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Turismo nel Vibonese, tra annate d’oro e un futuro da scrivere: «Servono servizi e collegamenti. Tante strade sono una vergogna»

L’analisi di Salvatore Tripaldi, tour operator, si concentra sui servizi da migliorare per un maggior richiamo turistico delle mete vibonesi e una destagionalizzazione non ancora raggiunta: «Voli e treni in autunno calano drasticamente, le strutture si svuotano e gli imprenditori sono costretti a chiudere. Ma invertire la rotta, si può»

Turismo nel Vibonese, tra annate d’oro e un futuro da scrivere: «Servono servizi e collegamenti. Tante strade sono una vergogna»

«Raggiungere la Calabria è già un’odissea. Spostarsi da un luogo all’altro? Non ne parliamo. Per questo, per implementare le presenze turistiche servono servizi e collegamenti». È un’analisi lucida quella di Salvatore Tripaldi, tour operator vibonese con decenni di esperienza del settore turistico alle spalle. Da ben 22 anni, infatti, il professionista lavora nella promozione del territorio con particolare attenzione all’area costiera compresa tra Zambrone e Capo Vaticano. Il “cuore” della costa degli dei che soffre però di alcuni atavici mali. Tra questi, il pessimo stato in cui versano le strade, l’ex statale 522, a cui si sommano trasporti pubblici poco efficienti.

I collegamenti

L’esempio fornito dal professionista lascia poco spazio all’interpretazione: «Ipotizziamo che un turista arrivi all’aeroporto di Lamezia. Come raggiungerà Vibo o i paesi della costa/entroterra? Un transfer costa 90 euro, a volte più di un biglietto aereo con una compagnia low cost. I collegamenti via treno o bus sono davvero esigui. Il recente aumento dei voli? C’è stato, è un segnale positivo, ma soprattutto gli incrementi sono stati su Reggio Calabria». In vista della stagione estiva, i trasporti in treno subiscono un incremento: «Ogni anno si cerca di aumentare i collegamenti per l’arco della stagione estiva, poi da ottobre, il deserto. Eppure, se si vuole destagionalizzare, garantire servizi anche nella bassa stagione risulta indispensabile».

Turismo da destagionalizzare

Tropea, vista panoramica
Tropea, immagine panoramica

Invece, puntualmente, terminato il pienone di agosto, i «voli gradualmente iniziano a scemare così come le possibilità di spostarsi in treno». A questo punto, «per gli operatori turistici non resta che chiudere i battenti». Eppure, allungare la stagione porterebbe benefici al territorio e non solo ad alberghi e b&b ma anche a ristoranti, negozi e siti culturali, lavoratori: «Le strutture turistiche per poter sopravvivere devono riuscire a stare operative almeno sei mesi l’anno, anche a tutela dei dipendenti che altrimenti scelgono impieghi diversi da quelli nel settore turistico per poter mantenere dignitosamente le proprie famiglie. Rispetto al passato – aggiunge Tripaldi – c’è stato un cambio di passo decisivo. L’accoglienza nei villaggi, negli alberghi raggiunge alti livelli di qualità, s’è molto investito. Ma gli imprenditori devono poter avere un riscontro dei propri investimenti- Come? Attraverso le prenotazioni».

I servizi

L’ingresso del Pronto soccorso dell’ospedale di Vibo

La modernizzazione delle strutture, però, non basta: «Anche garantire strade e paesi puliti, in ordine, ha dei riflessi importanti sull’apprezzamento o meno del soggiorno. Se pensiamo all’ex statale 522, è una vergogna. Buche, erbacce, canneti. Una giungla. I turisti restano scioccati nel percorrerla». E poi la spinosa questione sanità: «È un’altra nota dolente. Molti visitatori, specie più maturi, danno molto importanza all’accessibilità dei servizi sanitari nei territori meta delle vacanze. La cattiva reputazione cui gode la nostra sanità, purtroppo, allarma. Se si vuole puntare ad incrementare i flussi turistici “della terza età”, una riflessione sulla qualità della sanità offerta, è indispensabile».

Gli anni d’oro della Costa degli dei

La riflessione di Tripaldi si sposta anche sugli eventi, iniziative promosse nel territorio: «La programmazione è frammentaria, negli anni si sono persi appuntamenti che richiamavano ampio pubblico. Eventi letterari ma anche sportivi che animavano i centri costieri. Il nostro comprensorio ha vissuto un’era d’oro a fine anni Novanta inizio Duemila. Poi si sono perse storiche discoteche e non solo. Chi non ricorda, magari con un velo di malinconia, l’Acquapark? È stato uno dei primi parchi acquatici del sud Italia. Turisti da ogni angolo della Calabria e non solo facevano tappa a Zambrone. La sua chiusura ha rappresentato una grave perdita per il territorio».

Il distretto turistico

Il futuro resta da scrivere: «In questi anni stiamo assistendo ad un grande impegno da parte dei privati. La soluzione per il rilancio del settore sta sicuramente nella collaborazione tra pubblico e privato, la creazione di Distretti turistici. Così come la proposizione di eventi e progetti non solo nel periodo agostano ma anche in autunno e inverno in modo da dislocare le presenza turistica durante l’intero arco dell’anno, a beneficio della salute economica-sociale dell’intero comprensorio».

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