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Processo Imponimento: l’odissea dei Marcello e gli interessi degli Stillitani per un lido

Per lo studio Fronte è stato l’avvocato Nazzareno Lopreiato – già maggiore dei carabinieri – a ripercorrere dinanzi al Tribunale le vicende che vedono imputati i fratelli Francescantonio ed Emanuele Stillitani

Processo Imponimento: l’odissea dei Marcello e gli interessi degli Stillitani per un lido
Il Garden e l'imprenditore Stillitani

Devono fare i conti con una richiesta di condanna a 21 anni di reclusione a testa i fratelli Francescantonio ed Emanuele Stillitani, di 71 e 69 anni, tra i principali imputati del processo Imponimento. Sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa (clan Anello di Filadelfia Fruci di Acconia di Curinga), estorsione aggravata dal metodo mafioso e per Francescantonio Stillitani anche voto di scambio politico-mafioso. In particolare – secondo l’accusa – Francescantonio Stillitani avrebbe ottenuto alle elezioni regionali del 2005 il sostegno elettorale del clan Anello-Fruci comprando un pacchetto di 60-70 voti a 100 euro ciascuno per un totale di 10mila euro. Il clan avrebbe poi indicato a Stillitani i nominativi da assumere nelle sue società e i rappresentanti della lista dell’Udc in occasione delle elezioni regionali.
Dopo la requisitoria del pm Antonio De Bernardo è toccato quindi all’avvocato Nazzareno Lopreiato, per lo studio legale Fronte, ripercorrere tutta la vicenda che vede parti civili contro gli Stillitani Michele ed Eleonora Francesca Marcello. L’avvocato Lopreiato – già maggiore dei carabinieri prima di indossare la toga – ha ripercorso tutti i vari passaggi ed intoppi, apparentemente burocratici, aventi secondo l’accusa un unico scopo: impedire sul nascere la realizzazione di uno stabilimento balneare a Pizzo. “I Marcello – ha affermato Lopreiato dinanzi al Tribunale – sono deboli ma facevano paura e hanno fatto paura anche in questa aula: non dimentichiamo tutte le querelle che purtroppo Lei, signor presidente, si è trovata a dover gestire: la presenza del marito di Eleonora in aula, le sentinelle poste fuori dalla porta affinché la figlia non sentisse quello che dichiarava il padre, il Michele Marcello che impaurito guardava il pm quando la signoria vostra lo ha fatto sedere vicino al pm De Bernardo perché non sentiva bene le domande”.

