lunedì,Novembre 25 2024

Successo a Vibo per il convegno sull’evoluzione del reato di associazione mafiosa

Organizzato dalla Camera penale “Francesco Casuscelli” ha visto la partecipazione del procuratore Camillo Falvo e del pm della Dda Antonio De Bernardo, oltre al professore Nico D’Ascola

Successo a Vibo per il convegno sull’evoluzione del reato di associazione mafiosa
Da sinistra verso destra il procuratore Falvo, l'avvocato Aloi, il pm De Bernardo e il prof. D'Ascola

Importante e partecipato convegno quello che si è svolto nella sala della biblioteca del Consiglio dell’Ordine degli avvocati nel nuovo Tribunale di Vibo Valentia per discutere delle problematiche sorte attorno al reato di associazione mafiosa e per fare il punto sull’evoluzione giurisprudenziale avutasi in tempi recenti. L’incontro, organizzato dalla Camera Penale di Vibo Valentia “Francesco Casuscelli”, presieduta dall’avvocato Giuseppe Mario Aloi, ha visto la partecipazione di relatori di primo livello. Il primo intervento di giornata è stato affidato al prof. Nico D’Ascola, docente di diritto penale all’Università Mediterranea di Reggio Calabria e tra i più affermati avvocati penalisti d’Italia, che ha ricostruito la genesi dell’art. 416 bis del codice penale, la sua differenza rispetto al reato di associazione per delinquere comune e l’evoluzione giurisprudenziale che ha portato, passando dalle Sezioni Unite Mannino alle Sezioni Unite Modafferi, alla definizione dei requisiti minimi della partecipazione mafiosa. A seguire, è stato il procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo – in precedenza pm della Dda di Catanzaro con competenza proprio sul territorio vibonese, a relazionare sul concorso esterno in associazione mafiosa.

Il pm De Bernardo e il prof. D’Ascola

Intervento, questo, che ha anzitutto contestato l’affermazione secondo la quale tale reato avrebbe una genesi giurisprudenziale e, in un secondo momento, ne ha declinato le varie tipologie non mancando di evidenziare le differenze con il delitto di partecipazione ad un’associazione mafiosa, rimarcando al contempo le differenti tipologie imprenditoriali in rapporti con le organizzazioni mafiose: dall’imprenditore intraneo ai clan al concorrente eventuale (che limita la sua disponibilità in un arco di tempo definito) sino alla figura dell’imprenditore che si avvantaggia della vicinanza alle cosche per sbaragliare la concorrenza. È stata quindi la volta del pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo – già in servizio alla Dda di Reggio Calabria – e coautore delle più importanti indagini contro la ‘ndrangheta che siano mai state fatte, come le operazioni “Crimine”, “Rinascita-Scott”, “Imponimento” e “Maestrale-Carthago”. De Bernardo ha trattato l’evoluzione della giurisprudenza in relazione alle fenomenologie mafiose nuove. In particolare, con una diffusa relazione ha spiegato l’adattamento di una fattispecie incriminatrice pensata per contrastare le mafie tradizionali a figure non contemplate dal legislatore, come le mafie straniere, quelle autoctone (diverse dalle storiche, si pensi ai clan dei nomadi o alla Mafia del Brenta o alla Banda della Magliana o a Mafia Capitale) e le articolazioni periferiche delle cosche fuori dalla regione “madre” e, quindi, anche all’estero come i locali di ‘ndrangheta sorti in Svizzera o Germania ma con solide radici nel Reggino e nel Vibonese (a Fabrizia in particolare). Il convegno, particolarmente significativo anche in ragione del fatto che proprio innanzi al Tribunale di Vibo Valentia si stanno attualmente celebrando i più importanti processi di mafia in Italia, ha richiamato la presenza anche di avvocati di altri Fori e dell’avvocato Antonio Alvaro, presidente della Camera Penale di Locri, che è intervenuto per porgere i suoi saluti. Per la Camera Penale di Vibo Valentia sono intervenuti gli avvocati Stefania Rombolà, Giosuè Monardo e Bruno Vallelunga che, unitamente al presidente Pino Aloi, hanno organizzato l’incontro.

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