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Rinascita Scott, i giudici in sentenza: «Così la veterinaria dell’Asp di Vibo ha agevolato il clan Accorinti»

Fra le condanne più severe del maxiprocesso c’è quella nei confronti di una dirigente del Servizio veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale. Per il Tribunale è provato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Ecco i motivi

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Fra le condanne più severe del maxiprocesso Rinascita Scott11 anni di reclusione – c’è senza dubbio quella decisa dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia nei confronti della veterinaria Chiarina Cristelli, 59 anni, nativa di Mangone (Cs), ma residente a Pizzo, dirigente del Servizio veterinario dell’Asp di Vibo. La Chiarelli, difesa dagli avvocati Domenico Chindamo e Francesco Damiano Muzzopappa, era accusata di concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione di segreti d’ufficio e concorso in furto aggravato. La veterinaria, secondo la contestazione, avrebbe mantenuto un diretto contatto con i vertici del clan Accorinti di Zungri, ponendosi «quale riferimento per il sodalizio nello specifico settore di interesse della commercializzazione di bestiame di illecita provenienza».

Per i giudici, da una serie di conversazioni intercorse tra la Cristelli e Filippina Carà – quest’ultima compagna del boss di Zungri Giuseppe Accorinti e condannata a 17 anni e 6 mesi –  si è avuto modo di rilevare come la veterinaria «agevolasse ormai da anni la cosca Accorinti, attraverso pratiche illecite al fine di regolarizzare i vitelli acquistati da “Peppuccio nostro” e destinati alla macellazione». Per il Tribunale, quindi, da una intercettazione ambientale «è emerso come la Cristelli non solo fosse dedita al controllo fittizio dei bovini in parola, ma altresì come avesse allacciato con l’Accorinti un forte legame, tanto da evocarlo con l’ipocoristico “Peppuccio nostro”. L’agevolazione del sodalizio operata con abitudinarietà dalla Cristelli trapela altresì da ulteriori intercettazioni, relative a conversazioni intercorse tra la Carà e Peppone Accorinti. Più nel dettaglio, dalla conversazione in esame, emergerebbe come la Cristelli – una volta informata dell’imminente controllo da parte degli operatori del Nas presso l’azienda di Accorinti, informava nell’immediatezza Angelo Accorinti, il quale a sua volta si precipitava a darne comunicazione allo zio “Peppone” di modo che questi potesse adottare gli opportuni accorgimenti al fine di evitare la comminazione di sanzioni».

Il piano proposto dalla veterinaria agli Accorinti

Secondo i giudici del Tribunale di Vibo Valentia, sarebbe stata sempre la veterinaria Cristelli qualche giorno dopo a prospettare alla compagna del boss Giuseppe Accorinti «un piano criminale volto al recupero di alcuni vitelli non dotati di microchip di cui Accorinti si era appropriato e che era solito far pascolare liberamente nei terreni allo stato “brado”. A causa di tale modalità di allevamento, i vitelli erano sfuggiti al controllo di Accorinti e della sua famiglia, per poi essere ritrovati nei terreni di altro contadino, il quale aveva provveduto a legarli ad un albero. Tale rinvenimento aveva avuto luogo ad opera di Serafino Alessandria, il quale – si legge in sentenza – a seguito della scoperta aveva informato di ciò Angelo Accorinti che a sua volta aveva comunicato l’accaduto al padre Pietro affìnché quest’ultimo provvedesse a propria volta a darne notizia al fratello Peppone, così da operare il recupero degli animali. L’accaduto, però, era stato al contempo tempestivamente denunciato ai carabinieri ad opera di altro allevatore, motivo per cui la veterinaria Cristelli spronava la Carà a provvedere il prima possibile al recupero degli animali in parola, prima che l’autorità competente adottasse un provvedimento al riguardo».

Le ragioni del concorso esterno

Giuseppe Accorinti

Il Tribunale di Vibo Valentia, discostandosi da una precedente decisione del Tribunale del Riesame in ordine alla posizione della veterinaria, ha ritenuto che le condotte contestate all’imputata Cristina Chiarelli integrino il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. «Ritiene il Collegio che il contributo prestato dalla veterinaria rispetto al gruppo criminale operante a Zungri risponda a tutti i canoni richiesti dalla giurisprudenza in materia di concorso esterno in associazione mafiosa. L’imputata ha perfettamente contezza della composizione del sodalizio criminale con cui interagisce, tanto da intrattenere rapporti non solo con Filippina Carà, ma anche con altri esponenti della consorteria e, in particolare, con il suo vertice (“Peppuccio”). Tale conoscenza è del tutto reciproca, basti pensare alla circolarità delle informazioni all’interno del gruppo criminale in cui gli stessi, una volta appreso dell’imminente controllo, fanno semplicemente riferimento alla “dottoressa” per riferirsi alla Cristelli. È l’imputata a proporre le condotte criminose da tenere proprio per i benefici del l’intero gruppo criminale. Il suo contributo – sottolineano i giudici in sentenza – non può che ritenersi infungibile, potendo il clan fare affidamento su una figura professionale specializzata che è in possesso di informazioni riservate per loro vitali e ha, al contempo, il potere di incidere sulle pratiche concernenti il traffico del bestiame».

Il Tribunale di Vibo spiega quindi come nel caso di specie sia «palese l’individuazione della Cristelli quale concorrente esterno dell’associazione mafiosa degli Accorinti, in quanto grazie al suo ausilio apportato, in modo tutt’altro che occasionale e sporadico, l’intero sodalizio ha potuto per anni gestire il traffico dei bovini destinati alla macellazione nell’assoluta inosservanza delle normative in tema di tracciabilità e salubrità del prodotto, così rafforzando il proprio potere economico-finanziario, oltre che l’indiscutibile controllo del territorio da parte del clan».

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