Ospedale di Vibo, tensione per i nuovi “paletti” di entrata nei reparti per i parenti dei ricoverati
Le nuove stringenti disposizioni della Direzione medica prevedono la visita ai degenti da parte di una sola persona per volta e solo durante la consumazione dei pasti
Momenti di forte tensione all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia. Alla base del malcontento, la recente disposizione diramata della Direzione medica di Presidio unico avente ad oggetto la “Regolamentazione degli accessi per le visite ai pazienti”. La lettera, indirizzata ai responsabili delle varie Unità ospedaliere, e per conoscenza al direttore sanitario aziendale Salvatore Braghò e al commissario straordinario dell’Asp di Vibo Valentia Antonio Battistini, si pone il fine «di coniugare la tutela degli ambienti sanitari con l’umanizzazione dell’assistenza ospedaliera». Nello specifico, si spiega che «a far data dalla presente, per le visite ai degenti i visitatori potranno accedere nella misura di numero uno per degente, per un massimo di 30 minuti, nelle fasce orarie previste per il consumo del vitto (pranzo e cena), ovvero dalle 12:30 alle ore 13:30 e dalle 18:30 alle 19:30». In deroga a tutto ciò, si dispone anche che per l’Unità ospedaliera di Ostetricia e Ginecologia, «considerata l’altissima valenza umana della circostanza del parto, è concessa, se richiesta, la permanenza H24 di un familiare per degente di pertinenza ostetrica, dal travaglio di parto e per tutto il periodo di degenza successivo, fino alla dimissione o alla riacquisita autonomia della puerpera». La disposizione è stata emessa il 22 aprile e da qui la sorpresa e il disappunto di alcuni familiari di pazienti quando, al momento di fare visita ai propri parenti ricoverati all’ospedale Jazzolino, si sono visti negare senza preavviso l’accesso nei reparti interessati. Anche perché, a quanto si apprende da uno di loro, rivoltosi alla nostra testata, in quel momento le affissioni della circolare nei punti cardine dell’ospedale si potevano contare sulle dita di una mano. «Sembrava di essere fuori dalla porta di un carcere – spiega il parente di un paziente – dove forse vedere un proprio caro è più semplice. Qualsiasi salvaguardia di un ammalato non può calpestare gli affetti più cari». Ad aggravare il tutto, poi, avrebbe contribuito il fatto che tra i visitatori che si sono visti negare l’accesso in uno dei reparti ci sarebbero state anche delle persone che si sono appositamente accollate delle spese per giungere in Calabria dalla Lombardia e dal Lazio al fine di incontrare i propri cari ricoverati all’interno dello Jazzolino” Da qui alle scene di degenti che, seppur operati da poco, in quei concitati momenti si sono dichiarati pronti a firmare la lettera di autodimissioni, pur di poter incontrare mogli e altri familiari, il passo è stato breve.
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