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Un “tesoro” sotto la scuola, la Soprintendenza sulle nuove scoperte archeologiche a Vibo: «Potenziale attrattore per il turismo»

I risultati della campagna scavi illustrati dall’organo del ministero della Cultura di concerto con Comune e Provincia. I reperti emersi a seguito dei lavori di adeguamento sismico della Murmura. Riportate alla luce un’antica piscina e domus romane

Un “tesoro” sotto la scuola, la Soprintendenza sulle nuove scoperte archeologiche a Vibo: «Potenziale attrattore per il turismo»
Scavi a Sant'Aloe

«I risultati ottenuti non solo arricchiscono il patrimonio storico e culturale della città di Vibo Valentia, ma rappresentano anche un’importante risorsa per la comunità e un potenziale attrattore per il turismo culturale». Le recenti scoperte archeologiche nel quartiere Sant’Aloe hanno portato entusiasmo nel mondo culturale cittadino. Il bilancio della campagna scavi è stato illustrato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e provincia di Vibo Valentia, di concerto con l’Amministrazione comunale di Vibo Valentia.

Lo scavo archeologico

Lo scavo archeologico ha interessato l’area dell’attuale scuola media “Murmura”, in località Sant’Aloe. Proprio qui, negli anni Settanta, venne alla luce un quartiere di epoca romana risalente al III e II secolo a.C. con alcune strutture risalenti al V secolo a.C. e al periodo Alto-medievale. Nello stesso quartiere si trovano anche i celebri “mosaici” di Sant’Aloe, inserito nel percorso del Parco archeologico urbano, ma attualmente non fruibili al pubblico.

Le ultime testimonianze archeologiche emerse, come già spiegato nei giorni scorsi dal Museo “Capialbi”, sono riferibili alla fase romana vissuta dalla città: «Si tratta dei lavori di adeguamento sismico che – si fa rilevare – hanno interessato la scuola “Murmura”, condotti con la supervisione della Soprintendenza, sotto il coordinamento scientifico del funzionario archeologo Michele Mazza».

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Più nel dettaglio: «Durante le operazioni di scavo, che si sono da poco concluse, e che hanno interessato i livelli di fondazione dell’edifico, sono stati esplorati trentadue vani al piano terra. Al di sotto del piano pavimentale, sono stati portati alla luce dei significativi riempimenti di terra, risparmiati dai cavi di fondazione dell’edificio, che in alcuni casi, hanno mantenuto intatta la stratigrafia archeologica dell’area. Di notevole interesse sono risultati tredici di questi vani, che hanno restituito una gran quantità di reperti e manufatti murari».

Domus romane e una antica piscina

I riscontri della campagna sono stati fruttosi: «Le indagini hanno rivelato resti di strutture attribuibili sia a domus (abitazioni private) che ad edifici di probabile destinazione pubblica, facenti parte di un importante settore urbano del Municipium di Vibo Valentia. Tra questi, di particolare importanza, risultano le strutture pertinenti ad un complesso termale, e nello specifico, ad una grande vasca per il bagno, forse una natatio (piscina). Questa era rivestita da preziosi marmi colorati, ed inserita all’interno di un ambiente monumentale decorato da nicchie, colonne e statue in marmo, all’interno di uno strato di crollo, sul piano pavimentale».

I reperti più significativi, rinvenuti nel vano, sono stati trasferiti nel Museo archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia. Tra questi «spicca una pregevole statua in marmo della dea Artemide, già inserita all’interno di un percorso museale inaugurato pochi mesi fa».

I mosaici di Sant’Aloe

Il mosaico romano di Sant'Aloe

L’analisi della Soprintendenza prosegue: «La stratigrafia indagata, i materiali raccolti e le tecniche murarie utilizzate permettono di datare le scoperte a un periodo compreso tra la tarda età repubblicana (II-I secolo a.C.) e quella imperiale (II-III secolo d.C.). I ritrovamenti sono localizzati in prossimità delle domus e degli edifici termali, noti per i mosaici scoperti a partire dagli anni ’70 del secolo scorso. L’orientamento delle strutture rinvenute all’interno della scuola coincide con quello delle strutture già conosciute, trattandosi, verosimilmente, di una naturale prosecuzione del quartiere pubblico/residenziale già parzialmente indagato».

Rimarcata la forte collaborazione tra Soprintendenza e Comune: «Una sinergia che ha permesso di condurre i lavori senza interruzioni, riuscendo a conciliare le esigenze di adeguamento strutturale dell’edificio scolastico con la tutela e la conservazione dei beni archeologici rinvenuti». Pertanto ringraziamenti sono giunti all’indirizzo «del sindaco Maria Limardo, al dirigente del Settore V del Comune di Vibo Valentia e Rup Lorena Callisti, al segretario Domenico Libero Scuglia, al direttore dei lavori Giuseppe Romano, alla ditta Cipullo Nicola S.r.l., nonché alla Limes Società Cooperativa arl di Ravenna e agli archeologi, Fabio Lico e  Manuel Zinnà, che si sono occupati di seguire costantemente le operazioni di scavo». L’auspicio della comunità vibonese è che, superato il periodo di stallo, il Parco archeologico urbano diventi effettivamente fruibile non solo per poche iniziative annuali. Un patrimonio di grande valore che merita di essere valorizzato e reso disponibile ai visitatori, locali e non.

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