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