Francescantonio Stillitani

Eleonora Marcello ha quindi spiegato che a cavallo degli anni 1999/2000 otteneva la concessione da parte della Capitaneria di Porto di Vibo Marina per l’occupazione di un’area demaniale marittima, in località Difesa di Pizzo per la realizzazione di una struttura balneare. La realizzazione soffriva un notevole ritardo perché il Comune di Pizzo non rilasciava il permesso a costruire. Specificava che nel periodo in esame, il capo del  civico consesso di Pizzo era Francescantonio Stillitani. Questi per come emerso, è risultato socio, unitamente al fratello Emanuele, della Garden Sud srl, proprietaria del villaggio turistico sito in località Difesa del comune di Pizzo, ceduto in gestione alla Club Mediterranee. E’ emerso anche che gli Stillitani erano fortemente interessati alla voltura della concessione. Intanto, finita l’era del sindaco Stillitani veniva rilasciato il permesso a costruire. Eleonora Marcello e i suoi familiari pensavano che finalmente avrebbero realizzato il loro sogno di far nascere la struttura balneare: rimasto solo un sogno. Iniziati i lavori registravano altri problemi che impedivano la regolare prosecuzione. Infatti, in più occasioni veniva reso impossibile il raggiungimento dell’area a causa dello sversamento   di detriti di asfalto sull’unica stradina di accesso. Tale vicende venivano segnalate alle autorità che intervenivano e constatavano la veridicità. Il teste Michele Marcello, padre di Eleonora Francesca – ha ricordato l’avvocato Lopreiato – sin dai primordi ha seguito l’aspetto burocratico ed è stato il latore di numerose missive alle autorità per denunciare gli aspetti della vicenda. Per come si può apprezzare dalle dichiarazioni dei Marcello, l’imputato Francescantonio Stillitani, nella sua qualità di sindaco, già ab initio esternava un atteggiamento ostile al rilascio delle prescritte autorizzazioni comunali. Lo stesso Stillitani nel corso di una riunione tenuta al Comune di Pizzo il 15 maggio del 2000 ha affermato che i 14 o 15 stabilimenti esistenti sono già numerosi. Potrebbero essere fatte altre attività, oggi l’intervento è bloccare. Se sapete gestire continuate se no abbandonate e lasciate il posto ad altri”. Da subito assurge la ferma opposizione di Stillitani affinché non venissero rilasciate nuove concessioni demaniali, valorizzando invece, quelle già operanti. E’ il caso di ricordare, che il medesimo sindaco, in quel frangente era animato da un forte interesse personale, poiché, in qualità di socio, unitamente al fratello Emanuele del villaggio turistico Garden Sud. Per come emerso dall’istruttoria dibattimentale, durante il periodo in cui Stillitani ricopriva la carica di sindaco e segnatamente fino al 30 gennaio 2002, Eleonora Francesca Marcello si è vista sempre rifiutare il permesso a costruire venendo estromessi dal Pab. Insediatasi l’amministrazione Falcone, il dirigente comunale di Pizzo, acquisiti i vari pareri e nulla osta, in data 17 dicembre 2003 rilasciava il permesso di costruire”. Iniziano quindi i danneggiamenti e un incendio alla struttura dei Marcello limitrofa a quella degli Stillitani e “nello stesso periodo in cui Eleonora Marcello registrava i danneggiamenti, anche il fratello Domenico, gestore del ristorante Olimpus di Pizzo veniva fatto oggetto di diversi danneggiamenti perpetrati ai danni dei veicoli dei clienti, parcheggiati davanti al locale”. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Francesco Michienzi di Acconia di Curinga e Giuseppe Comito di Vibo Marina avrebbero quindi svelato mandanti ed esecutori dei danneggiamenti.

Gli avvocati Giovanna Fronte e Nazzareno Lopreiato

Infatti, gli Stillitani dopo aver osteggiato il rilascio del permesso a costruire per  lunghi anni, Francescantonio Stillitani utilizzando il proprio potere di sindaco del Comune di Pizzo – ha ricordato in aula l’avvocato Lopreiato – e dopo subdole e infruttuose proposte di voltura della concessione, di ostruzione del passaggio veicolare della stradina che conduce all’area demaniale, giungevano all’epilogo: ordinare l’incendio dell’ormai ultimata struttura balneare, attraverso adepti della cosca Anello di Filadelfia, ovvero Fruci Vincenzino e Michienzi Francesco. E’ stato proprio quest’ultimo dopo aver iniziato il percorso collaborativo, a gettare un fascio di luce e specificare con dovizia di particolari sia la causale che le modalità esecutive della totale distruzione della struttura. Le dichiarazioni di Michienzi si innestano, in un patrimonio investigativo già esistente completandosi con elementi di natura documentale. Ha specificato anche di essere stato l’autore, su mandato di Francescantonio ed Emanuele Stillitani, dell’ostruzione del passaggio necessario per raggiungere la struttura dei Marcello. Convergenti anche le dichiarazioni di altro collaboratore: Giuseppe Comito. La personalità degli Stillitani è stata lumeggiata da altri collaboratori nel corso del processo. Concludendo, voglia il Tribunale – ha concluso l’avvocato Lopreiato – affermare la piena responsabilità degli imputati e condannarli alla pena indicata dal pubblico ministero”.

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