Pasqua ortodossa, il messaggio di don Cannatelli ai fedeli del Vibonese
Il presidente di Abraham si sofferma sulla celebrazione della festa in date diverse: «Emblema dolente delle lacerazioni storiche tra cattolici e orientali»
Oggi i fedeli di rito ortodosso festeggiano la solennità della Pasqua, culmine del credo cristiano. Nell’occasione, ai “fratelli e alle sorelle delle Chiese d’Oriente” presenti nel Vibonese, in particolare della parrocchia di San Sofronio di Essex, giunge il messaggio di auguri di don Bruno Cannatelli, ex direttore dell’Ufficio per il dialogo e l’ecumenismo interreligioso della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e, oggi, presidente dell’associazione di volontariato “Abraham”. «Insieme a voi – afferma il sacerdote, da sempre impegnato nel sociale – annunciamo che “Davvero il Signore è risorto!”. In questo tempo di prova sentiamo quale grande dono è la speranza che nasce dall’essere anche noi risorti con Cristo. Auguri di Buona Pasqua a tutti voi cristiani di rito Ortodosso. Questo augurio e saluto non è solo un atto di gentilezza, ma un concreto esercizio di quell’ecumenismo “della porta accanto” possibile a tutti a farvi sentire di casa in mezzo a noi».
Al riguardo don Cannatelli sottolinea, poi, «che il territorio vibonese ha ormai da tempo sviluppato una cultura dell’apertura e della mondialità. Tanti di voi – aggiunge – avete lasciato casa e famiglia e siete arrivati in mezzo a noi in cerca di una possibilità di riscatto e di un futuro migliore dando prova di intraprendenza e voglia di integrarvi. L’augurio che possiate sentirvi non stranieri ma protagonisti a pieno titolo della nostra comunità, cittadini di questa nostra terra. Insieme riceviamo i doni pasquali della pace e della riconciliazione perché da essi proviene la missione della riconciliazione della chiesa. La tomba vuota è l’origine della nostra speranza e ci invita a essere testimoni di Cristo risorto verso il mondo intero». A seguire il presidente di “Abraham” si sofferma sui distinguo che ancora esistono tra cattolici e ortodossi, in particolare sul fatto che anche quest’anno la Pasqua è stata celebrata in date diverse. «Questo – rimarca – è uno dei segni più tangibili di divisione tra noi cristiani; rappresenta un emblema dolente delle lacerazioni storiche che anche oggi ostacolano la piena comunione sacramentale tra la chiesa cattolica e molte chiese orientali e fanno da zavorra alla comune confessione di Cristo. Da tutti si sente la necessità di un data unica per la celebrazione della Pasqua anche come segno di unità dei Cristiani. Nel 2025 – conclude – per provvidenziale coincidenza la Pasqua la celebreremo insieme il 20 aprile e potrebbe essere l’occasione buona per richiamare i cristiani alla necessità di una riforma del calendario per disporre una data comune per la Pasqua anche come frutto per celebrare i 1700 anni del primo Concilio ecumenico della Chiesa indivisa, il Concilio di Nicea del 325. Christos anesti! Alithos anesti! Possa il Risorto riversare il suo amore su di voi e sulle vostre famiglie portandovi infinita pace, salute e felicità».
LEGGI ANCHE: Mileto, a monsignor Luigi Renzo il “Premio Letterario e delle Arti”
Natuzza Evolo, ecco il progetto per i cento anni della sua nascita
Paravati, conto alla rovescia per il raduno “In 500 tutti da Mamma Natuzza”